“Femininity, the trap”. Nel Salone Barberini della Biblioteca Apostolica Vaticana la frase di Simone de Beauvoir è un flash che sorprende.
L’antica istituzione vaticana, luogo di conservazione e di ricerca appartenente al Papa, la cui storia moderna inizia con Niccolò V, che intorno alla metà del Quattrocento decide di aprire le collezioni librarie papali agli uomini dotti, accessibile oggi a pochissimi fortunati studiosi, accoglierà dal 15 febbraio al 20 dicembre, un’insolita, imperdibile mostra.
Protagonisti di questo vero e proprio viaggio intitolato “En route” sono tre creativi contemporanei: il cantautore Lorenzo Cherubini, l’illustratrice e graphic artist Kristjana S Williams e la direttrice artistica della collezione donna Dior Maria Grazia Chiuri, in collaborazione con Karishma Swali e con gli artigiani della Chanakya School of Craft.
In occasione delle celebrazioni giubilari del 2025, la Biblioteca declina il tema “Pellegrini di speranza” nella chiave colta e laica che le è propria, intessendo una riflessione sul tema del viaggio. Punto di partenza dell’intera esposizione, curata da don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo, Francesca Giannetto e Delio V. Proverbio, della Biblioteca Apostolica Vaticana, è il recente ritrovamento di un fondo proveniente dall’eredità del diplomatico ed erudito Cesare Poma. La Poma.Periodici è una corposa raccolta di circa 1.200 giornali, provenienti dalle località e stampati nelle lingue più remote dei cinque continenti.
Da questo fondo, oltre alla vicenda biografica e culturale del diplomatico, emergono, anche quella di un periodico, intitolato appunto En route, che due giornalisti francesi, Lucien Leroy e Henri Papillaud, pubblicarono durante il loro viaggio intorno al mondo tra 1895 e 1897, per finanziare la loro impresa e raccontarne i luoghi. Queste avventure maschili sono state affiancate dalle storie di alcune donne che, in piena età vittoriana, hanno vinto gli stereotipi culturali del tempo per partire da sole alla volta del loro particolare tour du monde.
Se Jovanotti inaugura il percorso espositivo con gli strumenti dei suoi viaggi e del suo far musica, dai libri che lo hanno ispirato a un diario di bordo, realizzato per questa esposizione, Kristjana S Williams trasfigura i viaggi di Poma e dei redattori di En route con la sua vena di sognante poesia.
Maria Grazia Chiuri propone invece, in una installazione site-specific, una riflessione che, a partire dalle vicende di sei viaggiatrici di fine ‘800, si sviluppa intorno al rapporto tra moda e viaggio.
All'Ara Pacis la fotografia di Franco Fontana
Colore è la parola d’ordine che schiude al pubblico l’accesso alle sale dell’Ara Pacis dove fino al 31 agosto oltre 200 fotografie di Franco Fontana conducono i visitatori tra spazi immersivi, inquadrature dall’alto, immagini astratte accese da una giustapposizione di colori brillanti e contrasti fortissimi.
Con Franco Fontana. Retrospective, Jean-Luc Monterosso, curatore di fama mondiale, storico fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, svela l’occhio unico di uno dei più grandi fotografi italiani del XX secolo, che ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia a colori.
Una grandangolare di Praga, e un ritratto di Franco Fontana realizzato da Giovanni Gastel introducono la passeggiata degli ospiti dell’Ara Pacis, incanalandola verso scatti di paesaggi naturali ed urbani caratterizzati da una forte geometria e dall’essenzialità degli elementi, introdotti da immagini che esaltano il colore bianco come Urbano 1960. Asfalti, frammenti, automobili, paesaggi urbani, nudi lasciano posto alle quattro stagioni, mare, neve e pianure verdeggianti che culminano nella celebre immagine Puglia 1978 divisa in due blocchi di colori vividi, l’azzurro del cielo e il giallo brillante del grano.
Solo entrando all’interno di queste fotografie capiamo la frase del loro autore: “Quando fotografo un paesaggio è il paesaggio che entra dentro di me, si fa l’autoritratto, così anch’io diventi un ‘paesaggio’, per esprimermi al meglio.”
Il sapiente studio sull’ombra esplode in scelte che hanno come soggetto il Palazzo della Civiltà Italiana dell’EUR e in una serie di scatti realizzati a Parigi e a Tokyo caratterizzati da un’atmosfera metafisica.
Ed ecco il pubblico entrare letteralmente in una piscina scoprendo l’arte della fotografia negli spazi acquatici, la bellezza delle forme femminili, in un vibrante elogio delle curve che trova nella asensualità delle Polaroid la sua massima espressione.
La collezione Farnese rivive in una mostra
Fino al 18 maggio presso i Musei capitolini Villa Caffarelli espone alcuni capolavori assoluti di una delle più importanti collezioni d’arte del Rinascimento.
