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Senatori Usa alla carica: bocciato il piano pace di Trump per Kiev

- di: Jole Rosati
 
Senatori Usa alla carica: bocciato il piano pace di Trump per Kiev
Il piano del presidente americano per l’Ucraina scatena un fronte bipartisan critico a Washington

Un’onda di sorprendente opposizione sta montando nel Congresso degli Stati Uniti: sia senatori democratici sia esponenti repubblicani hanno sollevato «serie preoccupazioni» riguardo al progetto di pace avanzato dal presidente Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina. La dichiarazione congiunta, resa nota oggi 22 novembre 2025, avverte che la strategia dell’amministrazione rischia «di offrire concessioni su concessioni a Vladimir Putin e degradare fatalmente la capacità dell’Ucraina di difendersi».   

Un piano in bilico tra pace e resa

Il piano del presidente Trump prevede, secondo varie ricostruzioni, una serie di 28 punti in cui vengono richieste condizioni stringenti all’Ucraina in cambio di una garanzia occidentale. Tra queste, si parla di una possibile rinuncia da parte di Kiev al controllo di territori contesi e di limiti alla dimensione delle sue forze armate, in un’ottica di compromesso con la Russia.

Il documento firmato dai senatori avverte che «la storia ci ha insegnato che Putin capisce solo la forza e non rispetterà alcun accordo a meno che non sia garantito dalla coercizione». Nella dichiarazione si sottolinea anche che «dobbiamo consultarci attentamente con i nostri partner ucraini e i nostri partner della Nato sulla strada da seguire».

Il senatore Wicker rompe con la linea dell’amministrazione

Anche il repubblicano Roger Wicker, presidente della commissione del Senato per le Forze Armate, ha reso nota una dichiarazione separata: «Questo cosiddetto ‘piano di pace’ presenta seri problemi e sono molto scettico sulla sua capacità di stabilire la pace. L’Ucraina non dovrebbe essere costretta a cedere il suo territorio a uno dei più sfacciati criminali di guerra del mondo». Wicker prosegue: «Le dimensioni e la disposizione delle forze armate ucraine sono una scelta sovrana del suo governo e del suo popolo».  

Le implicazioni per la strategia occidentale

L’emergere di critiche bipartisan al piano Trump è significativo: finora si dava per scontato che almeno il comparto difesa del partito repubblicano mantenesse una linea oleata con la Casa Bianca. Ma la posizione di senatori come McConnell, Shaheen e Wicker segnala una spaccatura sulla visione americana della guerra in Ucraina.

Per esempio, la senatrice democratica Jeanne Shaheen ha definito il piano come «un piano di Putin per l’Ucraina» e ha chiesto maggior pressione su Mosca, incluso con sanzioni secondarie e forniture di armi a lungo raggio.

In un contesto più ampio, questa vicenda mette in luce un problema di fondo: l’Occidente è disposto a garantire la difesa di Kiev solo se essa mantiene una capacità militare credibile. E qui sta il nodo: se il piano riduce questa capacità in nome della “pace”, la contro­parte rischia di emergere indebolita.

Perché la scelta è così decisiva

Se l’Ucraina accettasse un accordo che comporta cessione di territorio o limiti alle forze armate, verrebbe inviata un segnale potente — e per alcuni inquietante — a Mosca, a Pechino e a Teheran: che l’Occidente potrebbe accettare una resa mascherata da negoziato. La dichiarazione dei senatori lo va a dire senza mezzi termini.

Ma un’altra chiave va considerata: la credibilità americana verso gli alleati. Se gli Stati Uniti spingono Kiev a trattare e allo stesso tempo ne riducono il margine di difesa, il messaggio verso la NATO e verso gli alleati europei potrebbe essere frainteso come un disimpegno.

Una doppia frattura

La vicenda rappresenta una doppia frattura: interna al partito repubblicano — che vede senatori dissenzienti rispetto alla linea dell’amministrazione — e nella politica estera Usa, tra realismo che cerca la pace e passato «infinite war». Ma il richiamo bipartisan a non abbandonare la difesa di Kiev è forte. In tempi in cui la diplomazia resta l’unica via per evitare escalation verso l’Europa, appare tutt’altro che ridondante il monito che «Putin capisce solo la forza».

Insomma, il piano pace di Trump, lungi dall’essere un colpo da maestro, si incrocerebbe oggi con il rischio concreto di essere percepito come una resa strategica. E questo non riguarda solo l’Ucraina: riguarda la posizione degli Stati Uniti nel mondo.

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