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La nostra biblioteca - Pavanetto - Hanussen, il sensitivo ebreo che creò il mito di Hitler

- di: Diego Minuti
 
La nostra biblioteca - Pavanetto - Hanussen, il sensitivo ebreo che creò il mito di Hitler
Quante volte gli storici si sono interrogati sulla genesi del ''mostro'' che fu Adolf Hitler, chiedendosi in particolare quale sia stato il suo percorso di formazione, soprattutto considerando da dove era partito, come ambiente familiare, come studi, come ambizioni. Lui che, nato in un paesino austriaco, nel giro di pochi anni conquistò il potere in Germania, spingendo il mondo verso il baratro del secondo conflitto mondiale. Intorno a lui, Hitler volle personaggi che in un certo senso gli erano funzionali, o almeno erano utili al suo progetto.
Ma prima, quando ancora era uno dei tanti personaggi del sottobosco politico e culturale di Monaco, dove si agitava in cerca di spazi e di visibilità?
Uno degli interrogativi, nella sorprendente crescita di Hitler, si lega alla inquietante figura di un ''sensitivo'' (quale che possa essere la spiegazione di questa definizione), Erik Jan Hanussen, che, famoso da un decennio, negli anni Trenta frequentava il nascente crogiolo del nazismo, diventandone un punto di riferimento. Forse non quel ''profeta del terzo Reich'', come venne dopo etichettato, ma certamente un personaggio importante, anche per essere stato un finanziatore del partito nazionalsocialista.

La nostra biblioteca - Pavanetto - Hanussen, il sensitivo ebreo che creò il mito di Hitler

Ma troppe sono le incertezze sul ruolo (vero o presunto) di Hanussen per elevarlo nel Pantheon nazista o, per converso, di minimizzarne l'impatto sul movimento e le sue nascenti fortune.
Di certo c'è che Hanussen, del suo "Palazzo dell'Occultismo", in Lietzenburgerstraße, a Berlino, aveva fatto un cenacolo aperto a chi credeva in lui, nelle sue capacità divinatorie, nel dono di capire il futuro di chi gli stava davanti, nella sua innegabile capacità di affabulare le platee, così come i cenacoli.
A cominciare dal circolo delle Sturmabteilung, le Sa, le camicie brune, diventate poi potentissime sotto la guida di Ernst Röhm, che gli si rivolgevano alimentando la sua fama e per rispetto al culto dell'esoterismo che poi trasfusero nelle SS.

Dell'interpretazione del profilo e dell'importanza di Erik Jan Hanussen si è fatta carico la storica Lara Pavanetto, che da tempo studia la storia dell'esoterismo e come esso si sia evoluto nel Novecento europeo, con il suo ''Hitler e il mago del Reich'' (Intermedia edizioni - pag.158 - 14,60 euro), che colma un vuoto nella conoscenza di un personaggio affascinante, per quel che fece, disse e predisse, ma anche per la sua tragica fine, giunta nel marzo del 1933, poche settimane dopo l'incendio del Reichstag, che aveva predetto e che segnò l'inizio della cavalcata dei nazisti verso il potere. Una fine ancora oggi avvolta nel mistero, con poche certezze, quali la data della scomparsa (27 marzo) e quella del ritrovamento del cadavere (7 aprile, nel bosco di Staakowe, poco lontano da Berlino).
Per il resto, solo ipotesi, supposizioni, come quella che a rapire, seviziare e ucciderlo fossero state proprio le SA.
Ma anche su questo a prevalere sono le zone ombre, le stesse che hanno accompagnato la vita breve (era nato nel 1989 a Vienna) di quello che sarebbe diventato famoso con il nome di Erik Jan Hanussen, con cui - tra i tanti usati in ''carriera'' - il veggente cercava di cancellare le sue origini ebraiche.

Era figlio, infatti, di una donna ebrea, Julie Cohen (che fu fatta partorire nella cella di un commissariato di un quartiere viennese, per nascondere lo scandalo, essendo frutto di una unione non ufficiale) e di un circense, Siegfried Steinschneider, anch'egli di origini ebraiche. E il suo vero nome, Herschmann Chaim Steinschneider, aveva una connotazione razziale improponibile nella Germania di inizio degli anni '20, ricca di fermenti culturali, ma anche di segnali di un crescente antisemitismo.
La storia di Hanussen è l'esatto ritratto di un periodo storico (ottimamente ricostruito da Lara Pavanetto) in cui i tanti indizi di quel che poi sarebbe accaduto non furono colti nella loro pericolosità. Ma era difficile in un momento in cui un personaggio come Hanussen, che pencolava tra lo spettacolo e l'esoterismo, conquistò fama e ricchezze ingenti. Tante, ma non al punto da evitare odio e risentimento. Che lo portarono ad una fine orribile, perché sul suo corpo non furono trovati solo i segni di sevizie, ma anche mutilazioni, che qualcuno volle interpretare come una ''risposta'' al legame che lo univa a Hitler, ormai più che una scommessa o un astro nascente.
A sugellare una vita fatta sempre di corsa, il suo funerale fu celebrato con rito cattolico, lui che tutto segnava come ebreo.
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