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Il corpo della donna e la terra che parla

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il corpo della donna e la terra che parla

Nella giornata di ieri, durante le operazioni di scavo legate all’indagine sull’omicidio dell’escort colombiana trovata morta a Prato, è stata rinvenuta una vertebra umana nei terreni agricoli tra le province di Pistoia e Prato. Il sospetto, ormai più che fondato, è che il presunto assassino — un uomo di 32 anni, attualmente in custodia cautelare — possa aver fatto altre vittime, sepolte o smembrate in luoghi difficilmente accessibili.

Il corpo della donna e la terra che parla

Non si tratta solo di un caso di cronaca nera: quello che emerge dal sottosuolo è il risultato di una dinamica sociale più profonda, dove violenza, invisibilità e genere si intrecciano in una spirale perversa.

Una violenza che inizia prima della morte
L’omicidio dell’escort — il cui nome non è stato reso noto per volontà della famiglia — non è un fulmine improvviso. È il punto terminale di un percorso che attraversa la solitudine sociale, l’economia sommersa e le maglie della marginalità. La vittima, come molte altre donne che esercitano il sex work in contesti non tutelati, viveva in una condizione di esposizione strutturale: priva di protezione giuridica, spesso priva di documenti stabili, residente in appartamenti in affitto temporaneo, spostata da un territorio all’altro con logiche che sfuggono ai radar della politica. L’omicidio non è che la forma estrema di una violenza quotidiana fatta di anonimato, ricatti, sfruttamento e paura.

Il femminicidio come sintomo e non come eccezione
Le autorità sospettano che l’uomo indagato possa essere un serial killer: la scoperta di altri resti non identificati spinge in questa direzione. Ma anche se si trattasse “solo” di un secondo omicidio, la questione centrale resta: non siamo di fronte a un evento isolato. La violenza sulle donne, e in particolare sulle donne migranti e marginali, è diventata una struttura di opportunismo sociale. In essa si depositano diseguaglianze di genere, razza e classe. L’escort uccisa non era una figura atipica, ma rappresentava una categoria sociale ricorrente e vulnerabile: quella delle donne che sopravvivono nei bordi del mercato, in un equilibrio precario tra desiderio di emancipazione e esposizione alla predazione.

La campagna toscana come teatro silenzioso
Il ritrovamento nei campi del Pistoiese racconta anche un’altra storia: quella della geografia della violenza. Le campagne non sono più solo spazi marginali, ma anche scenari perfetti per occultare crimini che riguardano chi già è invisibile. La terra — che in Toscana evoca ancora un’iconografia di bellezza e tradizione — diventa qui strumento di silenzio e rimozione. Come già accaduto in casi precedenti (dalla Val d’Elsa alla Maremma), è lo spazio rurale a offrire rifugio al crimine sommerso, proprio perché poco controllato, simbolicamente neutro, percepito come "lontano".

L’assenza di rete, la debolezza della comunità
Ciò che colpisce in questi casi non è solo la violenza dell’atto, ma la totale assenza di comunità protettiva intorno alla vittima. Nessuno ha denunciato la scomparsa nei primi giorni, nessuno si è accorto della sua assenza. È questo il segnale più grave: l’atomizzazione sociale, l’isolamento dei corpi femminili in contesti in cui la prostituzione è tollerata nei fatti ma ignorata nella sostanza, genera uno spazio favorevole all’impunità. Il corpo della donna scompare non solo fisicamente, ma simbolicamente: la sua assenza non fa rumore.

Diritto e repressione non bastano
La risposta giudiziaria, inevitabilmente necessaria, non può da sola affrontare l’intera portata del problema. Il tema è culturale, ma anche strutturale. Manca in Italia — e in larga parte d’Europa — una riflessione politica seria sul sex work, sul legame tra migrazione e vulnerabilità, sulla necessità di riconoscere e tutelare le vite di chi vive al margine. L’omicidio della donna di Prato non è solo un fatto tragico: è il riflesso di un sistema che produce vulnerabilità come se fosse una parte accettabile dell’economia urbana e rurale.

Un’indagine che interroga tutti
Il proseguimento degli scavi potrebbe portare alla luce altri resti. Ma anche se non accadesse, quello che è già emerso è sufficiente a rivelare l’esistenza di un vuoto sociale e culturale. I tribunali faranno il loro lavoro, ma il compito della politica — e della società civile — è interrogarsi su come sia possibile che una donna venga uccisa, smembrata, sepolta, e nessuno se ne accorga per settimane. I campi del Pistoiese non sono il luogo del mostro, ma il paesaggio di un silenzio che dura da troppo.

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