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Medici, liste d’attesa, ticket: la sanità che lascia soli gli anziani

- di: Jole Rosati
 
Medici, liste d’attesa, ticket: la sanità che lascia soli gli anziani
Dal Cup bloccato alla lunga rinuncia: così il Ssn tradisce chi ha più bisogno.

Il viaggio nel labirinto della sanità pubblica per gli anziani è un percorso a ostacoli: lunghe attese, ticket che mordono e servizi che non rispondono più ai bisogni reali. Ecco perché, per molti over 65, curarsi è diventata un’impresa.

L’ondata delle rinunce: numeri preoccupanti

Nel 2024 quasi 4 milioni di italiani, pari al 6,8 % della popolazione, hanno rinunciato alle visite e agli esami a causa delle liste d’attesa troppo lunghe. E mentre il dato generale di rinuncia sale al 9,9 % (quasi 6 milioni di persone), è proprio la combinazione tra attese interminabili e motivi economici a rendere il fenomeno allarmante.

Un problema che colpisce con particolare durezza gli anziani, spesso costretti a rinunciare anche a visite urgenti o follow‑up essenziali.

Perché si attende così tanto?

Carenza di risorse e personale

La spesa sanitaria pubblica italiana si attesta intorno al 6,2–6,3 % del PIL tra il 2023 e il 2025, sotto la media europea. Questo, unito al blocco delle assunzioni per medici e infermieri, riduce drasticamente la capacità di risposta del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

Inappropriatezza prescrittiva

La medicina difensiva carica il sistema di richieste superflue, contribuendo all’intasamento. Si stima che almeno il 20% degli esami richiesti sia inutile, percentuale più alta nelle procedure di diagnostica avanzata.

Decreti attuativi in ritardo

A un anno dall’approvazione del decreto-legge 73/2024 (convertito nella legge 107/24), solo tre dei sei decreti attuativi erano stati pubblicati al 10 giugno 2025. Il mancato via libera ai provvedimenti su tetto del personale, sistemi di disdetta e interoperabilità blocca qualsiasi cambiamento concreto.

Le parole dall’alto: promesse senza riscontri

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha definito le liste d’attesa come “il problema maggiore per i cittadini”, annunciando misure concrete: Cup unici, piattaforma nazionale, prestazioni libere solo a ticket se sforati i tempi della prescrizione.

Le dichiarazioni pubbliche contrastano però con la realtà operativa: la piattaforma nazionale è ancora in fase embrionale e i decreti applicativi incompleti rendono le promesse inefficaci.

Cosa può fare l’anziano (o chi lo assiste)

  • Contattare il Cup e prenotare comunque la prestazione, per documentare l’attesa.
  • Se i tempi superano quelli previsti dalla prescrizione (es. classe P = 120 giorni, D = 30 giorni, B = 10 giorni, U = 72 ore), chiedere accesso a strutture private accreditate pagando solo il ticket.
  • Inviare reclamo via PEC, utilizzando i moduli precompilati di associazioni come Cittadinanzattiva: alcuni cittadini hanno già ottenuto appuntamenti anticipati grazie a questa azione.

Uno sguardo sugli effetti reali per gli anziani

Gli effetti sono devastanti: rinunce, rinvii, peggioramenti. Per un anziano che attende una mammografia o una visita oculistica, l’attesa media può superare i 5 mesi, e in molti casi superare i 12 mesi, con grave impatto sulla salute.

Tra gli over 65, la sensazione di essere “invisibili al sistema” si rafforza: costretti tra strutture pubbliche che non rispondono e privati troppo costosi.

Cosa serve davvero: la diagnosi del sistema

Secondo la Fondazione Gimbe, le liste d’attesa non sono solo un problema normativo, ma il sintomo di un Ssn indebolito che richiede investimenti, riforme organizzative, digitalizzazione e controllo della domanda diagnostica.

Il Piano Nazionale Liste d’Attesa 2025‑2027, già pronto da febbraio 2025, promette strumenti di monitoraggio più avanzati e trasparenza via piattaforme regionali interoperabili.

Missione non compiuta

La nuova legge sulle liste d’attesa (decreto 73/2024 convertito in legge 107/24) promette una svolta, ma fino ad oggi le aspettative sono rimaste sulla carta. Per gli anziani – che spesso risentono maggiormente di ritardi e costi – il rischio è essere abbandonati tra promesse legalistiche e cure ritardate.

Serve un salto di qualità, non solo legislativo, ma anche organizzativo e finanziario, per restituire dignità e accesso reale a chi merita di curarsi in tempo e con dignità.

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