Una nuova stagione per le imprese guidate da stranieri nel panorama italiano.
Al 30 giugno 2025 le attività economiche in Italia con titolari stranieri su iscrizione al Registro delle Imprese delle Camere di commercio raggiungono circa 678 mila unità, segnando un +1,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Nei primi sei mesi dell’anno le iscrizioni hanno sfiorato quota 37 mila, mentre le cessazioni si sono attestate intorno alle 20.754; il saldo registrato supera dunque le 16 mila imprese. Questo è quanto rilevato da Unioncamere in collaborazione con InfoCamere, all’interno del progetto Futurae – Programma Imprese Migranti.
La crescita non appare marginale né transitoria: si tratta di una tendenza strutturata che interessa non solo il numero di unità, ma anche la composizione e la distribuzione territoriale di questa imprenditoria. È dunque il momento di guardare da vicino dove e come si sviluppa questa pluralità imprenditoriale, che sta ridefinendo parte del sistema produttivo italiano.
Settori in crescita e forme giuridiche: da commercio a costruzioni
Analizzando i settori nei quali operano le imprese straniere, emergono tendenze molto significative. I comparti delle costruzioni e dell’agricoltura registrano aumenti su base annua rispettivamente del +3,2% e +3,7%. La costruzione rappresenta il 25% del totale delle imprese straniere, l’agricoltura circa il 3%. Il settore del commercio resta il più rappresentativo con circa 275 mila imprese straniere attive e segna un lieve recupero (+0,1%). L’industria manifatturiera contribuisce con oltre 50 mila imprese straniere e un aumento del +1,1%.
Dal punto di vista della forma giuridica si osserva che l’imprenditoria straniera non solo cresce in numero, ma anche in struttura: in particolare le società di capitale aumentano dell’11,4% nell’arco dell’ultimo anno, superando quota 147 mila unità, mentre le imprese individuali, pur rappresentando ancora circa il 72% del totale, non crescono in modo analogo.
Territori chiave e contesti regionali: il Nord-Ovest in testa
Geograficamente, il Nord Ovest rappresenta circa il 32% delle imprese straniere in Italia e mostra la crescita più rapida (+3,6% su base annua). Il Nord Est cresce del +2,8%. Al Centro si registra una sostanziale stabilità (+0,3%), mentre il Mezzogiorno presenta un lieve calo (-0,5%). La provincia di Prato si conferma la prima per incidenza delle imprese straniere (32,7%) seguita da Trieste (20%) e da Imperia (18,2%) che soppianta Firenze (18,1%). Al contrario la provincia di Barletta‑Andria‑Trani segna la minima incidenza nel Mezzogiorno.
Origini, concentrazioni e differenze territoriali
Tra le imprese individuali guidate da stranieri – l’unica forma giuridica per cui è possibile analizzare la nazionalità del titolare – emergono con maggior peso i paesi di provenienza: Marocco, Romania e Cina rappresentano insieme circa il 34% del totale. A seguire Albania, Bangladesh e Pakistan (19%) e infine Egitto, Nigeria e Senegal (11%).
Nel dettaglio: gli imprenditori di origine marocchina registrano la massima incidenza nelle province dello Stretto (Catanzaro, Reggio Calabria, Messina) e operano prevalentemente nel commercio (21,6%). I titolari rumeni sono molto presenti nelle costruzioni (22%) e contano la maggiore incidenza nelle province di Viterbo, Torino e Cremona. I cinesi mostrano elevate concentrazioni nella provincia di Prato (primato assoluto: 68%) e a Firenze (27%), ma anche nelle Marche (provincia di Fermo con 29%), e operano soprattutto nei settori manifatturiero e dei servizi ricreativi e di intrattenimento.
Impatti e sfide: radicamento e prospettive
Questa imprenditoria straniera evidenzia non solo un dato quantitativo, ma un forte elemento di radicamento nel tessuto produttivo locale, proponendosi come vettore di innovazione, integrazione e resilienza territoriale. Come sottolinea il rapporto di Unioncamere-InfoCamere del 20 marzo 2025, oltre un terzo delle imprese straniere ha superato la soglia dei dieci anni di attività.
Tuttavia, restano molte sfide aperte: occorre rafforzare l’accesso al credito e ai servizi finanziari per queste imprese, promuovere percorsi di crescita dimensionale, favorire la digitalizzazione e contrastare le barriere all’integrazione economica e amministrativa. Il progetto Futurae ha già messo in luce che è cruciale migliorare strumenti di inclusione economico-finanziaria dei migranti imprenditori.
In definitiva, l’imprenditoria a guida straniera in Italia non è più solo una componente marginale: appare come un attore dinamico, diversificato, sempre più radicato e potenzialmente strategico per il rilancio economico del Paese. Segnare +1,7% in un contesto nazionale dove molte imprese faticano, significa scrivere una pagina nuova.