Antico Egitto, in mostra a Modena la collezione segreta degli estensi

- di: Barbara Bizzarri
 

Nell’inventario cinquecentesco delle "cose di guardaroba" appartenenti al Duca Alfonso II d’Este, spicca un prezioso frammento di statua in basalto nero del VII secolo a.C., proveniente dall'antica città di Menfi, volto a sottolineare una fascinazione per le meraviglie egizie che si riaffermò nel 1830 quando Francesco IV d’Austria-Este riuscì ad acquisire il grande sarcofago di Menis, capolavoro in calcare bianco rinvenuto a Saqqara, che conserva un'iscrizione del celebre "Libro dei Morti".

Antico Egitto, in mostra a Modena la collezione segreta degli estensi

La passione per l’antico Egitto, tra mistero e fascino, ha pervaso le scelte della dinastia estense lungo i secoli, con una particolare inclinazione verso il collezionismo di antichità esotiche, ed è ora ravvivata nella mostra Riflessi d’Egitto – Fascinazioni e tracce nelle raccolte estensi, aperta al pubblico alle Gallerie Estensi di Modena da domani al 4 maggio. Con oltre 150 reperti, per lo più mai esposti al pubblico, l’esposizione invita a scoprire un capitolo poco noto della storia della casata e dell’interesse per l’arte e la cultura dell’Egitto antico.

Al centro della mostra vi sono statue, sarcofagi, bronzetti, amuleti e scarabei che testimoniano l’ampiezza e la complessità di questa collezione secolare, la cui storia è stata attentamente ricostruita attraverso documenti, cataloghi e diari di viaggio. "Voraci collezionisti, oltre che grandi committenti", così li descrive Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi. "Hanno saputo raccogliere opere straordinarie non solo di pittura e scultura, ma anche pezzi importanti di ogni genere e epoca".

L’interesse per l’Egitto, come spiega Necci, si manifestò già nel Cinquecento e costituisce una peculiarità poco conosciuta del collezionismo estense. La mostra, infatti, intende dare risalto a questo tema grazie alla catalogazione delle opere e a prestiti significativi provenienti dal Museo Egizio di Torino, dal Teatro Comunale di Modena, dall’Archivio di Stato e dall’Accademia Militare di Modena.

Curata da Maria Chiara Montecchi, la mostra espone una vasta collezione di bronzetti votivi, raffiguranti divinità e animali sacri come il gatto, offerti dai fedeli nei templi per ottenere la benevolenza divina. Di grande rilievo sono anche 19 statuette "ushabti", tra cui una decina appartenenti al corredo funerario del “sovrintendente dell’esercito” Psamtek-sa-neit, vissuto nel VII secolo a.C. Una sezione è dedicata a una serie di amuleti e scarabei incisi, realizzati in pietre dure e maiolica, potenti simboli di protezione e devozione.

Un contributo fondamentale alla raccolta è stato offerto dal marchese Obizzi, che donò ai duchi estensi un imponente corpus di opere, tra cui spiccano 16 pezzi in prestito dal Museo Egizio di Torino, tra cui due stele, vasetti da cosmesi in alabastro e statuette policrome in ceramica e legno, appartenenti a una delle più antiche sezioni del museo torinese.

La mostra presenta anche una sezione evocativa dedicata ai grandi viaggi in Egitto del XIX secolo, ispirati dall’egittomania, con particolare riferimento al viaggio intrapreso nel gennaio 1864 da Francesco V d’Austria-Este che lo condusse fino in Terra Santa. Un suggestivo omaggio all'Egitto viene infine reso con riferimenti cinematografici e teatrali, celebrando una passione che ha saputo influenzare l'immaginario estetico estense attraverso le epoche.

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