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Auto in Europa: Italia indietro su vendite ed elettrico

- di: Bruno Coletta
 
Auto in Europa: Italia indietro su vendite ed elettrico
Il mercato europeo cresce ma l’Italia paga indecisione e strategia debole: vendite in calo, elettrico quasi irrilevante.

Il panorama delle immatricolazioni auto in Europa occidentale mostra una dinamica sorprendentemente vivace: a settembre 2025 le vendite sono aumentate del +10,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, spingendo il totale dei primi nove mesi dell’anno verso quota 9,9 milioni di vetture vendute.

Eppure, in Italia la musica è ben diversa: il paese rimane agli ultimi posti della classifica dei grandi mercati europei e, quando si parla di transizione all’elettrico, il risultato è da “retrovia della corsa”. A ottobre le immatricolazioni in Italia segnano un calo del 10,1% rispetto al 2019 e il totale dei primi dieci mesi registra una riduzione del 17,3%.

Un successo europeo, un travaglio italiano

L’accelerazione europea è alimentata dalla forte crescita dei veicoli elettrificati: nel periodo gennaio-settembre 2025 le auto elettriche in Europa Occidentale hanno segnato un +25,4% e una quota di mercato pari al 18,1%.

Ma in Italia la quota delle auto elettriche si è limitata al 5,2% nei primi dieci mesi dell’anno, nonostante una crescita in termini percentuali del 26,6% sul 2024. In altre parole: si parte da basi talmente basse che anche un progresso significativo resta marginale nel contesto europeo.

Quali sono i motivi del gap italiano?

Secondo il Centro Studi Promotor (CSP) le cause sono molteplici: la politica comunitaria sull’auto, con obiettivi stringenti e un’agenda “verde” che punisce fortemente il motore termico, ha generato una pressione elevata sull’industria. L’Italia, in questo quadro, appare in ritardo sia per l’efficacia degli incentivi sia per la diffusione della mobilità elettrica.

In particolare, il CSP sottolinea che «mentre nel resto del mondo il mercato dell’auto ha già ampiamente superato i livelli ante-crisi, l’Italia resta ancora al palo». A ottobre, l’Italia registra un calo del 20,4% rispetto al 2019, contro ad esempio la Spagna che segna un -10,2% e il Regno Unito -14,1%.

Il quadro per paese: Italia, Spagna, Regno Unito, Germania, Francia

Tra i cinque maggiori mercati dell’Europa Occidentale (che assorbono circa il 69,5% delle vendite nell’area) fonti CSP evidenziano la seguente situazione per il periodo gennaio-ottobre:

• Spagna: crescita del 14,9% rispetto all’anno precedente, riduzione del 10,2% rispetto al 2019.
• Regno Unito: +3,9% sul periodo precedente, -14,1% sul 2019.  
• Germania: +0,5% sul periodo precedente, -22% sul 2019.
• Italia: -2,6% rispetto all’anno precedente, -20,4% rispetto al 2019.  
• Francia: -5,4% sul periodo precedente, -27,5% rispetto al 2019.

Risulta così chiaro che l’Italia non è solo “in ritardo”, ma appare in fondo alla classifica dei grandi mercati europei.

Auto elettriche: dove l’Italia fatica

Nel contesto della transizione energetica, il caso italiano è emblematico: nel mese di ottobre l’Italia registra una quota del 5% di auto elettriche sulle immatricolazioni totali, contro il 97,4% della Norvegia, riferimento assoluto del settore (dato CSP).

«Se non si cambia passo – ammonisce il Presidente del CSP Gian Primo Quagliano – la mobilità elettrica resterà un’opportunità persa per il sistema Paese», commenta lo studio.

Quali sono le conseguenze per l’industria e la politica?

La debolezza del mercato auto italiano rischia di avere effetti a catena: imprese meno incentivate a investire, occupazione vulnerabile, rallentamento tecnologico rispetto ai concorrenti. Il fatto che la politica europea dell’auto sia vista dal CSP come «gravosa e in cerca di una revisione significativa» mostra anche un segnale politico: si profila una richiesta di aggiustamento delle regole comunitarie.

Sul versante nazionale, l’Italia deve accelerare sugli incentivi, sulla catena di fornitura dell’elettrico, sulla formazione dei tecnici e su infrastrutture di ricarica adeguate. Ne va della competitività delle case automobilistiche italiane e della filiera produttiva. Alcuni operatori segnalano inoltre che la domanda privata è in flessione, mentre le flotte aziendali e il noleggio continuano a rappresentare la parte trainante del mercato.

Uno sguardo al futuro

Da una parte l’Europa sembra aver messo la marcia giusta: una crescita robusta, un’elettrificazione in forte rilancio, e marchi cinesi che stanno erodendo quote storiche. Dall’altra l’Italia rischia di restare ai margini della festa, salvo un cambio di passo rapido e deciso.

In sintesi, il mercato dell’auto in Italia non solo non cresce come quello europeo, ma viaggia con un handicap doppio: volumi sotto i livelli ante-crisi e un’adozione dell’elettrico che stenta. In un mondo che corre verso la mobilità del futuro, l’Italia rischia di restare ferma sulla linea di partenza.

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