IA: una rivoluzione che fa solo paura, cancellando il fattore umano e mettendo a rischio il lavoro

- di: Redazione
 
Da qualche giorno scrittori e sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero, rivendicando miglioramenti salariali e della sicurezza sui posti di lavoro, ma mettendo sul tavolo della trattativa anche il ricorso che le società di produzione potrebbero fare all'intelligenza artificiale, per sostituire la macchina all'Uomo. Un modello che, se replicato su scala globale, secondo qualcuno potrebbe tagliare nel giro di pochi anni migliaia di posti di lavoro, concretizzando il timori di molti di un futuro in cui alle macchine potrebbero essere delegate funzioni, ma soprattutto scelte che oggi sono dell'essere umano.

IA: una rivoluzione che fa solo paura, cancellando il fattore umano e mettendo a rischio il lavoro

Lo sciopero degli scrittori si sta svolgendo nelle modalità della tradizione anglosassone: picchetti davanti agli ingressi dei maggiori studios e slogan e cartelli nei quali si riassumono i termini della vertenza, portata avanti dalla Writers Guild of America, il sindacato di settore che riunisce 11.500 professionisti, compatti nell'astensione dal lavoro. La piattaforma di rivendicazioni comprende, in prima battuta, una retribuzione minima più alta, l'utilizzo di un numero maggiore di scrittori per ciascuno spettacolo (o film, serie e qualsiasi altro prodotto per il pubblico) e minore esclusività su singoli progetti. Si tratta di argomenti che, secondo la rappresentanza sindacale, sono stati resi d'attualità, perché danneggiati dal boom dei contenuti dell'era dello streaming.

Quello cominciato martedì è il primo sciopero a distanza dai quindici dei precedenti (uno nel 2007, l'altro l'anno dopo) e lo stallo nella trattativa tra la Writers e la rappresentanza degli studios e delle società di produzione, l'Alliance of Motion Picture and Television Producers (l'AMPTP), non fa ipotizzare i tempi della vertenza, che ha visto entrare prepotentemente i tema dell'intelligenza artificiale e di come essa metta a rischio il lavoro umano.
Nella offerta dell'AMPTP si affrontano temi economici ("generosi aumenti di compenso per gli scrittori'') e di lavoro (''miglioramenti nei residui di streaming"), passibili di ulteriori miglioramenti, ma non di stravolgimenti, ''a causa dell'entità delle altre proposte ancora in corso il tavolo su cui la Gilda continua a insistere''.
Per avere solo un'idea di come lo sciopero potrebbe impattare sulla produzione artistica americana basta vedere l'elenco delle trasmissioni che rischiano di fermarsi, se la protesta dovesse ancora andare avanti: ''The Tonight Show'', della NBC; ''Daily Show'', di Comedy Central; ''Jimmy Kimmel Live'', della ABC; ''The Late Show'', della CBS, e ''Late Night''. Show che vanno in prima e seconda serata, che fanno il pieno di ascolti e che, nei prossimi giorni, prevedono la programmazione di repliche, così come farà ''Saturday Night Live'', della NBC.

Se lo sciopero dovesse andare avanti per l'estate, salteranno anche palinsesti autunnali, ad eccezione di quelli le cui sceneggiature sono state ultimate ed approvate.
Nel braccio di ferro con gli studios, come detto, gli scrittori stanno anche cercando una maggiore regolamentazione sull'uso dell'intelligenza artificiale, che secondo gli autori del WGA potrebbe dare ai produttori una scorciatoia per finire oggi il loro lavoro, con prospettive oscure per il futuro.

Un punto su cui la rappresentanza sindacale ha trovato, da parte dell'AMPTP, un muro che il sindacato giudica sospetto, anzi molto pericoloso. La Gilda degli scrittori e sceneggiatori, in un documento, ha scritto che ''il fatto che le aziende si siano rifiutate di trattare con noi su questo fatto significa che oggi sono ancora più spaventate rispetto a una settimana fa. Ovviamente hanno un piano. Le cose a cui dicono di no, sono le cose che hai intenzione di fare domani''.

