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Scoppia il caso Nitag: scienza in rivolta e Schillaci tra due fuochi

- di: Matteo Borrelli
 
Scoppia il caso Nitag: scienza in rivolta e Schillaci tra due fuochi
Scoppia il caso Nitag: scienza in rivolta e Schillaci tra fuoco incrociato
Comitato sulla vaccinazione travolto dalle polemiche: firme da Nobel, politica in fibrillazione e un decreto pronto a cancellare tutto.

Scienza, rivalità e un decreto pronto ad azzerare tutto

Il ministero della Salute, guidato da Orazio Schillaci, si è trovato nel mezzo di una tempesta politica e scientifica. Al centro, nomine controverse nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag): i medici Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, noti per posizioni ritenute critiche verso le vaccinazioni, hanno suscitato una fronda unanime della comunità scientifica.

Mobilitazione scientifica e petizione inarrestabile

È partita la mobilitazione: il Patto trasversale per la scienza (Pts) ha lanciato una petizione su change.org, velocemente sostenuta da migliaia di firme — già oltre 16mila, salite a più di 21mila 500 e poi superate le 26mila.

Importanti firme illustri: tra i sostenitori spicca il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, che ha rilanciato la petizione sui suoi canali social. Anche il farmacologo Silvio Garattini, dell’Istituto Mario Negri, ha dichiarato che la permanenza dei due nel comitato sia “irrispettosa verso chi è morto per mancanza di vaccini”.

Pressing politico e sfida a distanza

Il coro delle accuse si è fatto assordante. Davide Faraone (Italia Viva) ha esortato Schillaci a smettere di farsi “dettare la linea” dalla maggioranza no-vax. I parlamentari della Lega, Alberto Bagnai e Claudio Borghi, hanno replicato: “La scienza è discussione, non imposizione di pensiero unico”.

Il decreto è pronto: tra rinunce e tempi stretti

Nel frattempo, il ministro Schillaci avrebbe già predisposto un decreto di revoca delle nomine dell’intero Nitag, anche se al momento manca una conferma formale.

Potrebbe trattarsi di un ultimatum: Bellavite e Serravalle potrebbero dimettersi “spontaneamente” — ipotesi ritenuta improbabile — oppure il ministro scioglierà il comitato e nominerà un nuovo Nitag da zero. Si valuta anche un possibile rimpasto o le dimissioni dei due sotto pressione, ipotesi però al momento solo allo studio.

Un comitato sotto osservazione

La nomina del nuovo Nitag (decreto firmato il 5 agosto) aveva già suscitato reazioni negative. Ordini dei medici e società scientifiche di pediatria, neonatologia, igiene e prevenzione hanno espresso “rammarico e sorpresa” per l’assenza di rappresentanza adeguata e per l’inclusione di membri con scarsa reputazione scientifica.

L’ordine dei medici di Milano ha bollato le nomine come un'offesa alla memoria dei medici caduti durante la pandemia. Infine, Francesca Russo, figura di spicco in sanità pubblica, ha rifiutato l’incarico proprio in segno di dissenso verso la composizione del comitato.

Una prova di credibilità scientifica e politica

La vicenda Nitag si sta trasformando in un banco di prova per Schillaci: mantenere posizioni celebrate o omologarsi alle pressioni. È una crisi dove la fiducia del pubblico nella scienza è in gioco e le istituzioni sono sotto esame.

Il decreto pronto, la mobilitazione crescente e le voci autorevoli in campo suggeriscono che stiamo assistendo a un momento decisivo — un vero e proprio spartiacque tra trasparenza e mistificazioni. La decisione finale di Schillaci sarà un test di leadership e rigore metodologico: la salute pubblica, stavolta, non ammette zone grigie.

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