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Torna la paura sui mercati: venti di crisi da Teheran a Washington

- di: Bruno Coletta
 
Torna la paura sui mercati: venti di crisi da Teheran a Washington
Borse appese alle parole di Powell e ai missili in Medio Oriente. L’Europa spera in un accordo nucleare con l’Iran. Intanto Pechino si muove, e Trump insulta la Fed.
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I mercati tremano, e la geopolitica è di nuovo al centro della scena
La settimana che si apre domani, lunedì 23 giugno, sarà decisiva per capire se il fragile equilibrio tra economia e politica internazionale reggerà ancora. I mercati globali guardano con ansia a tre fronti caldissimi: la guerra tra Israele e Iran alla luce dell’entrata in campo degli Stati Uniti, le nuove tensioni tra Cina e Stati Uniti e il ritorno in scena di Donald Trump con dichiarazioni che minano la fiducia nella Federal Reserve. Il risultato? Investitori paralizzati, volatilità in aumento, materie prime sull’altalena.

Il caso Iran: nucleare, diplomazia e incertezze. Timori dopo escalation dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti
Dopo settimane di escalation tra Teheran e Tel Aviv, un timido spiraglio di trattativa è arrivato venerdì 21 giugno, quando fonti diplomatiche riportate dal quotidiano israeliano Haaretz hanno rivelato una possibile apertura dell’Iran a un nuovo accordo sul nucleare. Un’indiscrezione sufficiente per far rimbalzare le Borse europee, ma che ha lasciato intatti tutti i rischi strategici della regione. Un quadro che è stato rimesso in discussione dall’entrata in guerra degli Stati Uniti con gli attacchi congiunti Usa-Israele su Fordow, Natanz e Isfahan. E con l’Onu che teme la catastrofe.

Occhi puntati su Powell, ma Trump sabota la credibilità della Fed
Negli Stati Uniti, l’attenzione si sposta sul doppio intervento del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, atteso martedì 24 alla Camera e mercoledì 25 giugno al Senato. Ma l’efficacia delle sue parole rischia di essere compromessa dal solito Donald Trump, che in un comizio in Ohio il 20 giugno ha definito Powell “un idiota messo lì per sabotarmi”, come riportato dal New York Times. Non è un dettaglio: ogni attacco alla Fed in un momento di incertezza alimenta il caos sui mercati e indebolisce la risposta monetaria all’inflazione.

Inflazione, consumi e Pce: l’America è a un bivio

Tra i dati più attesi della settimana c’è il deflatore Pce – l’indice preferito dalla Fed per misurare l’inflazione – in uscita venerdì 27. Gli analisti si aspettano un rallentamento moderato, ma i consumi delle famiglie americane restano altalenanti. Se il dato del Pce dovesse sorprendere al rialzo, l’ipotesi di un altro rialzo dei tassi tornerebbe sul tavolo, con effetti potenzialmente devastanti per il mercato immobiliare e per l’azionario.

L’Europa spera, ma è appesa ai dati
Nel Vecchio Continente la settimana inizia con i dati Pmi di giugno, che dovrebbero segnalare un tenue miglioramento nell’attività manifatturiera e nei servizi. Le attese prevedono una crescita dello 0,2% per l’Eurozona. Ma è solo un’illusione ottica: la crescita è troppo debole per essere consolatoria, e tutto dipende dalle mosse future della Banca centrale europea, che continua a muoversi con estrema cautela.
In agenda anche il Consiglio Europeo, che si apre giovedì 26 giugno e si chiude venerdì 27, proprio mentre Francia e Spagna pubblicheranno i dati di inflazione. Da questi numeri dipenderà il tono del dibattito economico europeo: “Serve uno scudo fiscale comune contro l’instabilità geopolitica”, ha dichiarato l’ex commissario Gentiloni in un’intervista al Financial Times. Ma la Germania continua a frenare.

Pechino osserva e prepara le sue mosse
Mercoledì 25 si apre a Pechino il Comitato centrale del Partito Comunista, e i segnali in arrivo dalla Cina potrebbero rivelarsi determinanti. Secondo il South China Morning Post. L’incontro servirà a definire la risposta alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, dopo i nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump il 12 giugno scorso. Ma non solo: ci sono indicazioni che il Politburo stia valutando una presa di posizione più netta sulla crisi iraniana, a sostegno di Teheran.

Un’agenda carica, un mondo fragile

La settimana sarà densa anche di dati macro. Si parte lunedì con i Pmi di Giappone, Francia, Germania, Eurozona e Regno Unito, per poi passare agli Usa. Martedì tocca alla fiducia Ifo tedesca e ai consumatori americani. Mercoledì arrivano i dati sulle auto, il Pil spagnolo, le vendite di case Usa e le scorte di greggio. Giovedì si guarda al Pil americano e ai sussidi. Venerdì chiusura con fiducia dei consumatori (Michigan), inflazione giapponese e redditi Usa.

Ansia, instabilità e una bussola rotta
In questo contesto carico di variabili, la sensazione prevalente è di disorientamento. La bussola della politica monetaria è sotto attacco. Le diplomazie sembrano inseguire la cronaca, non guidarla. E i mercati? Non possono fare altro che reagire, spesso in modo irrazionale.
Le prossime ore non determineranno solo i movimenti di Borsa, ma potrebbero riscrivere gli equilibri globali. E questa volta, nessuno sembra davvero pronto.

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