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Agenas: “Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche migliori ospedali italiani”

- di: Barbara Bizzarri
 
Agenas: “Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche migliori ospedali italiani”

La classifica stilata dall'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali su mandato del ministero della Salute, ha evidenziato due strutture, la prima privata, la seconda pubblica, che hanno riportato una valutazione di qualità alta o molto alta per almeno sei aree cliniche su un totale di otto: Cardiocircolatorio, Respiratorio, Chirurgia Generale, Chirurgia Oncologica, Osteomuscolare, Nefrologia, Sistema nervoso, Gravidanza e parto. Tra le 331 strutture italiane valutate per almeno sei aree cliniche, evidenzia il Programma Nazionale Esiti dell'Agenzia, l'Humanitas di Rozzano ha ottenuto una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate, cioè sette su otto, tra i privati. L'azienda marchigiana ha invece ottenuto un giudizio migliore tra le strutture pubbliche, con qualità alta o molto alta in sei aree.

Agenas: “Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche migliori ospedali italiani”

Per l'area Cardiovascolare, al top della qualità c'è l'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze mentre, per Chirurgia Oncologica, le quattro strutture con livello di qualità più alta sono l'Ospedale di Mestre, l'Azienda Ospedale Università di Padova, lo stabilimento Umberto I G.M. Lancisi (Ancona) e il Policlinico Universitario Gemelli di Roma. La Regione che presenta invece la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto elevato per Gravidanza e parto è l'Emilia Romagna, con 11 strutture su 17, pari al 65%.

Più nello specifico, l'area Cardiovascolare è valutata attraverso sei indicatori e viene applicata una soglia di volume per struttura per il bypass aorto-coronarico di almeno 360 interventi negli ultimi due anni. Nel caso in cui la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è valutato di qualità molto bassa, indipendentemente dall'esito. Su un totale di 562 strutture valutate in quest'area, soltanto 55 sono quelle con tutti gli indicatori calcolabili: tra queste, quella di Careggi è l'unica che raggiunge un livello di qualità molto alto, che resta comunque alto in altre 17.

Nell'area della Chirurgia Oncologica, invece, sono stati analizzati tre indicatori e il vincolo applicato almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 per il colon. Le strutture che risultano aderenti a tutti gli indicatori sono 116, fra cui quattro con livello molto alto, ovvero, Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I - G.M. Lancisi di Ancona e Policlinico Universitario Gemelli di Roma. Altre 28 strutture sono state valutate con un livello di qualità elevato. Per quanto riguarda l’area Gravidanza, tra le donne straniere si evidenzia un numero minore di tagli cesarei ma un alto rischio di riospedalizzazione. Per le ospedalizzazioni evitabili infine, tra la popolazione straniera emergono tassi superiori per infezioni del tratto urinario, complicanze del diabete e ipertensione arteriosa. 

Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere tuttavia, sottolinea il Rapporto, convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso: aumenta però, nel complesso, il numero degli ospedali italiani classificati ad alta qualità per la maggioranza delle prestazioni, sempre secondo quanto risulta al PNE. La proporzione di strutture con livello di qualità alto o molto alto per almeno il 50% dell'attività svolta, rileva Agenas, è salita rispetto al 2021, passando dal 23 al 26% el 2022.  Considerando le varie aree di intervento, il PNE registra tuttavia "disuguaglianze nell'assistenza sanitaria". In riferimento all'area Cardiovascolare, ad esempio, si è registrata anche nel 2022 una proporzione minore di donne con infarto che accedono tempestivamente all'angioplastica coronarica: il 43% rispetto al 54% degli uomini. Questo si traduce in un aumento della mortalità a trenta giorni. Per la frattura di femore nei pazienti oltre i 65 anni si segnala invece uno svantaggio per gli uomini nella tempestività dell'intervento: il 46% rispetto al 51% delle donne.

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