Il dolore lombare non dipende sempre da come ci sediamo: ecco perché è ora di cambiare approccio, ascoltando mente, corpo e abitudini.
Oltre la postura: il dolore che viene da altrove
Per anni ci hanno ripetuto che una postura sbagliata è la principale causa del mal di schiena. Ma oggi la scienza racconta un’altra storia: il dolore lombare cronico è spesso un problema più complesso, dove la posizione in cui ci sediamo o camminiamo incide meno di quanto si pensi.
Molti pazienti attribuiscono il dolore a “errori posturali”, ma questa convinzione può alimentare rigidità, paura del movimento e peggioramento dei sintomi.
Quando non è il corpo a far male, ma la mente
Il mal di schiena cronico è spesso una questione neurologica, non meccanica. Forzarsi a mantenere posizioni “corrette” e rigide può provocare maggiore tensione muscolare, ridurre la libertà di movimento e aggravare il dolore.
In molti casi si parla di dolore nociplastico: il sistema nervoso amplifica i segnali anche senza un danno reale. Il cervello percepisce dolore dove non esiste alcuna lesione significativa, creando un circolo vizioso difficile da interrompere.
Ansia, depressione e insonnia giocano un ruolo cruciale: il modo in cui viviamo le emozioni influenza i neurotrasmettitori che regolano la soglia del dolore. “Il modo in cui viviamo le emozioni influenza i neurotrasmettitori che regolano la soglia del dolore”.
Le vere armi contro il dolore cronico
Se la postura non è il nemico, come possiamo liberarci del dolore? La risposta è una sola: equilibrio.
Il movimento regolare è fondamentale. Camminare più di 100 minuti al giorno può ridurre del 23-24% il rischio di lombalgia cronica. Non serve fare sport estremo: basta un’attività costante che mantenga attivi i muscoli e liberi i movimenti.
Importante è anche rinforzare il core – i muscoli addominali e lombari che stabilizzano la colonna vertebrale. “Una muscolatura centrale forte aiuta a distribuire correttamente i carichi e previene le tensioni eccessive sulla colonna”.
Ma non basta. Serve lavorare anche sulla mente. Le terapie cognitive come la CBT aiutano a interrompere i pensieri disfunzionali, migliorare il sonno e ridurre lo stress. Anche la mindfulness e le tecniche di rilassamento sono sempre più presenti nei percorsi di riabilitazione.
L’alimentazione gioca la sua parte. Una dieta antinfiammatoria – ricca di omega 3, verdure, frutta fresca e povera di zuccheri raffinati – può contribuire a ridurre i processi infiammatori che alimentano il dolore. E dormire almeno 7-8 ore a notte è fondamentale per rigenerare il corpo e abbassare la sensibilità nervosa.
Il nuovo approccio: corpo, mente e abitudini
È ora di superare l’ossessione per la postura perfetta. Il mal di schiena cronico non si risolve con una sedia ergonomica da 1.000 euro. È un segnale complesso, che richiede ascolto e consapevolezza del proprio corpo e del proprio mondo interiore.
Un approccio integrato – che combini movimento quotidiano, esercizi di rafforzamento, supporto psicologico e una dieta equilibrata – è oggi la via più efficace per ritrovare il benessere.
Se dopo tre mesi il dolore persiste, è fondamentale rivolgersi a uno specialista per escludere patologie strutturali e impostare una terapia su misura. Perché sì, la schiena può smettere di far male. Ma non sempre basta “stare dritti” per guarire.