FOTO: “Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure”, Allestimento
A Roma un Picasso che sorprende
“Un anarchico sotto sorveglianza”. Fu bollato così dalla polizia Pablo Picasso al suo arrivo in una Francia xenofoba e appena uscita dall’Affaire Dreyfus. Eppure l’artista andò avanti, costruendo ostinatamente la sua opera nonostante i problemi con le istituzioni francesi per ben quarantacinque anni.
Ma quali furono i motivi di questo trattamento? Lo scopriremo visitando la bella mostra “Picasso lo straniero”, un viaggio avvincente tra oltre 100 opere - e un nucleo inedito - una sezione dedicata agli anni trascorsi dal pittore a Roma, nel 1917, e un approfondimento sulla ceramica come pratica sovversiva.
Organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte, ospitata al Museo del Corso - Polo Museale fino al 29 giugno, la mostra, realizzata grazie alla collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, il Palais de la Porte Dorée con il Musée national de l’histoire de l’immigration, il Museu Picasso Barcelona, il Musée Picasso di Antibes, il Musée Magnelli - Musée de la céramique di Vallauris e importanti e storiche collezioni private europee, è curata da Annie Cohen-Solal.
Da non perdere alcuni inediti come Bosco su un versante montano dal Museo Picasso di Barcellona e Al Ristorante del 1900 da una collezione privata
A Torino arriva Gauguin
L’avventura umana e artistica di Paul Gauguin va in scena al Mastio della Cittadella – Museo Storico Nazionale d’Artiglieria di Torino, grazie alla mostra intitolata Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure prodotta da Navigare srl con il patrocinio della Regione Piemonte e di Città di Torino.
Ad attendere i visitatori fino al 29 giugno saranno oltre 160 opere, tutte provenienti da collezioni private italiane, francesi e belghe, e da alcune collezioni museali francesi e italiane, tra xilografie, disegni e litografie realizzate da Gauguin, insieme a due lavori a lui attribuiti: l’olio su tela Femme de Tahiti (1891) e l’acquerello Paysage Tahitien. Al centro del percorso sono 23 xilografie del Diario di Noa Noa (1893-94), scritto dall’artista durante il suo primo soggiorno nella Polinesia francese e arricchito da sue illustrazioni realizzate con l’antica tecnica dell’incisione su legno, stampate da Daniel de Monfreid.
Leonor Fini brilla a Milano
“Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: Io sono. Nasce da questa affermazione identitaria irrevocabile e potente di Leonor Fini la mostra che Palazzo Reale a Milano dedica fino al 22 giugno alla poliedrica artista. Oltre cento opere tra dipinti, disegni, fotografie, costumi e video restituiscono un ritratto completo dell’artista, testimoniando la versatilità della sua produzione che spazia dalla pittura alla moda, dalla letteratura al teatro.
Il macabro e il minaccioso, il rapporto con la sessualità e la famiglia, la rappresentazione del corpo, l’interesse per gli aspetti rituali e i fenomeni di metamorfosi sono alcuni dei temi che caratterizzano l’opera di questa artista dirompente.
L’Autoritratto con il cappello rosso invita, al termine del percorso, a“diventare” Leonor Fini, in un ambiente che gioca con specchi, fotografie e scritte che ne evocano il carattere libero e rivoluzionario.
Forlì
La Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e il Museo Civico San Domenico presentano la mostra Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie. Fino al 29 giugno l’esposizione diretta da Gianfranco Brunelli e curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice, si dipana dall’ex Chiesa del San Giacomo fino alle grandi sale del primo piano che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico.
Sotto la lente, l’autoritratto, che, dall’antichità al Novecento, è il sublime ricordo del mito di Narciso, raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi: il rispecchiamento di Narciso è l’auto-rispecchiamento dell’artista. Nel suo De pictura (1435) Leon Battista Alberti riprende come modello per gli artisti la figura che si specchia nella fonte, introducendo la figura dell’artista come uomo di lettere, protagonista del proprio tempo. Il Narciso di Alberti dà l’avvio al ruolo dell’artista nella modernità, che consegna la propria immagine ai posteri rendendo eterna la propria opera.
Come sottolinea Gianfranco Brunelli, direttore delle Grandi Mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, “Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato per ogni artista una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento. Poi serve uno specchio”.