Cultura: Sandro Menichelli svela il vero volto dell'Islam al femminile

- di: Diego Minuti
 
Gli stereotipi sono, per lo storico o per lo studioso, come serpenti dal morso letale che si nascondono sotto le foglie del pensiero generale, pronti a colpire, magari anche quando chi scrive pensa di farlo, con il doveroso distacco, di problematiche che riguardano una parte importante della società, l'universo femminile, che non è omogeneo, vivendo condizioni diseguali.
Descrivere la condizione della donna è sempre opera ardua, perché luoghi comuni, dettati da una presunta conoscenza delle cose, portano spesso ad una generalizzazione, conseguenza anche di un pizzico di presunzione che guida il cammino di chi scrive e descrive, di chi interpreta e magari non ha le conoscenza per farlo.
La condizione della donna, quindi, oggetto di riflessione, ma anche elemento che diventa divisivo (e magari non lo è) quando le si attribuiscono ruoli o limiti che magari non ha. È per questo che "L'Islam al femminile", libro scritto da Sandro Menichelli, merita grande attenzione, e poi, dopo la lettura, plauso, e non solo per l'impressionante massa di informazioni che fornisce e che sorprenderanno chi si accosterà a questo libro, con l'attenzione del curioso o l'entusiasmo del neofita, ma anche chi già conosce e rischia di restare sorpreso dalla ricchezza dei contenuti.

Nel suo libro, 'L'Islam al femminile", Sandro Menichelli analizza la figura della donna nella religione musulmana

Una tematica molto delicata, complessa e anche "forte" che Menichelli tratta con grande attenzione, da cui emerge il profondo rispetto che l'autore nutre per il mondo dell'Islam al femminile, spesso etichettato da considerazioni che sono lontane dalla parola del Profeta o da chi ha cercato di farsene inopportunamente portavoce.
E' poi interessante sapere che questo libro sia stato scritto da un uomo d'azione (Sandro Menichelli non è un semplice 'funzionario di Polizia', è molto di più, per gli incarichi che ha retto e regge ancora e per il contribuito dato alla lotta al crimine e ai fenomeni eversivi ai quali si dà una matrice religiosa), che fa le cose con la passione di chi ama ciò di cui si occupa e, per esso, china ancora oggi la schiena su testi certo non facili che, poi, fa materia dei suoi scritti.

"L'Islam al femminile" è la naturale prosecuzione di "Galassia islamica. Le ragioni del terrore" (entrambi proposti da Gambini editore), laddove la prima opera portava il lettore a trovare risposte in un esaustivo percorso di conoscenza tra i tanti rivoli del mondo islamico, senza emettere sentenze che pure il pensiero comune può generare.

Non inganni, nella stesura di "L'Islam al femminile", il largo ricorso alla ricostruzione del percorso religioso nato da Maometto ed elaboratosi nei secoli (l'Islam non è così rigido come si pensa), perché tutto, anche una semplice parola, aiuta a capire una condizione, quella femminile, da cui, paradossalmente per chi ha una visione maschile totalizzante, è quella da cui tutto discende.
Si potrebbe dire che la lettura del libro di Menichelli aiuta ad immergersi in un mondo di conoscenza che altrimenti sarebbe poco conosciuto a chi, "occidentale" (ci si consenta la brutale sintesi), pensa all'Islam come ad un mondo chiuso verso l'esterno perché altrimenti non potrebbe essere.

Purtroppo una certa letteratura, accompagnata da una pubblicistica che si nutre essenzialmente di "sì, però..", dimentica come, per i musulmani, "poiché la ragione dell’esistenza della donna e dell’uomo è quella di servire Dio, la loro dignità e qualsiasi loro diritto trovano fondamento nell’esatto adempimento della loro responsabilità verso quest’ultimo". Quindi una eguaglianza, almeno iniziale, cui i credenti devono sottostare. O dovrebbero sottostare.

L'autore - o, se lo si ritiene più aderente al suo lavoro, l'esegeta o il decrittatore - contesta, senza mezzi termini, la narrazione prevalente secondo cui la donna musulmana deve essere sottomessa agli ordini dell’uomo, sia esso padre o fratello e soprattutto marito. Poiché l'uguale libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero è sancita dal Corano, in termini che non si possono equivocare: "Allah ha udito il discorso di colei che discuteva con te a proposito del suo sposo e si lamentava (davanti) ad Allah. Allah ascoltava il vostro colloquio. Allah ascolta e vede con chiarezza".

Una parità che, però, in alcune società musulmane s'è stemperata, riducendo il ruolo della donna a guardiana della della casa, ad una dimensione domestica, ancillare, nella quale si ritrova senza alcuna indicazione dottrinale in questo senso. Certo è, comunque, che l'immagine della donna nell'Islam soffre di una generalizzazione frutto di esempi che non possono determinare un giudizio unico. La donna, nei Paesi in cui l'Islam è inteso in senso più letterale rispetto a quelli in cui della religione si fa giustificazione per cristallizzare la società, ha fatto grandi passi in avanti verso il riconoscimento anche ufficiale delle sue capacità. Di ministri donne sono piene le cronache quotidiane di Paesi in cui dimostrano per intero il loro valore, imponendosi in un modo ancora a trazione maschile.

È stato un cammino lungo, difficile, faticoso, anche pericoloso, ma se oggi si può parlare di un "Islam al femminile" significa che la religione di Maometto non è, per usare una definizione di Sandro Menichelli, quel monolite che si alimenta di pregiudizi e in cui la donna deve restare sull'uscio della casa dell'uguaglianza.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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