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Ucraina, il prestito Ue da 90 miliardi: chi paga e perché Berlino cede

- di: Bruno Legni
 
Ucraina, il prestito Ue da 90 miliardi: chi paga e perché Berlino cede

Debito comune, asset russi congelati messi in pausa e lo scontro politico che ridisegna gli equilibri europei. 

(Foto realizzata al Consiglio europeo: da sinistra Mette Frederiksen, primo ministro Danimarca; Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo; Ursula Von der Leyen, presidente Commissione).

Dopo vertici estenuanti, l’Unione europea ha annunciato un sostegno economico di 90 miliardi di euro per l’Ucraina per il biennio 2026–27. È la risposta alla crisi finanziaria che minacciava di mandare in default il governo di Kiev già nel primo semestre del 2026. L’intesa, però, è molto più di un numero: racconta di tattiche, divisioni e spinte geopolitiche che segnano la Ue di oggi.

Cosa prevede l’accordo

I leader europei riuniti a Bruxelles hanno deciso di fornire a Kiev un prestito senza interessi di 90 miliardi, raccolto sui mercati dei capitali con garanzie Ue e sostenuto dal bilancio comunitario. Il pacchetto – pensato per coprire le esigenze sia militari sia civili – darà all’Ucraina respiro finanziario per almeno due anni.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che si tratta di una risposta urgente a una situazione in cui Kiev rischiava di rimanere senza risorse operative già da marzo 2026.

Asset russi congelati: idea forte, ma non realizzata

In origine, la Commissione europea aveva proposto di finanziare il sostegno ucraino utilizzando i beni russi congelati in Europa – circa 210 miliardi di euro messi sotto blocco dopo l’invasione del 2022. L’idea era quella di creare un cosiddetto “prestito di riparazione”: l’Ue emetteva titoli, Kiev riceveva i fondi, e in futuro gli asset russi sarebbero stati usati per rimborsare il debito, una volta che un tribunale internazionale avesse ordinato a Mosca di pagare per i danni di guerra.

La realtà, tuttavia, è stata più complicata. Il Belgio, che detiene una fetta significativa degli asset congelati, ha chiesto garanzie legali troppo stringenti, temendo ritorsioni e responsabilità legali. Per questo motivo gli stati membri non hanno trovato l’unanimità per usare direttamente questi fondi nel prestito a Kiev.

Divisioni e schieramenti dentro l’Ue

La partita sui finanziamenti ha rivelato divisioni nette tra gli Stati membri:

  • Germania, guidata dal cancelliere Friedrich Merz, si è detta favorevole a un utilizzo degli asset russi come garanzia o eventuale fonte di rimborso, pur riconoscendo le complessità legali.
  • Italia e Francia hanno appoggiato il piano alternativo, mostrando cautela verso lo schema basato sugli asset congelati.
  • Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca si sono distaccate dal pacchetto, scegliendo di non partecipare finanziariamente pur non ostacolando l’accordo complessivo.

Reazioni dal mondo politico

Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha celebrato l’accordo definendolo un impegno mantenuto, mentre vari leader hanno parlato di “buon senso” e “pragmatismo” nel superare le divergenze.

Il cancelliere tedesco ha aggiunto che l’Ucraina dovrà rimborsare il prestito solo dopo che eventuali riparazioni di guerra da parte della Russia saranno state legalmente confermate; nel frattempo, ha assicurato, gli asset russi resteranno congelati.

Perché questa svolta ora

Il contesto internazionale ha reso urgente trovare una soluzione finanziaria: gli aiuti degli Stati Uniti verso Kiev sono diminuiti, mettendo pressione sull’Europa per riempire il vuoto. Senza i 90 miliardi Ue, l’Ucraina rischiava di trovarsi senza liquidità già nei primi mesi del 2026.

Allo stesso tempo, la creazione di una commissione internazionale sui danni di guerra a L’Aja, sostenuta da oltre 30 paesi, potrebbe in futuro dare un quadro legale più solido per l’uso di asset congelati come risarcimento.

Le prospettive

L’accordo sui 90 miliardi segna una tappa significativa nella politica europea sul conflitto ucraino. Garantisce a Kiev risorse immediate, ma lascia aperti i nodi più complessi: come gestire gli asset congelati, come assicurare una riparazione dei danni causati dalla Russia e come mantenere l’unità Ue su questioni così delicate. La partita europea sulla guerra è ancora lunga e piena di colpi di scena.

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