Un incontro caloroso con padre James Martin segna un passo concreto di inclusività nella Chiesa, proprio mentre si avvicina il Giubileo LGBTQ a Roma.
Il nuovo pontificato di Leone XIV sta mostrando un segno netto di continuità pastorale. L’udienza concessa al gesuita padre James Martin, impegnato nella pastorale per le persone Lgbtq, ha offerto un’immagine precisa: una Chiesa che ascolta, che discernne e che intende proseguire la strada aperta negli anni scorsi.
“Sono profondamente grato per l’udienza al Palazzo Apostolico. Ho ricevuto il messaggio che Papa Leone continuerà con la stessa apertura mostrata verso i cattolici Lgbtq. Ho trovato Leone gioioso, rilassato e sereno” — padre James Martin.
Il segnale: continuità senza esitazioni
L’udienza non è un gesto isolato né un vezzo di comunicazione: è un atto pastorale che ribadisce la volontà di proseguire un cammino di accoglienza. Se la dottrina sul matrimonio resta definita, la prassi mostra una Chiesa che si fa prossima, che evita semplificazioni e rifiuta la logica dell’esclusione. È qui che si colloca la scelta di Leone XIV: non arretrare sulla misericordia, valorizzare l’accompagnamento, ridurre le distanze.
Il contesto: eredità e sviluppo della pastorale
Negli ultimi anni si è affermata una linea che, senza modificare i capisaldi dottrinali, ha aperto spazi di benedizione pastorale, di ascolto e di discernimento per le persone e le coppie che cercano un luogo nella comunità cristiana. L’incontro con padre Martin conferma che la bussola rimane puntata su una Chiesa inclusiva, capace di leggere le storie personali e di proporre percorsi che non siano meri automatismi disciplinari.
Il giubileo lgbtq si avvicina: appuntamenti e significato
Roma si prepara a giorni intensi, con una partecipazione che intreccia preghiera, riflessione e testimonianza. Il calendario prevede momenti simbolici e fortemente comunitari:
- Venerdì 5 settembre, ore 20 — Veglia di preghiera presso la Chiesa del Gesù, a Roma.
- Sabato 6 settembre, ore 11 — Messa, sempre alla Chiesa del Gesù, celebrata dal vicepresidente della CEI, mons. Francesco Savino.
- Sabato 6 settembre, dalle 15 — Processione e passaggio della Porta Santa nella Basilica di San Pietro.
Il senso di questo percorso è evidente: mettere al centro le persone, mostrare che la casa comune è davvero tale quando nessuno resta sulla soglia. La liturgia e i segni giubilari assumono così il valore di un linguaggio universale.
Le voci: dignità, libertà, misericordia
“È anacronistico dover ancora ribadire ciò che il Vangelo proclama da sempre: la pari dignità, la libertà, il rispetto e la misericordia sono l’alfabeto nativo della vita cristiana” — mons. Francesco Savino.
È una traccia precisa: dignità, libertà, rispetto, misericordia. Parole che sintetizzano la postura ecclesiale richiesta oggi e che spiegano perché l’udienza a padre Martin pesi più di un titolo: indica una cultura pastorale che accoglie prima di giudicare, e che accompagna prima di definire.
Perché conta
In tempi di tensioni identitarie, una scelta di apertura non è mai neutrale. Per la comunità credente significa rilanciare la credibilità evangelica. Per la sfera pubblica significa ricordare che la parola cristiana può farsi ponte, non bandiera di parte. L’udienza di Leone XIV, il cammino giubilare e le parole dei pastori delineano una rotta chiara: una Chiesa che non confonde verità e scomunica, e che fa della misericordia la sua grammatica quotidiana.