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Report sotto attacco: il garante Ghiglia chiede il bavaglio

- di: Jole Rosati
 
Report sotto attacco: il garante Ghiglia chiede il bavaglio
Report sotto attacco: il garante Ghiglia prova a fermarlo
Diffida di Ghiglia (foto) alla Rai, accuse di “bavaglio”, opposizioni: dimissioni subito. Al centro i messaggi e la mail “Domani vado da Arianna”. Il precedente della sanzione e il tema dell’indipendenza delle Autorità.

La richiesta di stop e la miccia politica

Ore concitate prima della messa in onda: Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, invia una diffida formale per bloccare la puntata di Report. L’atto sostiene che nel materiale dell’inchiesta siano confluiti dati personali e corrispondenza riservata acquisiti in modo illecito. La Rai, in assenza di provvedimenti dell’autorità giudiziaria, conferma la programmazione. La scintilla diventa politica: le opposizioni parlano di censura e invocano le dimissioni.

Le accuse e le difese, senza sconti

Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, respinge l’idea di un’acquisizione illecita e alza la voce: “Quello che si tenta di fare è mettere un bavaglio. È interruzione di servizio pubblico”. Dall’altra parte Ghiglia rilancia e denuncia un attacco alla sfera privata, rivendicando la tutela della propria corrispondenza e di chat finite, secondo lui, nella disponibilità della redazione per “non si sa da quanto”.

Nel mirino dell’inchiesta finiscono soprattutto i messaggi che il componente del Garante avrebbe scambiato durante il procedimento concluso con la multa a Report, e una email indirizzata ai suoi uffici con la frase divenuta emblematica: “Domani vado da Arianna”. Ghiglia precisa: “Il riferimento era al Secolo d’Italia; la sede del partito e quella del giornale sono nello stesso luogo. E comunque sono libero di vedere chi voglio”.

Il cuore del caso: indipendenza e conflitti

La questione non è di colore ma di sostanza istituzionale. Se un componente di un’Autorità di garanzia appare in contatto con ambienti politici alla vigilia di una decisione sensibile, il tema diventa l’imparzialità. L’indipendenza non è un orpello: è il presupposto della credibilità di ogni sanzione e di ogni istruttoria. Per questo la richiesta di bloccare un programma di inchiesta a poche ore dalla messa in onda ha acceso i fari: il rischio percepito è un precedente capace di raffreddare la libertà editoriale proprio sul servizio pubblico.

Il precedente della sanzione e la scia che lascia

Il contesto è noto: dopo un contraddittorio lungo mesi, l’Autorità ha comminato alla Rai una sanzione economica per la diffusione in una puntata di Report dell’audio di una telefonata che coinvolge l’allora ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. Quel provvedimento ha aperto una frattura tra una parte del giornalismo e il Garante, chiamando in causa il perimetro tra interesse pubblico e privacy, e il corretto bilanciamento dei diritti in gioco quando le notizie riguardano figure apicali delle istituzioni.

Opposizioni e maggioranza, lo scontro si allarga

Le opposizioni chiedono la testa di Ghiglia. Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito democratico, insiste: “Un’Autorità deve essere terza, indipendente, credibile. Qui non c’è più nulla di tutto questo: servono dimissioni”. Duro anche il Movimento 5 Stelle, che giudica il comportamento incompatibile con il ruolo di garanzia. Dal fronte di governo si minimizza la portata dell’affaire, mentre il diretto interessato parla di una campagna contro di lui e afferma di aver dato mandato ai legali per valutare ogni profilo penale e civile.

Che cosa resta dopo la tempesta

La puntata va in onda e l’onda d’urto non si spegne. Restano domande cruciali: come si concilia la protezione dei dati con il diritto di cronaca quando l’oggetto sono decisioni pubbliche? Quali paletti impediscono che un componente di un’Autorità di garanzia si esponga a rischi di condizionamento reale o percepito? E quali procedure interne servono per blindare i procedimenti da influenze esterne? Finché non arriveranno risposte chiare, il caso Ghiglia–Report rimarrà il test di stress più serio per l’autonomia delle Autorità e per l’idea stessa di servizio pubblico.

Cosa guardare adesso

  • Trasparenza delle Autorità: pubblicazione tempestiva di atti e motivazioni dei provvedimenti più sensibili.
  • Tracciabilità dei contatti: regole chiare su incontri e comunicazioni dei vertici con esponenti politici durante i procedimenti.
  • Linee guida su privacy e giornalismo: criteri condivisi per valutare audio, messaggi e documenti quando l’interesse pubblico è prevalente. 
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