Omeopatia, il dramma di Cagli arriva in Cassazione. Macrì: “Sintomi neurologici trascurati”

- di: Barbara Bizzarri
 
La Corte di Cassazione, con una sentenza pubblicata nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso di una coppia di Ancona che aveva curato il figlio senza antibiotici e tachipirina, provocandone la morte per le complicanze di un’otite. Il piccolo Francesco, originario di Cagli, era seguito da tre anni da un medico omeopata di Pesaro, ai quali i genitori si erano affidati e che ora rischiano una condanna penale per omicidio colposo: ricoverato dal 24 maggio nella rianimazione dell'Ospedale Salesi di Ancona, è stato tentato un intervento chirurgico per la rimozione dell'ascesso cerebrale ma, nonostante anche una terapia antibiotica d'urto, il bimbo non ce l’ha fatta.

Omeopatia, il dramma di Cagli arriva in Cassazione. Macrì: “Sintomi neurologici trascurati”

Dopo la morte, la famiglia ha dato il consenso al prelievo degli organi. Nel corso della causa, i giudici hanno disatteso la tesi con cui la difesa ha tentato di smontare l'impianto accusatorio sostenendo che il piccolo fosse perfino migliorato durante le cure consigliate dall’omeopata.

Francesco Macrì, Presidente della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata, ha commentato con queste parole il clamore suscitato dalla vicenda sui media: “La Cassazione, orientamento nuovo: rischiano il carcere i genitori che curano i figli solo con l’omeopatia anche in casi gravi.” Un titolo così, comparso sulla stampa, fa riflettere su come la informazione può essere distorta. Chi legge può essere portato a ritenere che un paziente, o chi per lui in questo caso, che usa l’omeopatia in casi gravi, commette reato, mentre la sentenza deve essere intesa, a mio parere, come rivolta a chi, di fronte ad una malattia grave, condivide una scelta di terapia non efficace. Ovviamente l’omeopatia può essere al pari inefficace come qualunque altra terapia non adatta al caso, soprattutto quando poi la conseguenza è la perdita di una vita. Mettiamo da parte l’omeopatia: la sentenza sarebbe stata diversa se si fosse continuato a curare l’otite del piccolo Francesco soltanto con antinfiammatori nonostante la comparsa di chiari segni di interessamento neurologico?

Perché di questo si tratta, la documentazione ha indicato che il bambino dopo diversi giorni di terapia con rimedi omeopatici aveva iniziato a presentare sintomi di sofferenza neurologica e, ciononostante, il medico ha confermato la terapia con rimedi omeopatici e la colpa dei genitori è consistita nel continuare quella terapia, confidando evidentemente nel suo operato. 

Ovviamente, ognuno può esprimere il suo parere di condanna o di assoluzione dei genitori e, addirittura, in estrema analisi, anche del medico, e può farlo limitandosi alla parte strettamente medica o entrare nell’ambito di quella morale. Però, al di là delle sentenze giuridisprudenziali nel caso della Cassazione, personali negli altri casi, resta il fatto che,  come sempre succede in occasione di questi episodi di malpractice in cui è coinvolta l’omeopatia, non viene condannato soltanto l’operato del medico che commette l’errore ma anche l’omeopatia che egli ha utilizzato in modo errato: purtroppo, non esistono linee guida o consensus sulla terapia omeopatica della otite, ma i modelli di terapia integrata negli ultimi anni hanno chiaramente dato l’indicazione ad utilizzare in ogni caso la terapia più efficace, scegliendo responsabilmente tra tutte quelle a disposizione. In questo caso non è successo: questa deve essere la conclusione”.

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