Cioè, sospettano gli scrittori, gli studios potrebbero ricorrere all'intelligenza artificiale per sostituire l'apporto umano. Un allarme che negli ultimi giorni è stato lanciato anche da personalità quali Elon Musk, Noam Chomsky ed Henry Kissinger, sulle medesime posizioni nei riguardi dell'intelligenza artificiale. Ma a fare rumore è stata soprattutto la presa di posizione di Geoffrey Hinton che, paradossalmente, si porta addosso l'etichetta di ''padrino dell'intelligenza artificiale'' che, per non avallarne l'abuso, ha appena lasciato Google, per poter parlare più liberamente dei pericoli della tecnologia che lui stesso ha contribuito a creare, grazie ai suoi studi sull'apprendimento profondo e le reti neurali.

In un'intervista con MIT Technology Review, Hinton ha anche indicato "cattivi attori" che potrebbero utilizzare l'IA in modi che provocherebbero impatti dannosi sulla società, come manipolare le elezioni o istigare la violenza. E, aggiungiamo noi, anche il pericolo che si perdano posti di lavori qualificati, a favore di un pc che, imitando, elabora frasi e comportamenti che solo nella forma sono di origine umana.
Spiegando il perché del suo abbandono di Google, Hinton, che ha 75 anni, ha detto di averlo fatto per un motivo ben preciso: ''Voglio parlare dei problemi di sicurezza dell'IA senza dovermi preoccupare di come interagisce con il business di Google. Finché ero pagato da Google, non potevo farlo". Al centro del dibattito sullo stato e l'utilizzo dell'intelligenza artificiale è l'interrogativo se i pericoli principali ad essa legati siano nel futuro o nel presente. Cioè, come è stato detto, se il pericolo è che i computer sostituiscano in futuro l'intelligenza umana o che la tecnologia automatizzata, già ampiamente utilizzata da aziende e governi, possa causare danni nel mondo reale.

Hinton è stato uno dei tre pionieri dell'IA che nel 2019 hanno vinto il Turing Award, considerato alla stregua di premio Nobel dell'industria tecnologica. Anche gli altri due vincitori, Yoshua Bengio e Yann LeCun, hanno espresso preoccupazione per il futuro dell'IA.
Bengio, professore all'Università di Montreal, ha firmato una petizione alla fine di marzo chiedendo alle aziende tecnologiche uno stop di di 6 mesi nello sviluppo di potenti sistemi di intelligenza artificiale, mentre LeCun, uno dei migliori scienziati di intelligenza artificiale presso la società madre di Facebook Meta, ha un approccio ottimistico.

Un pericolo di cui sembra avere preso coscienza Joe Biden che ha incontrato gli amministratori delegati delle principali società di intelligenza artificiale tra cui Microsoft e Google, dicendo, senza tanti giri di parole, che i loro prodotti devono essere sicuri prima che vengano distribuiti. Cioè che essi non siano generatori, oltre che di contenuti, anche di pericoli, soprattutto dopo che applicazioni, come ChatGPT, hanno scatenato una corsa tra le aziende per lanciare prodotti simili che si ritiene cambieranno la natura del lavoro. Anche perché i sostenitori di questi prodotti sostengono, con convinzione, che essi possano fare diagnosi mediche, scrivere sceneggiature, creare brief legali e software di debug. In uno scenario che potrebbe portare a violazioni della privacy, distorcere decisioni sull'occupazione, truffe e campagne di disinformazione. Il vicepresidente Kamala Harris, da parte sua, ha detto che la tecnologia può migliorare la vita, ma potrebbe porre problemi di sicurezza, privacy e diritti civili, chiedendo per questo alle società produttrici di garantire la sicurezza. L'amministrazione Biden si sta anche muovendo nel concreto, con un investimento di 140 milioni di dollari da parte della National Science Foundation per lanciare sette nuovi istituti di ricerca sull'IA.
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