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La sesta notte della guerra / Khamenei risponde duro a Trump

- di: Jole Rosati
 
La sesta notte della guerra / Khamenei risponde duro a Trump
Israele – Iran, le news in diretta: La Guida Suprema: “la battaglia ha inizio”. Nei cieli di Tel Aviv e Teheran si incrociano missili ipersonici, sirene e minacce: Il presidente Usa aveva chiesto“resa incondizionata”, mentre la tensione sale.
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Khamenei rilancia: "la battaglia ha inizio"
Stanotte la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei ha pubblicato su X un messaggio ripreso da Al Jazeera, dichiarando “la battaglia ha inizio” e riferendosi a sé stesso con la frase evocativa “Alì ritorna a Khaybar” - riferimento storico all’eroica conquista del VII secolo. Il post, corredato da un’immagine di un uomo armato che attraversa le mura di un castello sotto un cielo fulminato, conclude ammonendo che la “Repubblica islamica trionferà sul regime sionista per volontà di Dio”.
Il tono è messianico, la simbologia potente: la scelta di Khaybar, nella narrazione sciita, segna il trionfo dell’Islam contro un avversario percepito come oppressivo. La tempistica è strategica, dopo giorni di bombardamenti e la perdita di figure centrali della leadership militare iraniana.
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Missili ipersonici e incursioni aeree: escalation totale
Secondo quanto riferito da fonti ufficiali dell’IRGC e ripreso dal Times of Israel e dalla BBC Persian, l’Iran ha utilizzato per la prima volta missili ipersonici Fattah-1, capaci di aggirare i sistemi Iron Dome israeliani grazie alla loro velocità e traiettoria imprevedibile.
Le immagini satellitari mostrate dalla CNN evidenziano l’impatto su installazioni militari israeliane nella regione di Dimona e una base radar nel Negev. Alcuni ordigni sono stati intercettati, ma altri hanno raggiunto gli obiettivi.
In risposta, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato un massiccio attacco aereo su Teheran, colpendo tre obiettivi strategici: l’Università Imam Hossein (centro nevralgico per la cyber-guerra), il complesso sotterraneo di Khojir e il sito nucleare di Lashkarabad. Le esplosioni sono state udite fino a Karaj.
A mezzanotte, Israele ha emesso un ultimatum agli abitanti del Distretto 18 di Teheran, invitandoli a evacuare l’area in vista di un raid imminente. L’evacuazione ha causato scene di panico e lunghe file in uscita verso il nord della città.
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Un bilancio che si aggrava
Secondo l’agenzia di stampa iraniana Mehr News e l’Associated Press, il numero delle vittime civili in Iran avrebbe superato le 500 unità, con circa 1.300 feriti. Le autorità parlano di ospedali al collasso, soprattutto nella provincia di Qom e nei sobborghi di Teheran.
In Israele, i dati ufficiali parlano di 24 morti e oltre 200 feriti, principalmente a causa dell’attacco missilistico su Netanya e nei pressi della base aerea di Palmachim. Le autorità sanitarie israeliane hanno attivato il protocollo di emergenza per triage massiccio in tutte le principali strutture.
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Trump minaccia: “Conosciamo la posizione di Khamenei”
Il presidente Donald Trump, da poco rientrato da un G7 interrotto a metà, ha scelto di affidare a Truth Social la sua strategia comunicativa. In un post pubblicato alle 02:20 (ora di Washington), ha dichiarato:
“Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘Leader Supremo’. È un bersaglio facile. Ma non lo colpiremo... per ora”.
Poco dopo, ha ribadito la richiesta di una “resa incondizionata” da parte di Teheran, affermando che gli Stati Uniti sono in grado di neutralizzare completamente l’apparato militare iraniano in meno di 72 ore.
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Israele: Netanyahu parla dal bunker
