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Il nuovo Patto Stabilità e Crescita: Impatti su Deficit, Debito e Pil

- di: Bruno Coletta
 
Il nuovo Patto Stabilità e Crescita: Impatti su Deficit, Debito e Pil
Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita (PSC) dell'Unione Europea introduce obiettivi stringenti per la riduzione del deficit e del debito pubblico in quasi tutti i Paesi membri. Secondo le analisi dell'Osservatorio conti pubblici italiani dell'Università Cattolica, diretto da Giampaolo Galli (e in precedenza da Carlo Cottarelli), il deficit complessivo dell'Eurozona passerà dal 3,5% del Pil nel 2024 all'1,9% nel 2028 e all'1,2% nel 2031.

Le stime dell’Osservatorio conti pubblici italiani

Nel report intitolato “Le nuove regole europee sui conti pubblici: effetti su deficit, debito e Pil”, firmato da Giampaolo Galli ed Enrico Franzetti, si sottolinea che:
Francia: sarà il Paese con il maggiore aggiustamento, dovendo ridurre il deficit di 4,4 punti di Pil in sette anni.
Italia: si colloca al quarto posto, con una riduzione di 2,3 punti di Pil nello stesso periodo.
Questi sforzi comporteranno un impatto restrittivo, ma contenuto, sul Pil. L’effetto massimo si osserverà nel periodo 2028-2032, con una riduzione annuale del livello del Pil dello 0,6% rispetto a uno scenario senza aggiustamento. Tuttavia, questa contrazione potrebbe essere compensata da una diminuzione dei tassi di interesse.
In termini di debito, il rapporto complessivo tra debito pubblico e Pil nell'Eurozona è destinato a calare gradualmente, passando dal 101,2% nel 2024 all’86,3% nel 2038. Inoltre, si prevede una significativa riduzione della dispersione tra i Paesi nei rapporti di deficit e debito rispetto al Pil, tornando a livelli pre-crisi globale del 2008-2009.

Obiettivi e tempistiche del nuovo PSC
Il nuovo PSC richiede ai Paesi di ridurre il deficit a partire dal 2025, entro un periodo di quattro anni (estensibile a sette in caso di riforme strutturali). L’obiettivo è garantire che il rapporto tra debito pubblico e Pil segua un percorso decrescente.
L’aggiustamento sarà più intenso nei primi quattro anni, mentre l’effetto sul debito si protrarrà nel tempo. Una volta raggiunti livelli di deficit sostenibili, il debito continuerà a ridursi gradualmente. Secondo le stime, il deficit aggregato dei 16 Paesi considerati passerà dal 3,5% del Pil nel 2024 all’1,9% nel 2028, con una riduzione media annua di 0,4 punti percentuali. Nel triennio successivo, il calo sarà più contenuto, portando il deficit all’1,2% nel 2031. Dopo questa fase, è previsto un leggero aumento del deficit (1,8% nel 2038) dovuto a pressioni demografiche.

Il caso italiano: un calo moderato del debito pubblico
Per l’Italia, il rapporto debito/Pil è previsto scendere dal 101,2% del 2024 al 99,3% nel 2028, con una riduzione media annua inferiore allo 0,5%. Nel triennio successivo, la riduzione media annua aumenterà a 1,1 punti percentuali, superando leggermente tale valore nei sette anni successivi. Nel 2038, il rapporto debito/Pil si attesterebbe all’86,3%, circa 15 punti percentuali in meno rispetto al 2024.
La velocità del calo dipenderà dalla crescita del Pil reale. Un tasso di crescita superiore all’1,2% annuo (stimato tra il 2024 e il 2038) potrebbe accelerare la riduzione del debito, grazie al vincolo del PSC che impone di risparmiare le maggiori entrate derivanti da una crescita più elevata. Al contrario, una crescita più lenta comporterebbe un calo meno marcato.

Conclusioni

Il nuovo PSC rappresenta una sfida significativa per i Paesi dell'Eurozona, richiedendo un equilibrio tra rigore fiscale e sostegno alla crescita economica. Sebbene le misure restrittive possano avere effetti negativi nel breve termine, l’impatto complessivo sul Pil è ritenuto gestibile, con benefici di lungo periodo in termini di sostenibilità del debito e stabilità macroeconomica.
(Nella foto Giampaolo Galli, Direttore Osservatorio Conti pubblici italiani)

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