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Minervino Murge: caso simbolo nella lunga battaglia alla Xylella

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Minervino Murge: caso simbolo nella lunga battaglia alla Xylella
Minervino Murge diventa oggi il simbolo di un argine riuscito nella lunga lotta della Puglia – e dell’Italia intera – contro la Xylella fastidiosa, il batterio che ha riscritto la geografia agricola del Sud Italia e messo in crisi l’identità produttiva di un intero territorio. I dati diffusi in Commissione consiliare dall’Osservatorio fitosanitario regionale parlano chiaro: su oltre 8.000 campioni analizzati in un raggio di 2,5 chilometri dal punto in cui, lo scorso aprile, era stato rinvenuto un ulivo infetto, tutti i test sono risultati negativi. Una notizia che assume un valore nazionale in una battaglia lunga ormai oltre dieci anni.

Minervino Murge: caso simbolo nella lunga battaglia alla Xylella

Da quando, nel 2013, la Xylella è comparsa nel Salento, la vita di agricoltori, comunità rurali e istituzioni è stata stravolta. La sottospecie pauca ha causato la morte di milioni di ulivi, trasformando interi paesaggi e mettendo in ginocchio una filiera che valeva miliardi. Le immagini delle distese di alberi secolari sradicati sono diventate il simbolo di una crisi ambientale, economica e identitaria. Le misure previste dal Regolamento europeo, come l’eradicazione immediata delle piante infette e il monitoraggio continuo in zone cuscinetto, hanno spesso incontrato ostacoli nella loro applicazione: proteste locali, ricorsi, disinformazione, resistenze culturali. Ma hanno anche impedito che il contagio avanzasse più rapidamente verso il Nord.

La nuova geografia della minaccia

Nel corso degli anni, la Xylella ha fatto registrare nuovi focolai in territori fino ad allora ritenuti indenni. La sottospecie multiplex è stata rinvenuta nell’area di Santeramo, la fastidiosa fastidiosa a Triggiano. Ogni nuova positività è stata accompagnata da allarmi mediatici, mobilitazioni tecniche e richieste di risposte urgenti. In questo contesto, il caso di Minervino Murge rappresentava un potenziale punto di svolta negativo: un ulivo infetto rinvenuto in una zona chiave, sul confine tra aree olivicole ancora intatte e territori già colpiti. Da qui l’urgenza del monitoraggio, l’intervento immediato di eradicazione della pianta e l’attivazione della sorveglianza intensiva da parte di Arif e Osservatorio fitosanitario.

Una notizia che cambia lo scenario

“Non si spiega ancora, dal punto di vista fitosanitario, come quell’albero sia stato infettato”, ha detto Salvatore Infantino, dirigente dell’Osservatorio, durante l’audizione in Commissione regionale. Ma il risultato dei test – tutti negativi – offre ora la possibilità concreta di dichiarare la zona indenne. “Come è già avvenuto per Canosa”, ha ricordato la consigliera Grazia Di Bari (M5s), promotrice dell’audizione. La prudenza resta d’obbligo, ma questa volta la notizia è buona: la presenza del batterio sembra non aver attecchito.

La voce dell’assessore: “Pulizia e monitoraggio sono la chiave”

Per l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia (nella foto), il caso Minervino è la dimostrazione di quanto la prevenzione conti. “Il fatto che si sia trovata una sola pianta infetta è segno che il monitoraggio è efficace”, ha dichiarato. Ma ha anche rilanciato un tema delicato: quello della pulizia dei terreni, spesso trascurata dai privati e dagli enti locali. La vegetazione spontanea lasciata proliferare può infatti favorire l’insediamento dell’insetto vettore, la Philaenus spumarius, noto anche come sputacchina. “Su questo – ha detto Pentassuglia – nessuno può permettersi di transigere”.

Una lezione nazionale su vigilanza e responsabilità


Il caso Minervino Murge, in un’Italia che ancora fa i conti con la lentezza di alcune risposte emergenziali, dimostra che la lotta alla Xylella può essere affrontata in modo coordinato e scientificamente fondato. Ma mostra anche i limiti storici di una reazione che, per troppo tempo, è stata ostacolata da negazionismi, incertezze istituzionali, mancanza di visione e, in alcuni casi, da una sottovalutazione del problema. A oltre un decennio dai primi focolai, la battaglia non è conclusa: la minaccia è ancora viva, il rischio di nuovi contagi sempre possibile. Eppure, Minervino oggi racconta una storia diversa: quella di una sorveglianza che ha funzionato, di un intervento tempestivo, e di una comunità che potrebbe essere risparmiata dalla sorte toccata ad altri.

Verso un nuovo paradigma di gestione fitosanitaria

Dalla tragedia del Salento, il sistema si è evoluto. L’esperienza pugliese può ora rappresentare un modello per tutta l’Unione europea, sempre più consapevole dell’importanza della difesa integrata e della collaborazione tra livelli di governo. La proposta di dichiarare Minervino Murge zona indenne non è solo una buona notizia per la BAT, ma un messaggio chiaro: con la vigilanza, il rigore e la trasparenza, anche contro i peggiori nemici della nostra agricoltura si può vincere. Un messaggio che parla all’intero Mezzogiorno, alla politica, alle istituzioni scientifiche, ma anche alle comunità locali, chiamate oggi più che mai ad assumersi un ruolo attivo nella difesa del paesaggio e della sicurezza agroalimentare.
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