Dalla fotografia di Franco Fontana alla Pop Art, gli appuntamenti del weekend

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Anna Comba, Week-end (für alle Freunde der Musik), 1966, fotografia su tela, 105 x 75 cm, Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Museo Sperimentale. Su concessione della Fondazione Torino Musei (foto Paolo Robino 2017)

A Brescia 90 anni con Franco Fontana

Un percorso in progressiva elevazione guida il visitatore del Museo di Santa Giulia da scene dense di umanità verso paesaggi che si dissolvono lentamente fino a diventare astratti.

Partendo dall’assunto che, per Franco Fontana, tutto è o diventa paesaggio, la rassegna Franco Fontana. Colore, uno degli appuntamenti più attesi della VII edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, ripercorre la ricerca del maestro emiliano, tra i pionieri della fotografia a colori, 90 anni compiuti da poco.

Nella scelta di rendere il colore protagonista in quanto messaggio e attore principale della scena (piuttosto che come mezzo o fatto casuale) Fontana è stato un geniale precursore, decisamente in controtendenza rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi che hanno a lungo considerato il colore un retaggio della pubblicità, del giornalismo e dei souvenir di famiglia.

La mostra – che abbraccia 122 immagini realizzate tra il 1961 e il 2017 – è il frutto di un lungo e significativo lavoro di indagine e restauro sulle opere dell’artista, analogiche e digitali, che ha dato vita a un corpus di immagini capace di raccontare il lungo lavoro del maestro.

A Roma il fascino dell’Oriente nella collezione di Giuseppe Primoli

Fino all’8 settembre il Museo Napoleonico di Roma ospita una piccola ma raffinata mostra dedicata al collezionismo di arte orientale e giapponese. All’interno di Palazzo Primoli, che ospita il Museo Napoleonico, il percorso Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente racconta il gusto e l’interesse per l’Oriente da parte del conte e della famiglia Bonaparte-Primoli, rivelando l’influenza che l’arte del Giappone, del continente asiatico e dell’Oriente in generale, hanno esercitato sulla cultura e sul collezionismo europeo del tardo Ottocento.

Bibliofilo appassionato e fervido collezionista, il conte Primoli trascorse la gioventù a Parigi, alla corte di Napoleone III, negli anni in cui imperava la moda del japonisme. A contatto con gli stimolanti ambienti letterari e artistici parigini coltivò il gusto per l’arte orientale stringendo amicizia con molti tra i “giapponisti” francesi più celebri del tempo, come i fratelli Edmond e Jules de Goncourt, Émile Zola e Pierre Loti.

Dalle collezioni del Museo Napoleonico e dalla Fondazione Primoli giungono in mostra le opere esposte. Assolutamente da non perdere il ventaglio di seta con paesaggio giapponese dipinto ad acquerello da Giuseppe De Nittis a Parigi intorno al 1880 per la principessa Mathilde Bonaparte e una selezione di 14 kakemono appartenuti a Giuseppe Primoli. Queste strisce rettangolari di carta o tessuto di lunghezza variabile, da appendere in verticale, dipinte ad acquerello e inchiostro, sono abbellite con soggetti classici della pittura giapponese, fiori, rami con foglie e frutti, uccelli, gufi, gru, aironi, farfalle, paesaggi lacustri. A rendere unica questa collezione è la presenza di firme, dediche e componimenti autografi apposti sui kakemono da poeti, scrittori, personaggi di spicco della scena culturale italo-francese dell’epoca, da Émile Zola a Paul Valery, da Gabriele D’Annunzio a Giovanni Verga.

A Pistoia va in scena la Pop Art

Fino al 14 luglio Palazzo Buontalenti, a Pistoia, accoglie la mostra ’60 Pop Art Italia realizzata da Fondazione Pistoia Musei e promossa da Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

La rassegna, curata da Walter Guadagnini, snocciola 70 opere che ricostruiscono le vicende della Pop Art in Italia attraverso i suoi più illustri esponenti, da Mario Schifano a Tano Festa, da Franco Angeli e Mimmo Rotella a Mario Ceroli e Pino Pascali.

I prestigiosi prestiti provengono da alcune importanti istituzioni pubbliche come la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici Fiorentini, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da collezioni private come quella di Intesa Sanpaolo o da gallerie e collezionisti che possiedono alcuni capolavori di questi artisti.

Prendendo avvio da Venezia, con la storica Biennale d’Arte del 1964, che ospita quattro artisti americani che anticipano la Pop Art, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Jim Dine e Claes Oldenburg, il viaggio si conclude con Richard Hamilton e Andy Warhol. Del primo si presenta una delle sue opere più conosciute, Swingeing London, che ritrae il musicista Mick Jagger e il gallerista Robert Fraser durante il loro arresto per droga, nel 1967. Di Warhol è invece esposta una serigrafia della serie Flowers, che racconta un immaginario psichedelico che segnerà a sua volta gli anni Settanta ormai alle porte.

Alla Magnani Rocca tutto Bruno Munari

Il critico d’arte Pierre Restany lo aveva definito il Leonardo e il Peter Pan del design italiano.

Bruno Munari, una delle più iconiche figure del design e della comunicazione visiva del XX secolo, sbarca nella celebre Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo, non lontano da Parma.

Settant’anni di idee e di lavori che abbracciano tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia, si riversano nella grafica, negli oggetti, nelle opere d’arte, frutto di un metodo progettuale che si va precisando con gli anni, con i grandi corsi nelle università americane e con il progetto più ambizioso, che è quello dei laboratori per stimolare la creatività infantile, dal 1977 tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare.

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