• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Grossman alla Casa del Jazz, la letteratura che ci salva dal ritorno del mondo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Grossman alla Casa del Jazz, la letteratura che ci salva dal ritorno del mondo

David Grossman non è salito sul palco della Casa del Jazz per rassicurare. Né per dire ciò che conveniva. È arrivato in silenzio, accolto da una folla densa, appassionata, che ha occupato ogni sedia nel parco, senza lasciarne nemmeno una vuota. E ha detto quello che molti avevano bisogno di sentire: “Non cerco di cambiare il mondo. Cerco un modo perché il mondo non cambi me”. Parole lente, misurate, essenziali. Parole che non chiedono applausi, ma silenzio. Che non indicano soluzioni, ma creano spazio per respirare. Un gesto quasi religioso, in un tempo che urla.

Grossman alla Casa del Jazz, la letteratura che ci salva dal ritorno del mondo

A introdurlo Melania Mazzucco, con discrezione e fermezza. Non era solo un’anteprima del Letterature Festival Internazionale di Roma, ma il manifesto vivente di ciò che la letteratura può ancora essere: non intrattenimento, non ornamento, ma resistenza dell’anima. E proprio da questa resistenza interiore parte l’edizione 2025 del festival, dedicata al tema Ritorni.

Il ritorno come trauma e speranza

“Il ritorno ci chiede una grande conoscenza, la saggezza. I grossi ritorni della nostra storia hanno a che fare con due temi: la guerra e l’esilio”
, ha detto Massimiliano Smeriglio, assessore alla Cultura di Roma Capitale. “Gli scrittori ci aiuteranno a trovare le parole per comprendere quello che sta capitando a livello mondiale”. Ed è questa l’urgenza di Grossman: non la nostalgia, ma la difesa della dignità. Non il ritorno come ripiegamento, ma come presa d’atto di ciò che siamo diventati e della strada che possiamo ancora percorrere.

Un festival che si fa città

La serata di ieri ha dato il tono a un festival che quest’anno cresce e si diffonde. Sei serate allo Stadio Palatino (8, 9, 11, 13, 15 e 16 luglio), una conclusiva il 19 luglio all’Idroscalo di Ostia con Nicola Lagioia, e una costellazione di eventi collaterali, incontri, letture, anteprime che si insinuano nel tessuto vivo della città. Il progetto è curato da Simona Cives, con la regia di Fabrizio Arcuri e la partecipazione di una vasta rete di partner: Biblioteche di Roma, Fondo Camilleri, Parco Archeologico del Colosseo, Zètema, Puntasacra Film Fest.

“È il momento di portare la grande letteratura nei quartieri più lontani dal centro”, ha sottolineato ancora Smeriglio. “Ora è il momento delle tradizionali serate nel meraviglioso Stadio Palatino, che sarà ancora più facilmente raggiungibile dagli abitanti di Roma grazie al bus della cultura. Siamo davvero felici di pensare che tutti e tutte possano immergersi in queste suggestive narrazioni notturne sotto le stelle di Roma”.

Due inediti come ritorni alla voce

Il 13 luglio sarà il momento di un omaggio speciale ad Andrea Camilleri, nel centenario della nascita. Chiara Valerio, Antonio Franchini e Alberto Manguel guideranno il pubblico attraverso letture e riflessioni, mentre Michele Riondino darà voce a una poesia inedita del maestro siciliano, scritta nel 1944, custodita dal Fondo Camilleri. Un manoscritto che sarà mostrato per la prima volta, a testimonianza di un ritorno alla parola nuda, essenziale, priva di artificio.

Il 15 luglio toccherà a Flannery O’Connor, nel centenario della nascita: Isabella Ragonese leggerà un brano tratto da un diario inedito, pubblicato in Italia da minimum fax. Altro ritorno, altro sussurro contro il frastuono del presente.

Srebrenica, trent’anni dopo

L’11 luglio, una delle serate più intense: la scrittrice Elvira Mujčić, nata in Jugoslavia ed emigrata in Italia durante la guerra in Bosnia, racconterà il massacro di Srebrenica, a trent’anni esatti da quell’abisso. “Il mio racconto scritto per Letterature partirà da Roma”, ha detto. Il suo nuovo romanzo La stagione che non c’era uscirà ad agosto per Guanda. Anche qui, il ritorno non è mito: è ferita ancora aperta, eppure affrontata.

Da Krasznahorkai a Nafisi: le voci del mondo

Mariangela Gualtieri, László Krasznahorkai, Ali Smith e Paolo Nori (in corsa allo Strega con Vi avverto che vivo per l’ultima volta) apriranno l’8 luglio. Il 9 luglio, Tommaso Ragno leggerà l’Odissea, simbolo eterno del ritorno. Con lui, Ilja Leonard Pfeijffer (Alcibiade) e Liz Moore (Il mondo invisibile, Il dio dei boschi, NN editore).

Il 16 luglio sarà Vivian Lamarque a chiudere le serate del Palatino con un inedito e un omaggio a Pasolini. Con lei, Nadia Terranova, Eshkol Nevo e Azar Nafisi, che presenterà il suo nuovo libro Gli anni più pericolosi della mia vita (Adelphi, 2024).

La musica dei ritorni

Ogni incontro sarà accompagnato dai Mokadelic, con le loro sonorità potenti e malinconiche, già colonne sonore di Gomorra, Django, Romulus, Sulla mia pelle. L’artwork del festival è firmato da Alessandra Carloni.

Ieri sera, alla Casa del Jazz, non si è celebrato un rito letterario. Si è acceso un fuoco silenzioso. Non c’erano posti vuoti. E nemmeno parole superflue. C’era solo il bisogno — feroce, urgente, adulto — di tornare a ciò che ci tiene in piedi. Nonostante tutto.

Notizie dello stesso argomento
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720