GABRIELE PICCO, CLOUD, 2005, STAMPA FOTOGRAFICA, 100 X 134 CM, GALLERY HOTEL ART DI VICOLO DELL’ORO
Nuvole vibranti, vestite ora di rosa, ora di azzurro, viola dell’alba, rosso tramonto, si stagliano verso orizzonti infiniti come animate dal soffio vitale della luce.
C’è una Nuvola che rievoca un’Italia nostalgica, sospinta da sogni collettivi, un immaginario che appartiene a un passato non troppo lontano. Questa Nuvola, declinata in diverse versioni, ha girato il mondo toccando piazze e luoghi iconici, diffondendo il fascino del belpaese del boom economico. D’altronde le nuvole, tra le prime immagini che impariamo a disegnare da bambini insieme alle casette e al sole, richiamano quella dimensione di leggerezza e spensieratezza che accompagna l’infanzia e che l’arte è in grado di restituire allo sguardo adulto.
Eccole le Nuvole di Gabriele Picco inondare per la prima volta Firenze. Dal 20 marzo a ottobre negli spazi del Gallery Hotel Art di Lungarno Collection l’artista bresciano sarà protagonista con la mostra Carrying a cloud, a cura di Valentina Ciarallo.
Lungarno Collection torna così a “parlare” e nutrirsi d’arte con un nuovo progetto che arricchisce la sua rosa di collaborazioni. Gli spazi di Vicolo dell’Oro 5 accolgono adesso l’artista visivo e scrittore che nel suo versatile percorso ha esplorato i rapporti ossimorici tra temi universali come la vita e la morte, il sogno e la realtà, soffermandosi sulle contraddizioni dell’uomo e della società contemporanea.
Al suo ingresso negli spazi dell’Hotel, il visitatore si trova a tu per tu con le nuvole, uno dei soggetti più ricorrenti nelle opere di Picco, e al tempo stesso, tema iconografico da sempre presente nella storia dell’arte, dalle rappresentazioni trecentesche di Giotto, connotate da una valenza simbolica e narrativa, alle visioni oniriche e surreali di René Magritte.
Pur sottolineandone l’intrinseca contraddizione e ambiguità che rappresentano, Picco le reinventa, trasformandole in entità sospese tra il concreto e l’effimero, tra il reale e l’immaginario, in un costante rimando alla dimensione artistica pasoliniana evocata nel cortometraggio del 1967 “Che cosa sono le nuvole?”, a cui l’artista fa spesso riferimento.
Le nuvole di Picco diventano allegorie della vita, caricandosi di quella dimensione poetica e surreale che l’artista traduce in schizzi, disegni, sculture e scrittura. Lo sguardo sprofonda tra queste forme mistiche, impalpabili ed evanescenti, incrocia sagome insolite e inafferrabili che rimandano a un universo infinito di possibilità.
Ma forse l’ospite più sorprendente è il modello storico dell’automobile Fiat 500 modello D color crema del 1964, un’icona senza tempo. Al Gallery Hotel Art l’auto del popolo, accessibile a tutti, che ha incarnato un’epoca e uno stile di vita, si trasforma in una scultura gigante. Sul portapacchi, al posto delle valigie, fa capolino una nuvola dalle dimensioni irreali. L’opera Nuvola rievoca un’Italia nostalgica, speranzosa e fatta di sogni.
Attraverso questi insoliti soggetti, protagonisti anche della serie degli inediti “Cieli bucati”, Picco ci insegna che le nuvole, non si limitano a fluttuare ma devono anche essere ammaestrate. Ci pensa l’“ammaestratore di nuvole”, un personaggio curioso protagonista del “teatro della vita” che viviamo tutti i giorni. Simile a un direttore d’orchestra con cilindro in testa, dirige una sinfonia di sogni per comporre un’armonia eterea. In Dipingi la tua vita incontriamo un buffo omino, anch’esso uscito da un teatrino dell’assurdo. La testa deforme diventa una tavolozza, la stessa che serve per colorare la propria esistenza. Un invito, forse, a dipingere la vita seguendo le proprie aspirazioni, e imprimendo sogni e possibilità infinite.
Ma a Firenze l’artista dall’estetica giocosa e senza tempo porta anche i lavori meno recenti come Trasportatori di arcobaleno e lo scalatore di carote (2017) esposti per la prima volta. I visitatori sprofondano in un immaginario in cui una bellezza impalpabile, come quella degli arcobaleni, diviene terrena. Due piccoli uomini scelgono il proprio luogo dove posizionare il ponte di colore. È il loro antidoto alla noia? Oppure la voglia di guardare il mondo con stupore scalando una carota gigante? Chissà.
Quello che possiamo immaginare è che l’esposizione, arricchita da una serie di disegni ironici ispirati alla cultura popolare dei cartoon e creati appositamente per l’occasione, diventa uno spazio di riflessione sul senso di eternità esplorando quella dimensione a noi non accessibile, che diventa metafora per identificare il vissuto di tutti noi.