Rivoluzione fiscale europeo centrica: da Roma un colpo di scena per rilanciare mercato, gallerie e creatività.
Un primato che parla da sé
Con il decreto-legge 30 giugno 2025 l’Italia ha portato l’Iva su arte, antiquariato e oggetti da collezione al 5 % — dal precedente 22 % — diventando ufficialmente il paese con l’aliquota più bassa dell’Unione Europea. Un sorpasso deciso su Francia (5,5 %) e Germania (7 %), che già applicavano sconti dal 1° gennaio 2025.
Uno scossone atteso – e compiuto
L’annuncio è arrivato in Consiglio dei Ministri per mano del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha dichiarato: “Abbassamento grande risultato per intero ecosistema”. Ha definito la mossa come “missione compiuta”: un ritorno competitivo per gallerie, antiquari, restauratori, trasportatori e persino studiosi.
Perché di fatto cambia tutto
- Scelta strategica non simbolica. Da subito il mercato interno può contare su un vantaggio fiscale significativo: meno spese per i collezionisti, prezzi più accessibili per le gallerie.
- Via libera all’import. La nuova aliquota abbraccia anche le importazioni e le compravendite intracomunitarie, eliminando il regime del margine.
- Spinta economica reale. Nomisma prevede un balzo di €1,5 mld nel giro d’affari in 3 anni, con +€4,2 mld di impatto economico totale.
La battaglia che ha acceso la miccia
Nel corso di miart, aprile 2025, galleristi e artisti hanno firmato una lettera aperta al premier Meloni e al governo, denunciando il rischio di trasformare l’Italia in un “deserto culturale”. Circa 500 firme illustri — da Cattelan a Pistoletto — e la pressione continua di associazioni come ANGAMC e Apollo Group sono state decisive.
Reazioni: entusiasmo cautamente euforico
- Sirio Ortolani, presidente ANGAMC: “Momento epocale… l’Italia può diventare un hub internazionale”.
- Pepi Marchetti Franchi (Gagosian Gallery): “Ottima notizia, ma da tempo attesa, le gallerie faticavano a restare”.
- Agnese Bonanno (Il Ponte Auction): “Ora l’Italia è più competitiva, si attira investimento e circolazione d’opere”.
Dopo l’entusiasmo: cosa serve davvero
Il focus non è solo fiscale: si spinge per semplificazioni più ampie — snellimento delle licenze d’export, digitalizzazione dei registri pubblici culturali e maggiore trasparenza amministrativa.
Il ministro Giuli e il parlamento hanno 60 giorni per la ratifica definitiva: se il passaggio sarà confermato, il colpo di scena fiscale sarà pienamente operativo.
La sfida italiana
L’Italia lancia una sfida a testa alta in Europa: abbassando l’Iva al 5 %, diventa leader fiscale nel mercato dell’arte. È una mossa che non premia soltanto i grandi player, ma promette di dare fiato alle gallerie minori, di far nascere nuova clientela e di incentivare giovani artisti a restare e investire nel proprio paese.
Se la riforma sarà confermata, l’effetto moltiplicatore sarà concreto: più mostre, più eventi, più circolazione di opere, un autentico rinascimento del mercato culturale — in pieno spirito italiano, vivace, creativo, competitivo.