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Metsola a Kiev, la rappresentanza europea nella città ferita

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Metsola a Kiev, la rappresentanza europea nella città ferita

Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, è atterrata questa mattina a Kiev. Non si tratta di una visita di cortesia, ma di un gesto politico ad alta densità simbolica: l’Eurocamera apre un proprio ufficio di rappresentanza nella capitale ucraina. Un radicamento istituzionale che intende consolidare il messaggio: l’Ucraina non è soltanto partner militare o destinataria di aiuti, ma parte integrante del futuro europeo.

Metsola a Kiev, la rappresentanza europea nella città ferita

La scelta di Metsola, che incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky e il capo della Verkhovna Rada Ruslan Stefanchuk, afferma la volontà di ancorare l’adesione ucraina a un percorso parlamentare condiviso, più che a un negoziato astratto tra governi.

Kiev come frontiera europea
Nel linguaggio geopolitico, l’apertura di una sede istituzionale ha un valore che eccede la diplomazia. Significa assumere Kiev come capitale europea di fatto, pur in un contesto bellico. Non è casuale che l’inaugurazione arrivi in una fase di guerra logorata, dove i fronti scorrono lenti e la stanchezza occidentale rischia di insinuarsi. Bruxelles sceglie così di alzare la posta: non un segnale episodico di solidarietà, ma un radicamento duraturo che lega il destino dell’Ucraina al cuore del progetto comunitario.

La “pace giusta” e la guerra lunga
Metsola ribadirà anche l’impegno dell’Ue per una “pace giusta”. Una formula che implica la condanna dell’aggressione russa e la negazione di compromessi territoriali imposti dalla forza. Ma la stessa espressione fotografa l’ambiguità di fondo: come costruire una pace giusta in un conflitto che, a due anni e mezzo dall’inizio, non offre spiragli negoziali? L’Eurocamera, con la sua presa di posizione, non fornisce soluzioni immediate ma rafforza la narrativa di un’Europa schierata, che accetta i costi economici e politici delle sanzioni come prezzo di una visione strategica di lungo periodo.

Verso l’adesione, tra resistenze e accelerazioni
Il vero nodo resta l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Per Kiev l’apertura della rappresentanza equivale a una promessa: l’Europa non tornerà indietro. Per molti Stati membri, tuttavia, restano aperti i dubbi sulla sostenibilità economica e istituzionale di un allargamento a un Paese in guerra, segnato da fragilità strutturali e da una ricostruzione tutta da finanziare. L’ufficio del Parlamento europeo a Kiev non scioglie queste contraddizioni, ma le rende più visibili. È l’ennesimo passo di una marcia che non può più fermarsi senza tradire le aspettative create.

La capitale come laboratorio politico
Kiev, oggi, non è soltanto una città sotto assedio. È il laboratorio di un’Europa che deve ridefinire i
propri confini, il proprio rapporto con la Russia e la propria capacità di agire come attore strategico globale. La visita di Metsola ne è il riflesso più chiaro: non un atto protocollare, ma l’affermazione che il Parlamento europeo intende essere parte della ricostruzione politica e materiale dell’Ucraina. Da capitale bombardata a capitale europea: il viaggio è ancora lungo, ma Bruxelles ha deciso di percorrerlo con Kiev, non sopra Kiev.

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