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Scossa ai vertici di Prada, lascia il CEO D’Attis

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Scossa ai vertici di Prada, lascia il CEO D’Attis
Gianfranco D’Attis lascia il ruolo di amministratore delegato di Prada, e con lui se ne va una figura chiave della recente fase di rilancio internazionale del gruppo. Dietro la separazione, secondo quanto emerge da fonti vicine all’azienda, ci sarebbero divergenze strategiche con la famiglia fondatrice, in particolare sul posizionamento globale del marchio e sulla gestione delle sfide post-pandemiche. L’uscita di scena di D’Attis, dopo appena un anno e mezzo dall’incarico, scuote non solo l’alta moda ma l’intero comparto del lusso italiano, che guarda a Prada come a uno dei marchi guida in una fase delicata tra consolidamento e trasformazione.

Scossa ai vertici di Prada, lascia il CEO D’Attis

Prada è oggi una delle realtà più osservate a livello internazionale, quotata a Hong Kong ma profondamente radicata in Italia, con quartier generale a Milano e manifatture distribuite lungo la penisola. L’arrivo di D’Attis, manager con un lungo passato in LVMH, era stato interpretato come il segnale di una volontà di managerializzazione e apertura a logiche più globali. La sua uscita riporta ora il baricentro verso la famiglia Prada-Bertelli, che non ha mai abbandonato la guida strategica del gruppo. Un segnale che potrebbe rafforzare l’identità storica del marchio ma anche rallentare alcune dinamiche di rinnovamento.

L’effetto sull’indotto e sui territori della moda

Il ricambio al vertice ha inevitabili ricadute anche sull’indotto che ruota attorno al sistema Prada. L’azienda è presente con stabilimenti e laboratori in Toscana, Marche, Umbria e Veneto, dove produce non solo abbigliamento ma accessori, pelletteria, calzature, e investe in formazione tecnica e innovazione sostenibile. Qualunque cambio di strategia può influenzare commesse, tempistiche, linee produttive, e quindi la vita di centinaia di piccole e medie imprese artigiane. Il gruppo ha più volte ribadito il proprio impegno per il made in Italy, ma ogni scossone interno viene percepito con attenzione da chi lavora a valle della catena produttiva.

Una sfida di posizionamento in un mercato affollato

La sfida principale resta quella del posizionamento globale. Dopo il boom del lusso durante gli anni post-Covid, il settore sta affrontando un assestamento legato all’incertezza macroeconomica, alla concorrenza cinese, alla saturazione dei mercati maturi e alla necessità di rinnovare l’offerta per le nuove generazioni. Prada si è mossa con intelligenza, puntando su capsule sostenibili, collaborazioni con artisti, e una comunicazione più inclusiva. Ma il passo del cambiamento è sempre oggetto di confronto tra chi vuole spingere sull’acceleratore e chi teme di snaturare il DNA del brand.

Quale futuro per la governance del gruppo

Dopo l’uscita di D’Attis, si attendono ora comunicazioni ufficiali sul futuro della governance. Al momento non è stato nominato un nuovo CEO, e resta aperta la possibilità di un interim interno o di un nuovo manager di fiducia familiare. Le borse hanno reagito con moderata cautela, segno che il mercato non teme un terremoto ma osserva con attenzione le prossime mosse. Il gruppo ha retto bene alle turbolenze globali finora, grazie alla sua solidità patrimoniale e alla capacità di reinventarsi senza perdere coerenza. Ma in un settore dove l’identità conta quanto la visione, ogni passaggio interno ha un riflesso sull’intero ecosistema del lusso.
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