Lovaglio rilancia: “Più valore per tutti, anche sotto il 66,67%”. Dividendi al 100%, Generali nel mirino, Mediobanca accusata di difendersi invece che innovare.
(Foto: Luigi Lovaglio, Amministratore delegato di Mps).
Mps non molla Mediobanca: sinergie possibili anche senza il controllo
Luigi Lovaglio non arretra. L’amministratore delegato di Banca Mps ha ribadito l’obiettivo di conquistare il 66,67% del capitale di Mediobanca attraverso l’offerta pubblica di scambio lanciata a luglio. Ma ha anche chiarito che il progetto industriale potrà comunque decollare anche con una quota inferiore, persino sotto la soglia di maggioranza assoluta. “Ci vorrà solo più tempo, ma le sinergie saranno realizzabili lo stesso”, ha detto.
Una mossa che non sorprende: già in occasione del lancio dell’Ops, il 3 luglio, lo stesso Lovaglio aveva dichiarato che una partecipazione tra il 35% e il 50% potrebbe bastare per esercitare un controllo di fatto su Mediobanca. Il progetto è chiaro: costruire un polo bancario nazionale forte, diversificato e competitivo, agganciando due storici bastioni della finanza italiana.
Un’offerta per liberare potenziale, non per conquistare
Lovaglio ha poi alzato il tono contro il management di Mediobanca, che ha finora respinto al mittente l’offerta con motivazioni giudicate deboli: “Hanno un approccio strategico erratico, con una ratio non chiara”, ha detto. “Difendono lo status quo più che cercare di creare valore. La nostra proposta serve a liberare il loro potenziale”.
Il ceo di Mps insiste sul fatto che la combinazione con Mediobanca “rende i nostri utili più resilienti” grazie a un modello integrato e meno esposto ai rischi ciclici. È una visione di lungo periodo, in controtendenza rispetto alla difesa corporativa della governance di Piazzetta Cuccia. “Noi abbiamo sempre mantenuto le promesse, e anche stavolta lo faremo”, ha assicurato.
Dividendi da record e payout pieno già nel 2025
Il piano industriale di Mps è ambizioso anche sul fronte della remunerazione agli azionisti. Dopo un primo semestre 2025 sopra le attese, Lovaglio ha annunciato che la banca sta valutando di anticipare il payout ratio al 100% già da quest’anno, anziché aspettare il 2026 come previsto inizialmente.
Un segnale forte, che potrebbe attrarre nuovi investitori in un momento cruciale. “Siamo fiduciosi che la performance della seconda metà dell’anno ci permetterà di procedere in questa direzione”, ha affermato. E non è tutto: in futuro, Mps potrebbe adottare la politica dei dividendi ad interim già utilizzata da Mediobanca. Un allineamento strategico che rafforzerebbe la credibilità dell’offerta di integrazione.
Dopo Axa, anche Generali all’orizzonte
Nel corso della call, il ceo ha lanciato un’altra freccia: se l’integrazione con Mediobanca dovesse andare in porto, si aprirebbero nuove opportunità con Generali, storico azionista dell’istituto milanese. “La nostra partnership con Axa scade nel 2027. In quel momento, con una nuova struttura societaria, potremmo aprire un nuovo dialogo con Trieste”, ha dichiarato.
È un altro tassello del mosaico che Lovaglio sta costruendo: una banca più grande, più solida, con un presidio assicurativo rafforzato e una capacità maggiore di generare ricavi stabili nel tempo.
I mercati ci credono: la sfida è sul tempo
Il mercato ha risposto con prudente ottimismo. Da quando è stata annunciata l’offerta, il titolo Mps ha guadagnato oltre il 10%, mentre Mediobanca resta volatile, con il fronte contrario all’Ops che continua a mobilitarsi. Il consiglio di amministrazione di Mediobanca, riunitosi il 17 luglio, ha respinto formalmente l’offerta, definendola “non nell’interesse degli azionisti”. Ma il fronte contrario non è monolitico. Alcuni fondi non escludono di aderire all’Ops se migliorata.
Lovaglio, intanto, lavora sui tempi: l’offerta dovrebbe concludersi entro ottobre. Il nodo resta la soglia di adesione, ma la linea è tracciata. Anche con una quota inferiore al 66,67%, Mps potrebbe entrare in Mediobanca come primo azionista, condizionandone le scelte strategiche e avviando, seppur più lentamente, l’integrazione operativa.
La partita vera è sulla governance
Al di là dei numeri, la vera battaglia si gioca sul terreno della governance. Mps mira a scardinare un modello consolidato, in cui Mediobanca ha sempre difeso con tenacia la propria autonomia. Lovaglio propone una visione industriale espansiva, ma anche una sfida politica alla finanza milanese.
Il dossier Mediobanca non è solo una questione di quote: è il campo di battaglia tra due modelli di banca, tra chi vuole consolidare e chi vuole trasformare. E in un sistema bancario che vede sempre più protagonisti italiani alla ricerca di scale più grandi e funzioni più integrate, la mossa di Mps sembra tutt’altro che isolata.