Bayrou cade, Le Pen incalza e l’Assemblea è un campo minato: politica a colpi di crisi.
(Foto: il presidente francese Emmanuel Macron).
Macron sull’orlo del burrone e Le Pen che reclama merito
La crisi istituzionale a Parigi si è trasformata in un tornado politico. La sfiducia che ha travolto il governo ha lasciato l’Eliseo a fronteggiare uno scenario senza rete di protezione. In questo vuoto, Marine Le Pen incalza e scandisce la sua linea: “Un presidente non sbaglia mai a sottoporsi al popolo”, afferma la leader, rivendicando che lo scioglimento dell’Assemblea non sarebbe un vezzo ma uno strumento per sbloccare l’impasse. Il messaggio è chiaro: se le urne consegneranno una maggioranza assoluta, il Rassemblement National è pronto a puntare Matignon “prima delle presidenziali”.
Ko al governo: fragilità, proteste e conti in rosso
La caduta dell’esecutivo affonda in un terreno franoso fatto di misure di austerità impopolari, di conti pubblici sotto pressione e di una maggioranza parlamentare incapace di reggere l’urto. La discussione sulla legge di bilancio è il detonatore possibile: con il Paese diviso in blocchi, ogni voto rischia di trasformarsi in un referendum sulla tenuta del sistema. Intanto, sullo sfondo, crescono inquietudini sociali e sindacali: la parola d’ordine è prudenza, ma la strada è disseminata di mine politiche.
Le Pen si riorganizza, Macron tra emergenza e possibile duello
Il Rassemblement National capitalizza l’onda lunga. Il lavoro sotterraneo su selezione dei candidati, formazione e disciplina mediatica prova a evitare gli errori del passato. L’obiettivo è semplice e brutale: arrivare al voto come primo polo, trasformando la centralità parlamentare in governabilità. Dall’altra parte, Emmanuel Macron si muove sul filo: nominare un nuovo premier di profilo moderato per evitare elezioni anticipate o spingere il tasto dello scioglimento. Una mossa sbagliata può consolidare l’avversario, una mossa giusta può solo comprare tempo.
La Francia in bilico: premonizioni 2027
Qualunque scelta oggi riverbera sul 2027. La macchina delle presidenziali si alimenta delle percezioni: chi garantisce stabilità, chi incarna il cambiamento, chi paga il conto dell’instabilità. Le Pen parla al malessere diffuso, Macron al bisogno di continuità europea. Il rischio è un lungo inverno di paralisi decisionale, con la Francia sospesa tra riforme rinviate e un’agenda interna dettata dall’emergenza.
Il governo è caduto, il Parlamento è una trincea e l’opzione urne è tornata sul tavolo. Le Pen spinge per il voto, Macron valuta le mosse. Bilancio pubblico fragile, nervi sociali scoperti e un 2027 che incombe: questa è la cornice in cui si decidono le prossime settimane.