Mattarella: “Le istituzioni siano vicine alle periferie”
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Nel corso della prima “Giornata nazionale delle periferie urbane”, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un forte appello al Paese: “Le istituzioni siano vicine alle periferie, non ci siano non luoghi dove prevale un senso di sfiducia”. L’iniziativa, fortemente voluta per porre l’attenzione sui quartieri più fragili delle città italiane, ha rappresentato l’occasione per riflettere pubblicamente su ciò che accade lontano dai centri storici, nei territori dove spesso si sedimentano le disuguaglianze e si moltiplicano i segnali di emarginazione sociale. Davanti a una platea di cittadini, amministratori e rappresentanti della società civile, Mattarella ha voluto ribadire il valore politico, civile e culturale della prossimità: “Non possiamo lasciare che le periferie diventino luoghi dell’abbandono, dove il futuro dei bambini e dei giovani viene dissipato”.
Mattarella: “Le istituzioni siano vicine alle periferie”
Nel suo intervento, il Capo dello Stato ha delineato un quadro molto chiaro: le periferie urbane, in molte realtà italiane, sono diventate il paradigma di un’Italia che rischia di essere dimenticata. Sono territori nei quali si intrecciano carenze infrastrutturali, povertà educativa, assenza di servizi pubblici adeguati e una crescente percezione di insicurezza. Tutto questo, ha sottolineato Mattarella, non è soltanto un problema sociale, ma una vera e propria emergenza democratica. “Dove le istituzioni sono lontane – ha detto – cresce il senso di abbandono, e con esso la sfiducia nelle regole comuni. Le periferie non possono essere considerate spazi residuali”.
Il richiamo alla responsabilità della politica
Il messaggio del Presidente è stato anche un richiamo alla responsabilità della politica e delle amministrazioni pubbliche. Secondo Mattarella, non è più sufficiente pensare a interventi straordinari o misure una tantum: servono politiche strutturali, capaci di ridare centralità alle aree periferiche nel disegno urbano delle città. “Dobbiamo costruire – ha detto – una visione urbana che tenga insieme centro e margini, che investa sull’inclusione, sulla scuola, sulla cultura, sull’abitare. La vera sfida è ridare dignità ai luoghi, partendo dalle persone che li abitano”. Un messaggio che, in un’Italia sempre più polarizzata tra zone ricche e aree abbandonate, assume un peso politico di prima grandezza.
Educazione, servizi, spazi: i nodi aperti
Tra le priorità indicate dal Presidente, l’educazione gioca un ruolo centrale. “Non possiamo permettere che in alcune aree i bambini crescano con meno opportunità”, ha dichiarato, parlando della necessità di rafforzare le scuole nei quartieri periferici e di promuovere percorsi formativi accessibili a tutti. Ma l’istruzione non basta: servono anche servizi sociosanitari, trasporti pubblici efficienti, spazi pubblici curati e presidi culturali. La mancanza di biblioteche, palestre, centri civici, rappresenta per molte comunità una privazione non solo materiale, ma anche simbolica. È lì che si gioca la qualità della cittadinanza.
Periferie come laboratorio della nuova Italia
Mattarella ha chiuso il suo intervento indicando una direzione concreta: trasformare le periferie da luoghi del disagio a laboratori di sperimentazione sociale. Dove nascono nuove forme di convivenza, nuove economie di prossimità, nuovi modelli abitativi. Dove la cultura popolare, la solidarietà di quartiere e l’ingegno collettivo possono costituire una risorsa per tutto il Paese. Ma per farlo serve una scelta precisa: portare lo Stato dove è più difficile stare, investire nei territori che più hanno sofferto, ascoltare le voci di chi abita nei margini e farne parte attiva del discorso pubblico nazionale. Solo così – ha sottolineato il Presidente – sarà possibile tenere unito il tessuto sociale dell’Italia.