L'alleanza sovranista in Europa di Salvini spacca la Lega

- di: Redazione
 
Chi pensava che il sovranismo all'italiana avesse il fiato corto - anche guardando ai risultati delle recenti elezioni amministrative - si deve ricredere, perché le ultime mosse di Matteo Salvini sembrano andare nella direzione di un rilancio di questa concezione della politica.

Le idee sovraniste rilanciate da Matteo Salvini in Europa portano a una spaccatura nella Lega

Il segretario della Lega, probabilmente sentendosi sempre più scavalcato a destra da Fratelli d'Italia, torna a puntare con forza, quindi, sul sovranismo più puro e per farlo salda una alleanza operativa con Ungheria e Polonia, entrate da tempo in rotta di collisione con l'Europa a causa di politiche sempre più lontane dai principi di solidarietà e divisione dei poter che sono alla base dell'Ue.
Ma forse questo aspetto a Salvini interessa poco perché per lui la partita in Europa sembra essere solo un corollario della battaglia che sta conducendo dentro la Lega, dove il dissenso verso alcune sue scelte appare sempre più evidente, ma non al punto da fare preconizzare un ''pronunciamento'' da parte dei maggiorenti del Partito, ai quali forse lo status quo fa ancora comodo. Quello che appare evidente è che ormai la Lega ha due anime - fors'anche tre - che possono essere semplicisticamente definite movimentista e governista.

La prima è quella di Matteo Salvini che, nella perenne ricerca di strumenti che possano consentirgli di entrare, da presidente del Consiglio, a palazzo Chigi ,da un lato si dice convinto sostenitore del governo, mentre dall'altro fa e dice cose che appartengono più alla logica dell'opposizione che non a un importante componente della coalizione che sostiene l'esecutivo Draghi. L'ultimo esempio è il reddito di cittadinanza, di cui reclama la cancellazione, nonostante il governo l'abbia prorogato annunciandone correttivi. Che poi la cronaca quotidiana dia a Salvini argomenti contro questa misure fortemente voluta dai Cinque Stelle è un altro discorso.
I governisti, che hanno in Giancarlo Giorgetti l'esponente più importante, chiedono sostanzialmente che la fedeltà al governo non sia solo una formula e che, quindi, la condotta politica della Lega sia coerente con il ruolo di partito di maggioranza. Ma l'imperscrutabilità apparente delle strategie salviniane rende tutto più complicato, a cominciare dal futuro del governo che è molto più a rischio di quello che si percepisce.
Perché non esiste una fiducia incondizionata, ma anche una pazienza senza limite.

E alla solidità dell'esecutivo, chiamato a confrontarsi con il Pnrr, non giova certo la nuova sterzata sovranista di Salvini, che lo ha portato a pubblicizzare al massimo i legami con Orban e Morawieki, capifila di politiche che certo non sono condivise da Draghi. Una politica di un piede in due staffe che però, piuttosto che rafforzarlo, rischiano di indebolire Salvini, che forse si espone troppo alla più scontata delle critiche: se ti allei con chi è contro l'Europa che comincia ad avere in Draghi un punto di riferimento, che ci stai a fare ancora dentro il governo?
Tutto questo è musica celestiale alle orecchie di Giorgia Meloni che guarda con compiacimento alle mosse di Salvini e che probabilmente sa di dovere stare tranquilla in attesa di un passo falso.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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