Una corsa tra le sale, un affanno estetico, un’imposizione discutibile: alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma si entra, si guarda e si esce in tre ore. Il nuovo regolamento, introdotto senza troppi preavvisi, ha scatenato un dibattito acceso tra addetti ai lavori e visitatori, lasciando l’amaro in bocca a chi crede che l’arte non possa sottostare alle logiche della fretta.
GNAM, la visita col cronometro: tre ore e via
Il caso esplode domenica 2 marzo, quando un cartellino all’ingresso del museo informa i visitatori che il biglietto d’ingresso ha una validità massima di tre ore. Il messaggio, chiaro e perentorio, lascia sgomenti molti appassionati d’arte, che si chiedono come sia possibile godere della vastità della collezione della GNAM con il fiato sul collo del tempo. La notizia si diffonde rapidamente tra gli addetti ai lavori e sui social, scatenando polemiche.
Nel giro di poche ore, l’avviso viene sostituito con una comunicazione più sfumata, ma il concetto resta: alla GNAM il tempo è contato. E così, chi varca la soglia del museo si ritrova in una visita a tempo determinato, con l’orologio che scandisce ogni passo.
La difesa della direttrice
A rispondere alle critiche è la direttrice Maria Cristina Mazzantini (nella foto), in carica da oltre un anno, che difende la scelta parlando di "indice di affollamento". Secondo la Mazzantini, la decisione è stata presa per garantire un’esperienza migliore ai visitatori ed evitare sovraffollamenti nelle sale. “Non è un’imposizione arbitraria – spiega – ma un metodo per regolare i flussi e permettere a tutti di godere delle opere senza eccessivi assembramenti”.
Un intento nobile sulla carta, che però lascia perplessi molti critici e visitatori. Se nei grandi musei internazionali si lavora per rendere l’esperienza sempre più immersiva e accogliente, perché alla GNAM si impone un limite temporale?
Un museo sempre più al centro delle polemiche
Non è la prima volta che le scelte della direzione fanno discutere. Da tempo la GNAM è al centro di un acceso dibattito per la sua gestione, con mostre che dividono e un’impostazione curatoriale che non convince tutti. La recente mostra sul Futurismo, ad esempio, è stata criticata per alcune scelte di allestimento e per la selezione delle opere, anche se ha avuto il merito di riportare alla luce capolavori nascosti nei depositi del museo.
Eppure, proprio in un’epoca in cui si cerca di avvicinare il grande pubblico all’arte, la decisione di contingentare il tempo di visita sembra un passo indietro. Il rischio è quello di trasformare l’esperienza museale in una corsa contro il tempo, privando il visitatore della possibilità di soffermarsi sulle opere, di lasciarsi coinvolgere, di perdersi nella bellezza.
L'arte ha bisogno di tempo, non di limiti
Chi ama l’arte sa che ogni quadro ha bisogno del suo tempo, ogni scultura merita uno sguardo approfondito, ogni installazione richiede una lettura attenta. Pensiamo a opere come il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo o le tele di Giorgio de Chirico: possono davvero essere comprese appieno con un tempo prestabilito?
I grandi musei internazionali – dal Louvre alla National Gallery, dal MoMA alla Tate – investono sulla fidelizzazione del visitatore, offrendo biglietti validi per più ingressi o promuovendo formule di abbonamento per chi desidera tornare più volte. Alla GNAM, invece, si introduce una misura che sembra pensata più per smaltire le file che per arricchire l’esperienza del pubblico.