Oltre 140 opere provenienti da prestigiose istituzioni nazionali e internazionali - dal Museo Archeologico Nazionale al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, dalle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Galleria Corsini alla Galleria Nazionale di Parma - Palazzo della Pilotta, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana alla Morgan Library di New York - raccontano la Collezione Farnese ricostruendo il momento del suo massimo splendore, dai primi decenni del XVI secolo all’inizio del XVII.
Curata da Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con Civita Mostre e Musei, l’esposizione “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione” riunisce sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme, monete parte dell’immenso patrimonio artistico farnesiano.
Il percorso è un piccolo scrigno che restituisce la storia di una collezione iniziata da Alessandro Farnese, asceso al soglio pontificio come Paolo III nel 1534, e arricchita dai nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo.
Due sezioni sono dedicate a Fulvio Orsini, erudito umanista ed antiquario, che si dedicò totalmente alla valorizzazione della raccolta tanto da essere considerato il Deus ex machina della Collezione.
Da non perdere il Ritratto del Cardinale Alessandro Farnese di Raffaello Sanzio e il Ritratto di Paolo III di Tiziano Vecellio.
Munch in cento opere
In occasione del Giubileo e del 25° anniversario dalla nascita di Arthemisia, le eleganti sale di Palazzo Bonaparte accolgono un’importante monografica dedicata a Edvard Munch, con cento opere provenienti dal Munch Museum di Oslo.
Fino al 2 giugno il pittore de L’Urlo sarà al centro di una grande retrospettiva patrocinata dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, in collaborazione con il Museo Munch di Oslo.
La curatrice Patricia G. Berman presenta il precursore dell’Espressionismo, interprete
per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano, attraverso indiscussi capolavori come una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).
Marinella Senatore nel carcere di Rebibbia
Anche il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede propone un programma d’arte contemporanea che valorizza il rapporto tra ispirazione creativa e gli elementi fondamentali del grande evento spirituale, partendo dalla Speranza.
Presso il carcere romano di Rebibbia, dove Papa Francesco ha aperto la seconda Porta Santa che Papa Francesco ha aperto lo scorso 26 dicembre presso il carcere romano di Rebibbia, il Dicastero, con la curatela di Cristiana Perrella, ha invitato l’artista Marinella Senatore a realizzare un progetto site specific di arte partecipata. Ha visto così la luce l’opera intitolata Io contengo moltitudini, una struttura verticale autoportante abbellita da luminarie ed elementi che riportano frasi in diverse lingue e dialetti. Le luci scandiscono le frasi scelte tra quelle scritte dai detenuti della sezione maschile e femminile in seguito a un workshop nel quale l’artista e la curatrice hanno presentato il progetto.
L’opera è installata nel piazzale antistante la chiesa della Casa circondariale di Roma Rebibbia e resterà allestita fino alla metà di febbraio, visibile ai detenuti e a tutta la comunità dell’Istituto Penitenziario.
Sempre Cristiana Perrella curerà per il 2025 il programma del nuovo spazio espositivo del Dicastero, denominato “Conciliazione 5”, una finestra aperta 24 ore su 24 su via della Conciliazione all’interno del quale gli artisti invitati interverranno, dialogando poi anche con altri spazi di prossimità, permetterà a tutti i pellegrini di ammirare le opere esposte.
Palazzo della Minerva rende omaggio a San Francesco
Palazzo della Minerva, sede della Biblioteca del Senato della Repubblica, è fino al 2 marzo la cornice della mostra San Francesco, tra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature, promossa dal Senato della Repubblica in collaborazione con il Ministero della Cultura, Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria, che ne cura il progetto scientifico e l’organizzazione. L’esposizione, curata da Costantino D’Orazio e da Veruska Picchiarelli, è un’iniziativa che coinvolge diverse realtà istituzionali del territorio umbro e coincide con la chiusura dell’ottavo centenario delle Stimmate di san Francesco (2024) e dell’inizio dell’Anno Giubilare (2025), in concomitanza con l’ottavo centenario del Cantico delle Creature (2025). L’appuntamento romano segue un ideale percorso di sviluppo dell’iconografia di san Francesco di Assisi, tra Medioevo e Rinascimento, esaltando il suo ruolo nell’ambito della definizione dell’identità nazionale italiana.
Vale la pena di visitarla anche solo per ammirare due eccezionali prestiti. Il primo è la Chartula, una pergamena annoverata tra le più importanti reliquie di san Francesco, databile al 1224 e scritta di suo pugno dopo l’impressione delle stimmate, conservata nella Cappella di San Nicola, nella chiesa inferiore della Basilica di Assisi. L’altro grande prestito riguarda l’effigie del santo dipinta da Cimabue utilizzando come supporto la tavola che, secondo la tradizione, sarebbe servita da copertura della prima cassa di legno nella quale il corpo di Francesco fu tumulato subito dopo la morte.
Partendo da questi oggetti sacri, il percorso lascia spazio ad alcuni tra i maggiori pittori del Medioevo e del Rinascimento: Perugino, Benozzo Gozzoli, Taddeo di Bartolo, in una suggestiva narrazione che restituisce l’evoluzione dell’immagine del santo e l’affermazione del culto francescano.