Niguarda, Gemelli, Sant’Orsola e altri nella classifica 2025 di Newsweek.
Ecco chi sono, dove si trovano e perché brillano nel panorama internazionale.
Tecnologia, ricerca, multidisciplinarietà: le chiavi del successo italiano.
Ma il Sud resta indietro: servono investimenti e visione a lungo termine.
Il commento: l’Italia c’è, ma serve più coraggio sulla sanità pubblica.
Un’Italia che cura (e convince): le eccellenze del 2025
L’Italia della sanità fa notizia nel 2025. Nella classifica annuale dei migliori ospedali del mondo redatta da Newsweek e Statista, dieci strutture italiane entrano nella top 250 globale, con risultati che confermano l’altissimo livello della nostra medicina, in particolare al Nord. A guidare la lista è il Niguarda di Milano, seguito dal Policlinico Gemelli di Roma e dal San Raffaele, anch’esso milanese.
La classifica considera qualità delle cure, innovazione, reputazione, risultati clinici e soddisfazione dei pazienti, offrendo una fotografia realistica – e non priva di squilibri geografici – dello stato dell’arte.
Niguarda in vetta: un ospedale da 37ª posizione nel mondo
Il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda si piazza al 37° posto nel mondo e conquista il primo posto in Italia. Si tratta di una struttura pubblica tra le più avanzate d’Europa, con un approccio multidisciplinare e una forte integrazione tra clinica, formazione e ricerca. Secondo il direttore generale Marco Trivelli, “è un riconoscimento al nostro impegno quotidiano, ma anche alla capacità di innovare restando dentro il perimetro del servizio pubblico”.
Il Gemelli di Roma: eccellenza accademica e alta tecnologia
Subito dietro si posiziona il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, al 44° posto mondiale. Con 1.575 posti letto, è uno dei più grandi d’Europa e rappresenta il cuore dell’assistenza ospedaliera della Cattolica. Spiccano l’uso estensivo della robotica, le piattaforme per la simulazione clinica e il modello avanzato di medicina personalizzata. Il Gemelli è anche il primo centro oncologico italiano a utilizzare la tecnologia MRIdian® per la radioterapia guidata da risonanza magnetica.
Milano domina: il San Raffaele e l’Istituto Humanitas
Sul terzo gradino del podio nazionale c’è il San Raffaele, altra eccellenza privata milanese, noto per la sua avanguardia nella ricerca biomedica. A breve distanza, sempre in Lombardia, compare l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, che entra nella top 100 mondiale ed è considerato tra i migliori centri specializzati per oncologia, immunologia e chirurgia toracica. L’Humanitas è anche sede universitaria e punta su big data, intelligenza artificiale e medicina di precisione.
Bologna risponde con il Sant’Orsola: gigante della sanità pubblica
Il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna è la quinta struttura italiana nella classifica generale, ma svetta per numero di specializzazioni presenti nelle top mondiali: è tra i migliori al mondo in cardiologia, endocrinologia e gastroenterologia.
Il direttore generale Chiara Gibertoni ha dichiarato: “Essere riconosciuti a livello mondiale ci spinge ad andare oltre: ora vogliamo diventare un modello di riferimento anche per la sostenibilità”.
La top 10 italiana 2025 secondo Newsweek
- Niguarda – Milano
- Policlinico Gemelli – Roma
- San Raffaele – Milano
- Humanitas – Rozzano (MI)
- Sant’Orsola-Malpighi – Bologna
- Ospedale Papa Giovanni XXIII – Bergamo
- AOU Verona – Verona
- AOU Padova – Padova
- Policlinico San Matteo – Pavia
- AOU Sant’Andrea – Roma
I centri specializzati: IEO e Monzino
- Istituto Europeo di Oncologia (IEO) – Milano
È il 9° ospedale oncologico al mondo, primo in Italia. Fondato da Umberto Veronesi, è oggi un centro IRCCS di riferimento globale nella lotta ai tumori.
- Centro Cardiologico Monzino – Milano
Considerato il miglior centro cardiologico italiano, è 11° al mondo nel suo settore secondo la classifica 2025.
Il Sud cerca spazio ma resta indietro
Se Milano e il Nord monopolizzano la top 10, Careggi (Firenze) è l’unica struttura del Centro che prova a tenere il passo (11ª in Italia). Nel Sud, solo Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo e l’AOU Policlinico di Bari compaiono tra i primi 50. Una dimostrazione concreta di quanto la sanità italiana sia ancora geograficamente diseguale.
Una sanità d’eccellenza, ma non per tutti
Queste classifiche ci raccontano due verità: la prima è che l’Italia possiede ospedali di livello assoluto, in grado di competere con i giganti americani e tedeschi. La seconda è che l’eccellenza resta confinata a pochi poli urbani, mentre intere aree del Paese, soprattutto al Sud, continuano a soffrire carenze strutturali, fuga di medici e scarsità di investimenti.
La sanità pubblica funziona dove si investe, dove si sperimenta, dove si integra la clinica con la ricerca. Ma funziona meno dove il personale è precario, le liste d’attesa infinite, le tecnologie obsolete.
Tra classifica e realtà
Essere nella top 100 o nella top 50 mondiale non è un semplice riconoscimento: è un attestato di valore scientifico e umano, ma è anche una sfida. Perché la vera grandezza non è comparire nelle classifiche, ma garantire quel livello di cura a tutti, non solo a chi vive a Milano o a Bologna. E qui, l’Italia, ha ancora tanta strada da fare.