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Le giovanissime, il nuovo epicentro della violenza

- di: Giulia Caiola
 
Le giovanissime, il nuovo epicentro della violenza

Sono le più giovani, oggi, a pagare il prezzo più alto. Le ragazze che stanno finendo la scuola, quelle che iniziano l’università, che entrano nel mondo del lavoro con gli occhi ancora pieni di promesse. A loro, più che alle altre, la violenza arriva addosso. Lo dice l’Istat nel nuovo report sulla violenza contro le donne: un documento che fotografa un rischio crescente proprio nelle fasce d’età 16-24 e 25-34 anni, con percentuali che superano la media nazionale e che mostrano una tendenza in deciso peggioramento nell’ultimo decennio.

Le giovanissime, il nuovo epicentro della violenza

Il dato più evidente è questo: tra le giovanissime, la quota di chi dichiara di aver subito violenze fisiche o sessuali passa dal 28,4% del 2014 al 37,6% del 2025. Un balzo che avviene mentre nelle altre fasce d’età i numeri restano stabili o diminuiscono. Non sono solo numeri in un report: sono vite, relazioni, corpi feriti. E raccontano una fragilità crescente proprio dove dovrebbe esserci lo spazio per crescere senza paura.

A trainare l’aumento è in particolare la componente sessuale, che nelle ragazze fra i 16 e i 24 anni sale dal 17,7% al 30,8%. Un incremento netto, che l’Istat definisce significativo e che si ripresenta quasi identico quando si guarda alle studentesse, anch’esse sopra la media nazionale, con il 36,2% esposte a qualche forma di violenza.

Il ruolo degli ex partner
Tra le pagine del report emerge poi un altro elemento chiave: l’aumento è trasversale a tutti gli autori, ma diventa più marcato nel caso degli ex partner. Nel 2014 le violenze da parte loro riguardavano il 5,7% delle giovani; nel 2025 siamo al 12,5%. Più che raddoppiate. È un segnale inquietante di come la fase della separazione resti uno dei momenti più pericolosi, soprattutto quando la relazione si conclude in un contesto di dipendenza o controllo.

Anche le violenze commesse da uomini non partner crescono in modo rilevante: dal 15,3% al 28,6%. Una progressione che segnala come l’esposizione delle ragazze al rischio non sia limitata alla dimensione affettiva, ma si allarghi agli spazi pubblici e sociali che frequentano ogni giorno.

Una vulnerabilità che interpella tutti
Il quadro che emerge è quello di una generazione più esposta di quanto non fossero le precedenti. Una vulnerabilità che riguarda tanto gli ambienti della coppia quanto i luoghi della quotidianità, le scuole, le università, i contesti di lavoro, i trasporti. E che colpisce le ragazze mentre sono ancora nel pieno della loro formazione identitaria, quando ogni ferita segna più a fondo.

Tra le studentesse, le violenze sessuali compiute dagli ex partner passano dal 5,3% all’11,5%, mentre quelle esterne alla coppia crescono dal 15,2% al 27,4%. Percentuali che raccontano una pressione costante, un clima che si insinua ovunque e che costringe molte giovani a vivere in uno stato di allerta continua.

Il filo rosso che lega i numeri alle storie
Non è un caso, sottolinea l’Istat, che le fasce più giovani mostrino i livelli più alti di esposizione. Cambiano i linguaggi, le relazioni, le forme di contatto digitale. Cambia la percezione di sé e del proprio corpo, spesso esposto in contesti dove il consenso è ancora un terreno di ambiguità. E cambia anche la capacità di riconoscere la violenza, di nominarla, di denunciarla.

La fotografia del 2025 non è soltanto una serie di percentuali. È il racconto di una generazione che si trova in prima linea, molto più di quanto si sia pronti ad ammettere. E che chiede, senza più attese, di essere ascoltata.

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