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Per l'Ocse, l'Italia ultima per recupero salari reali dopo la pandemia

- di: Redazione
 
Per l'Ocse, l'Italia ultima per recupero salari reali dopo la pandemia
La pandemia, ''onorando'' il suo significato letterale, ha colpito quasi tutti i Paesi, non distinguendo i (più) ricchi da quelli (più) poveri. E' stato qualcosa che non ha avuto confini e frontiere, lasciandosi dietro uno strascico di conseguenze nefaste. soprattutto sul piano economico. I singoli Paesi hanno reagito, però, in modo e tempistiche diversi. Lo stesso si è registrato nei tempi di recupero delle singole economie non solo per riconquistare le perdute posizioni nella classifica globale, ma anche per restituire alle persone che non lavorano autonomamente il potere di acquisto che avevano prima che il flagello Covid-19 si abbattesse.

Per l'Ocse, l'Italia ultima per recupero salari reali dopo la pandemia

Purtroppo l'Italia, nella classifica dei salari reali è quella che, tra i Paesi che si raggruppano nell'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), ha registrato il calo più sensibile dei salari reali. Rispetto al periodo pre-pandemia, infatti, i salari reali lo scorso anno sono scesi del 7%. Una tendenza che, purtroppo, è confermata anche dalle rilevazioni dei primi mesi del 2023, quando il calo, in proiezione annuale, è stato quantificato nel 7,5%.

Le proiezioni dell'Ocse segnano, quindi, una evidente discrasia tra le dinamiche dei salari reali e l'andamento dell'inflazione. Il confronto è impietoso, sottolineando che i salari nominali, nel 2023, aumenteranno del 3,7% (del 3,5% il prossimo anno). Ma quest'anno l'inflazione sarà del 6,4%, mentre solo nel 2024 diminuirà la sua corsa, restando comunque sul 3%, quindi ancora sopra la soglia che la Bce si è prefissa (al 2%).

Quello che deve fare riflettere è che i salari stabiliti dai contratti collettivi (che in Italia dovrebbero coprire tutti i lavoratori dipendenti) sono diminuiti in termini reali di oltre il 6% nel 2022. Guardando al futuro, l'indicizzazione dei contratti collettivi (in base alle previsione Istat) dovrebbe consentire un recupero, in tema di potere d'acquisto reale. Ma il futuro per molti lavoratori non fa presagire niente di buono perché molti contratti collettivi, scaduti da più di due anni, sono ancora in fase di discussione, facendo temere che la situazione possa aggravarsi.
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