La nostra biblioteca - Con 'Knife' Salman Rushdie racconta l'attentato subito, per esorcizzarne il ricordo

- di: Diego Minuti
 
Nell'agosto dello scorso anno, quando era appena salito sul palco di una città americana, dal quale avrebbe parlato all'auditorio della sua esperienza di scrittore straniero negli Stati Uniti, Salman Rushdie fu aggredito da un uomo che lo colpì, ripetutamente, con un coltello, riducendolo in fin di vita.
Un attentato dal quale lo scrittore britannico di origine indiana (ma oramai americano, e non solo perché ha scelto di vivere oltre Oceano) si è ripreso dopo una lunga riabilitazione che ha solo in parte lenito le devastanti lesioni subite soprattutto al volto inferte con un coltello. Appunto lo ''Knife'', come ha deciso di intitolare il suo libro, di cui Penguin Random House ha annunciato l'uscita per il 16 aprile del prossimo anno.
L'attentato subito dallo scrittore ancora oggi appare privo di qualsiasi motivazione, se non il fanatismo che sembra avere armato la mano del feritore, Hadi Matar, venticinquenne, che ancora oggi non accetta di ammettere le sue responsabilità, nonostante sia stato arrestato mentre ancora si accaniva sullo scrittore.

La nostra biblioteca - Con 'Knife' Salman Rushdie racconta l'attentato subito, per esorcizzarne il ricordo

L'annuncio dell'uscita del memoir l'aveva dato lo stesso autore, quando, a giugno, in occasione del festival letterario di Hay, aveva detto che stava lavorando ad un nuovo libro che, aveva rivelato, sarebbe stato ''relativamente breve, un paio di centinaia di pagine".
''Non è - confessò - il libro più semplice del mondo da scrivere, ma è qualcosa che devo superare per potere fare qualsiasi altra cosa. Non posso davvero iniziare a scrivere un romanzo che non abbia nulla a che fare con tutto questo. Quindi devo solo affrontarlo''. "Questo - ha detto ancora l'autore - era un libro necessario per me da scrivere: un modo per farmi carico di ciò che è accaduto e rispondere alla violenza con l'arte".
''Knife: Meditazioni dopo un tentato omicidio'', questo il titolo dell'edizione statunitense dell'opera, racconterà l'esperienza dell'autore nel sopravvivere all'attentato.
Un'opera che è stata definita ''un libro bruciante” da Nihar Malaviya, CEO di Penguin Random House, secondo il quale si tratta di ''un promemoria del potere delle parole di dare un senso all’impensabile. Siamo onorati di pubblicarlo e stupiti dalla determinazione di Salman nel raccontare la sua storia e nel tornare al lavoro che ama''.

Il settantaseienne scrittore è autore di più di una dozzina di di romanzi, tra cui ''I figli della mezzanotte'' e ''I versi satanici''. Nel 2012 ha scritto un altro libro di memorie, ''Joseph Anton'', in cui racconta gli anni trascorsi in clandestinità dopo le molte minacce per la pubblicazione de ''I versi satanici'', che gli costò anche fatwa emessa dall'Ayatollah Khomeini.
Trentatré anni dopo l'emissione della fatwa (che fu annullata nel 1998) che chiedeva ai fedeli islamici di ucciderlo, ovunque si trovasse, Rushdie, che vive negli Stati Uniti oramai dal 2000, è stato accoltellato ripetutamente mentre era sul palco della Chautauqua Institution, nello Stato di New York, dove avrebbe dovuto tenere una conferenza.

Per effetto dell'aggressione, che gli costò una degenza in ospedale di sei settimane, lo scrittore ha perso la vista da un occhio e la sensibilità di alcuni polpastrelli. Il libro più recente di Rushdie, il romanzo ''La città della vittoria'' è stato pubblicato all'inizio di quest'anno , ma è stato scritto prima dell'attentato. La copertina del libro “Knife” è color crema, con il titolo al centro. C’è una fessura verticale, come se fosse stata tagliata una tela, al posto della “I” nella parola “Knife”.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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