Giovani in piazza contro la riforma pensionistica del Congresso Boluarte, scontri, scontento diffuso e fiducia ai minimi storici.
Il Perù vive un momento di agitazione profonda: mentre una nuova legge punta a “modernizzare” il sistema pensionistico, è la Generazione Z a scendere in strada con richieste nette: niente privatizzazione mascherata, più trasparenza e maggiore tutela di chi lavora in condizioni precarie. Il governo guidato da Dina Boluarte naviga in acque difficili, tra gradimento ai minimi e una sfiducia ormai radicata verso il Congresso.
Cosa prevede la riforma pensionistica
La riforma introduce un rafforzamento delle Amministratrici di fondi pensionistici (AFP) e un progressivo spostamento del baricentro previdenziale verso il pilastro privato. Tra i punti più discussi figurano l’obbligo di iscrizione al compimento dei 18 anni, l’ampliamento della platea con l’ingresso dei lavoratori autonomi e limitazioni ai prelievi anticipati per gli under 40. Sullo sfondo, il nodo della pensione minima, che resta insufficiente a coprire il costo della vita nelle aree urbane.
Le ragioni della protesta
I giovani contestano ciò che considerano una privatizzazione di fatto del sistema, temendo che i risparmi previdenziali vengano esposti a maggiore rischio di mercato senza adeguate garanzie. Pesano anche salari bassi, alta informalità e instabilità contrattuale, elementi che rendono la riforma particolarmente indigesta a chi vive già sul filo. A tutto questo si somma un clima di sfiducia istituzionale alimentato da scandali e percezione di corruzione.
Numeri che raccontano la crisi
Il paese sconta un indice di corruzione sfavorevole e un malcontento crescente verso il Parlamento. La pressione sociale è aumentata dopo i cortei di Lima, Cuzco e Arequipa, dove la presenza di studenti, collettivi e sigle sindacali ha dato alla mobilitazione una trasversalità inedita.
Reazioni istituzionali e primi cedimenti
Di fronte alla piazza, l’esecutivo ha iniziato a rivedere alcuni punti più controversi della riforma: si discute di attenuare gli obblighi per gli autonomi e di modulare le restrizioni ai prelievi anticipati, con l’obiettivo di allentare la tensione sociale. Intanto, il dibattito pubblico si polarizza tra chi rivendica la sostenibilità finanziaria del sistema nel lungo periodo e chi teme un ulteriore impoverimento dei futuri pensionati.
La piazza e lo scontro con la polizia
A Lima la situazione è degenerata in scontri con i reparti antisommossa: sono stati segnalati lacrimogeni, proiettili di gomma, strade bloccate e diversi feriti tra manifestanti, agenti e reporter. Alcune aree del centro sono state danneggiate durante i disordini. Le organizzazioni per i diritti umani denunciano eccessi repressivi, mentre i promotori delle manifestazioni annunciano nuove iniziative.
Prospettive e rischi
Se il governo non riuscirà a costruire un compromesso credibile, la protesta potrebbe irrigidirsi e trasformarsi in un conflitto prolungato. In gioco c’è l’equilibrio tra sostenibilità dei conti e giustizia sociale, ma anche la ricostruzione di un rapporto di fiducia con le nuove generazioni. Senza una riforma realmente inclusiva — che tenga conto di salari, informalità e costo della vita — il rischio è di alimentare ulteriore frattura sociale.
Una generazione che pretende il suo turno
Per molti giovani, la riforma è diventata il simbolo di un’offerta politica che chiede sacrifici senza offrire garanzie. Anche gli annunci di correzioni non bastano più: servono atti concreti, una governance trasparente e un sistema previdenziale che non scarichi il peso del futuro sulle spalle più fragili. Solo così si potrà riannodare un patto sociale oggi incrinato.