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Il Papa: “Si apra Gaza agli aiuti”. Appello accorato per una pace disarmante

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Papa: “Si apra Gaza agli aiuti”. Appello accorato per una pace disarmante
“È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza”. Così Papa Leone ha aperto oggi, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, un nuovo e drammatico appello alla comunità internazionale. Le sue parole, pronunciate con la fermezza di chi sente l’urgenza della storia addosso, sono andate dritte al cuore del conflitto in corso: “Rinnovo il mio appello accorato a consentire l'ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate”.

Il Papa: “Si apra Gaza agli aiuti”. Appello accorato per una pace disarmante

Fin dalla sera della sua elezione al soglio di Pietro, Leone aveva scelto di usare parole che evocano una visione netta: “pace disarmata e disarmante”, fu la sua formula. Un’espressione che già Papa Francesco aveva reso parte integrante del proprio magistero e che oggi torna come chiave interpretativa di questo intervento. Dietro quelle parole non c’è solo una condanna della violenza, ma una scelta di campo: quella di chi rifiuta la logica del riarmo come condizione per la sopravvivenza, indicando invece nella vulnerabilità e nell’ascolto la via della giustizia.

Aiuti umanitari come diritto, non concessione

Il Pontefice non ha esitato a porre il tema dell’accesso agli aiuti nel linguaggio dei diritti. Quello che a Gaza sta accadendo, con migliaia di famiglie sfollate, ospedali al collasso e bambini senza cibo o cure, non può essere trattato come uno sfortunato effetto collaterale di operazioni militari. Aprire i corridoi umanitari non è un gesto di compassione: è un dovere che interroga le coscienze e i governi. Ogni ora che passa senza acqua, medicinali, rifugi, è una ferita che si aggiunge all’altra. Il Papa chiede che si agisca ora, prima che la tragedia superi il limite dell’irreparabile.

La voce della Chiesa come coscienza del mondo

Il Vaticano si conferma ancora una volta come luogo da cui partono messaggi che scavalcano i confini delle alleanze geopolitiche. Papa Leone parla da pastore, ma le sue parole sono dirette anche ai leader politici e militari. La sua è una voce che chiede una riflessione collettiva su quale tipo di civiltà vogliamo essere: una che protegge i bambini oppure una che ne tollera la morte come effetto collaterale delle strategie?

Oltre la diplomazia, il grido dell’umanità


Nel suo linguaggio, non ci sono toni diplomatici o equilibri da mediare. C’è invece la determinazione di chi non accetta che il mondo si abitui a vedere il dolore come uno sfondo inevitabile. L’accorato richiamo del Papa per Gaza è, in fondo, anche un monito rivolto a chi ha il potere e la possibilità di cambiare le cose. Ed è un invito, universale e urgente, a non restare in silenzio mentre l’umanità bussa alle nostre porte sotto forma di volti affamati, mani ferite, occhi che chiedono di essere visti.
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