L’inflazione torna a salire nell’Eurozona, attestandosi al 2,5% a gennaio rispetto al 2,4% del mese precedente. Il dato, pubblicato da Eurostat, si è rivelato leggermente superiore alle attese degli analisti, che stimavano un mantenimento al 2,4%. A trainare l’aumento è stato il comparto energetico, che ha registrato un’impennata dell’1,8% dopo mesi di relativa stabilità.
Inflazione in rialzo nell’Eurozona: la Bce resta ferma sulla linea dei tagli ai tassi
In Italia, l’inflazione è salita all’1,7%, in crescita rispetto all’1,4% di dicembre, mentre in Germania il dato è rimasto fermo al 2,8%. Anche in Spagna si è registrata una leggera accelerazione (2,9%), mentre in Francia la situazione è rimasta stabile all’1,8%.
La strategia della Bce: tagli confermati, ma con cautela
Nonostante il leggero rialzo dell’inflazione, la Banca Centrale Europea non cambia rotta e proseguirà con il percorso di allentamento monetario. La scorsa settimana Francoforte ha attuato la quinta riduzione consecutiva dei tassi di interesse, portandoli al 2,75%, ben lontani dal 4% di giugno scorso.
Christine Lagarde ha ribadito che la politica monetaria della Bce resta orientata verso nuovi tagli, ma con un approccio graduale. L’obiettivo è sostenere la crescita senza generare squilibri, dato che l’inflazione core (che esclude energia, alimentari e tabacco) è rimasta stabile al 2,7%, segnale che il caro vita nei servizi si sta raffreddando, pur rimanendo elevato (3,9%).
I mercati scommettono su un nuovo taglio a marzo, con ulteriori tre o quattro riduzioni attese entro la fine dell’anno. Tuttavia, gli esperti sottolineano che la Bce manterrà un approccio prudente, bilanciando il rallentamento dell’inflazione con le incertezze macroeconomiche globali.
Dazi Usa: l’incognita che pesa sull’Eurozona
Nel quadro economico europeo pesa anche la nuova politica commerciale statunitense. I dazi imposti dall’amministrazione Trump a Canada, Messico e Cina sollevano preoccupazioni in Europa. Il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha definito queste misure “brutali e destabilizzanti”, sottolineando che potrebbero minare la ripresa economica del Vecchio Continente.
Il contesto globale resta dunque fluido, con le mosse della Bce che dovranno tenere conto non solo dell’andamento dell’inflazione, ma anche delle tensioni geopolitiche e delle politiche protezionistiche in crescita. Se da un lato il potere d’acquisto in Europa mostra segnali di recupero, dall’altro l’incertezza legata al commercio internazionale potrebbe rappresentare un freno alla crescita nei prossimi mesi.