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Sanofi fallisce sul vaccino Covid, ma taglia i dipendenti e non i dividendi

- di: Emanuela M. Muratov
 
Sanofi fallisce sul vaccino Covid, ma taglia i dipendenti e non i dividendi
La finanza segue sempre le sue logiche, che però spesso rimangono oscure a chi non è avvezzo a districarsi tra bilanci e progetti. Lo dimostra il caso di Sanofi, la casa farmaceutica francese (l'ottava per grandezza al mondo) su cui tutti puntavano per vaccini rapidi e sicuri, e per questo molto remunerativi, contro il Covid-19.
Ed invece i due progetti che Sanofi stava portando avanti nel campo dei vaccini contro il Coronavirus stanno registrando forti quanto imbarazzanti ritardi, anche se il vertice della casa farmaceutica si dice sempre ottimista.

Una situazione inattesa alla quale il management di Sanofi sta cercando di porre rimedio, mettendo le fabbriche a disposizione di Pfizer e BioNTech, che - con Moderna - sono in prima fila nella lotta al virus, per aiutarli a produrre il loro vaccino di successo.
Una situazione che sta comportando, oltre alla perdita di prestigio nel panorama dell'industria farmaceutica, anche ripercussioni sul fronte della forza lavoro, su cui si sta abbattendo la scure del ridimensionamento, con tagli che riguarderanno sia il cuore del laboratorio che il settore Ricerca e Sviluppo.

Ma, nonostante le evidenti debacle sul fronte del vaccino anti Covid-19, il colosso farmaceutico francese ha fatto segnare, nel 2020, degli ottimi risultati, come annunciato oggi con grande enfasi.
Nonostante questo anno sia stato “estremamente difficile", Paul Hudson, direttore generale del gruppo, ha ufficializzato un utile netto di 12,3 miliardi di euro (+340%), grazie in particolare alla cessione di parte della sua partecipazione nell'americana Regeneron.
Oltre agli effetti della cessione di parte della partecipazione in Regeneron, Sanofi ha beneficiato dalle vendite del farmaco Dupixent.

Si tratta di un antinfiammatorio, prodotto con l'americano Regeneron e utilizzato nel trattamento di alcune malattie della pelle. Il Dupixent, da solo, rappresenta quasi il 10% delle vendite (3,5 miliardi), con interessante prospettive di ulteriore crescita legate all'estensione delle sue indicazioni (ad esempio, asma e dermatite atopica).
L' utile operativo è stato di 9,8 miliardi di euro (+9,7%) per un fatturato di 36 miliardi (+3,3%). Indicatore principale degli analisti finanziari, l'utile netto per azione ha raggiunto i 5,86 euro (+9,2%).
Per quanto riguarda il piano di risparmio da 2 miliardi di euro entro il 2022 (raggiunto all'85%, il 60% del quale è stato reinvestito), Hudson ha deciso di aumentarlo a 2,5 miliardi entro la fine del 2022. I 500 milioni aggiuntivi, ha spiegato, saranno "interamente reinvestiti per alimentare la crescita del fatturato e finanziare i progetti del portafoglio di sviluppo".
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