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto nella notte un colloquio telefonico con Trump, come confermato da Channel 12 News. Il leader israeliano si è rivolto alla popolazione con un videomessaggio diffuso dal bunker operativo del Ministero della Difesa: “Non arretreremo. Ogni missile che colpisce il nostro popolo sarà vendicato dieci volte tanto”.
Netanyahu ha ordinato un incremento delle operazioni aeree e cyber contro obiettivi IRGC e milizie proxy attive in Siria, Iraq e Libano.
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Allerta massima per basi Usa nel Golfo
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato alla NBC che “gli Stati Uniti sono pronti a proteggere le proprie basi nella regione”, ma non hanno ancora riscontrato prove concrete di un attacco imminente. Tuttavia, il New York Times riporta che “in caso di intervento diretto Usa contro obiettivi iraniani, Teheran è pronta a rispondere con lanci coordinati su basi in Bahrein, Qatar e Kuwait”.
Nel frattempo, la USS Gerald R. Ford e la USS Dwight D. Eisenhower sono state dislocate nel Golfo Persico, con caccia F-35 in stato di prontezza.
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Chiusura dell’ambasciata Usa e black-out diplomatico
L’ambasciata statunitense a Gerusalemme ha annunciato la chiusura per 72 ore, ordinando al personale diplomatico e alle loro famiglie di rimanere confinati nelle residenze. Anche i servizi consolari a Tel Aviv sono stati sospesi.
In parallelo, le ambasciate europee hanno ridotto drasticamente il personale operativo in Israele e in Iran. Le rappresentanze di Francia, Italia e Germania hanno emesso avvisi per i connazionali presenti nei due Paesi.
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Reazioni internazionali: silenzio o impotenza?
Il G7 si è concluso senza una dichiarazione congiunta. Emmanuel Macron ha chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza Onu, mentre Erdogan ha proposto un vertice straordinario dei Paesi musulmani a Istanbul. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un appello a “una tregua immediata e verificabile”, ma senza risultati concreti.
La Cina, tramite un comunicato del Ministero degli Esteri, ha chiesto alle parti “di evitare ogni azione che possa aggravare ulteriormente il conflitto”, pur dichiarando che “comprende le preoccupazioni dell’Iran”.
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Leadership iraniana sotto pressione
Gli analisti di Foreign Policy e Stratfor concordano: il cerchio attorno a Khamenei si stringe. Dopo l’uccisione del comandante missilistico Hajizadeh, si fa sempre più forte il sospetto che l’anziana Guida Suprema stia gradualmente trasferendo poteri esecutivi al figlio Mojtaba Khamenei, figura opaca ma ben radicata nei circoli dei Pasdaran.
In parallelo, il Consiglio dei Guardiani discute scenari di successione accelerata, mentre tra i ranghi delle forze armate si moltiplicano i casi di diserzione e malcontento, secondo quanto riferito da Radio Farda.
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Economia mondiale nel vortice
Il conflitto ha avuto ricadute immediate sui mercati: il petrolio Brent ha superato i 76 dollari al barile, mentre il WTI è salito a quota 73. I mercati asiatici hanno chiuso in rosso, con Tokyo a −1,8% e Seul a −2,4%.
L’indice S&P500 ha aperto in flessione, mentre i titoli della difesa (Lockheed Martin, Northrop Grumman) hanno segnato +4%. L’oro ha superato i 2.300 dollari l’oncia, segnale tipico di fuga verso beni rifugio.
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Uno scenario imprevedibile
Alla sesta notte di guerra, il rischio di allargamento del conflitto è più che concreto. Hezbollah ha intensificato i lanci dal Libano, mentre fonti del Mossad indicano movimenti sospetti di milizie sciite in Siria e Iraq.
Lo scenario è quello di una guerra a più livelli: militare, psicologica, simbolica. La posta in gioco non è solo il futuro del programma nucleare iraniano, ma l’equilibrio del Medio Oriente nel prossimo decennio.
Nel silenzio della notte, mentre sirene e bombardamenti scandiscono le ore, resta una certezza: la diplomazia tace, le armi parlano.

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