Pompei, scoperta in un affresco "un’antenata" della pizza. Sangiuliano: "Scrigno che rivela sempre nuovi tesori"

- di: Barbara Leone
 
Incastonata nelle fondamenta del maestoso complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, la Napoli sotterranea rappresenta uno dei luoghi più suggestivi ed affascinanti della città partenopea. Qui, passeggiando tra i vicoli, si celano un’infinità di preziosi resti d’epoca greco-romana. Tra i tanti anche un antico forno ove pare si realizzasse il plakous, antenato della più famosa pizza: un disco di pane appiattito e dalla forma rotonda, condito con aglio, cipolla e aromi vari. Una pizza ante litteram, molto simile a quella raffigurata in un dipinto pompeiano risalente a duemila anni fa appena scoperto in un’antica domus. Solo che al posto di aglio e cipolla, stando all’affresco, questa “pizza” è servita con la frutta. E più precisamente un melograno, forse un dattero e spezie varie o, dicono gli archeologi, una specie di pesto indicato da puntini color giallastro ed ocra. Del resto che la pizza come la conosciamo noi sia arrivata dopo è indubbio visto che il pomodoro è stato importato in Europa solo con la scoperta dell’America guidata da Colombo. Quindi decisamente più tardi. E però il primordiale impasto quello evidentemente era e, come oramai è assodato, affonda le sue radici addirittura nel mondo ellenico ma anche egizio, dove già era in uso il lievito, e finanche persiano.

Pompei, scoperta in un affresco "un’antenata" della pizza. Sangiuliano: "Scrigno che rivela sempre nuovi tesori"

Quel che è certo è che, come ha sottolineato il ministro della Cultura Sangiuliano, “Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori. Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi - ha aggiunto Sangiuliano - va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l'avvio di nuove iniziative. La tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all'articolo 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta”. Sullo stesso vassoio ove è posata la “pizza”, si nota anche frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli. Doni ospitali nell'ambito di una tradizione ancora una volta ereditata dai greci e che risale al periodo ellenistico. Non i primi scoperti sui muri, visto che delle città vesuviane si conoscono circa 300 di queste raffigurazioni, che spesso alludono alla sfera sacra.

“Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato – ha sottolineato il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel -. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”.

L’affresco in questione è stato rinvenuto nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, vicino a un antico panificio, già individuato in parte tra il 1888 ed il 1891 e al centro delle indagini riprese a febbraio scorso. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati trovati gli scheletri di tre vittime, mostrati in una anteprima proprio al ministro Sangiuliano. I lavori di scavo sono programmati per almeno due anni: l’intero cantiere interessa un’area di circa 3.200 metri quadrati, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 dopo Cristo dal Vesuvio.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli