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Pensioni 2026: la finestra mobile si allunga e cambia tutto

- di: Bruno Legni
 
Pensioni 2026: la finestra mobile si allunga e cambia tutto

Tempesta previdenziale in arrivo: più attesa tra lavoro e pensione e spinta alla previdenza integrativa.

(Foto: un pensionando).

Il Governo ha depositato al Senato un maxi-emendamento alla Manovra 2026 che introduce novità significative per le pensioni anticipate e la previdenza complementare. Le modifiche non toccano i requisiti minimi formali, ma allungano i tempi effettivi di uscita dal lavoro e ridisegnano la funzione di strumenti come il riscatto della laurea. Tutto questo mentre si rafforza, dal 1° luglio 2026, il meccanismo automatico di adesione alla previdenza complementare per i nuovi assunti nel settore privato.

Cosa cambia davvero per la pensione anticipata

La “finestra mobile”, ovvero l’intervallo temporale tra la maturazione dei requisiti e l’effettiva decorrenza della pensione anticipata, sarà progressivamente allungata a partire dal 2032. Fino al 31 dicembre 2031 rimane ferma a tre mesi, ma nel corso dei successivi anni salirà fino a sei mesi per chi matura i requisiti dal 1° gennaio 2035.

  • 2032-2033: finestra di 4 mesi
  • 2034: finestra di 5 mesi
  • dal 1° gennaio 2035: finestra di 6 mesi

Anche gli adeguamenti dei requisiti contributivi legati alla speranza di vita non vengono cancellati: secondo il piano della Manovra, nel 2027 ci sarà un aumento di un mese e nel 2028 di due mesi, allontanando di fatto l’uscita dal lavoro.

In sostanza, la pensione anticipata resta formalmente possibile, ma diventa sempre meno “anticipata” nella sua attuazione pratica: più attesa, più fase senza reddito e quindi più bisogno di un piano previdenziale integrativo.

Riscatto della laurea: da acceleratore a freno previdenziale

Un’altra modifica di peso riguarda il riscatto della laurea breve. Attualmente, riscattare il periodo di studi ai fini contributivi aiuta ad anticipare l’uscita. Con il nuovo emendamento, però, una quota crescente di questi periodi riscattati non contribuirà al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata: sei mesi non vengono conteggiati per chi matura entro il 2031, e la penalizzazione cresce fino a 30 mesi per chi raggiunge i requisiti dal 2035.

La filosofia cambia: il riscatto resta, ma perde via via la funzione di accelerare l’uscita e diventa solo un pezzo del puzzle previdenziale.

Silenzio-assenso per la previdenza complementare

Dal 1° luglio 2026 scatterà una norma destinata a trasformare la previdenza complementare nel secondo pilastro della previdenza italiana. Per i lavoratori dipendenti del settore privato alla prima assunzione (escluso il lavoro domestico), se entro 60 giorni dalla firma del contratto non viene fatta una scelta esplicita, il Tfr maturando sarà automaticamente destinato al fondo pensione collettivo previsto dal contratto applicato in azienda.

Il testo prevede che il lavoratore possa scegliere diversamente o anche modificare la scelta in futuro, ma il meccanismo di partenza è automatico. Secondo la relazione tecnica, questa norma potrebbe generare circa 100.000 adesioni tacite all’anno, favorendo una maggiore copertura previdenziale nel lungo periodo.

Impatto su lavoratori e giovani

Per chi ha lunghe carriere contributive e conti previdenziali previdenti, l’allungamento della finestra mobile significa mesi — qualche volta anche mezzo anno — di vuoto tra lavoro e pensione. Senza ammortizzatori specifici, questa “zona grigia” può pesare dal punto di vista economico e psicologico.

I giovani lavoratori, invece, si trovano davanti a un sistema che spinge fin dall’inizio a guardare oltre la sola pensione pubblica, incentivando l’adesione alla previdenza complementare.

Il quadro nel contesto europeo e sindacale

Le critiche non mancano. Secondo alcune analisi sindacali e di settore, la combinazione di requisiti più stringenti e tempi di attesa più lunghi rischia di trasformare il sogno della pensione anticipata in un miraggio per i lavoratori con redditi medio-bassi.

A livello europeo, la sostenibilità delle pensioni italiane è da tempo oggetto di dibattito, con raccomandazioni per bilanciare l’accessibilità delle pensioni con l’esigenza di tenere sotto controllo la spesa pubblica e incentivare forme integrate di copertura. 

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