I sindaci italiani chiedono al governo un nuovo patto nazionale per il diritto alla sicurezza e alla vivibilità delle città. L’appello arriva dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), che ha raccolto il crescente disagio dei primi cittadini di fronte al moltiplicarsi di episodi di microcriminalità, degrado e tensione sociale. L’iniziativa, portata avanti dal presidente dell’ANCI e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi (nella foto), punta a un rafforzamento degli strumenti a disposizione delle amministrazioni locali e a una nuova definizione del ruolo dello Stato nella gestione della sicurezza urbana. Al centro della proposta vi è un’intesa istituzionale che rilanci la cooperazione tra enti locali, prefetture e forze dell’ordine, su un modello che superi la logica emergenziale e si configuri come misura stabile e strutturale.
I sindaci chiedono un nuovo patto nazionale per la sicurezza e la vivibilità urbana
Nel corso dell’incontro con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’ANCI ha chiesto di rafforzare le politiche pubbliche sulla sicurezza con un approccio integrato, capace di agire tanto sul piano del contrasto alla criminalità quanto su quello della prevenzione sociale. I sindaci, secondo quanto riportato, non intendono rivendicare solo più fondi o personale, ma un cambio di paradigma. La richiesta riguarda un coinvolgimento pieno dei comuni nella definizione delle priorità territoriali, accompagnato da investimenti in videosorveglianza, rigenerazione urbana e presidi nei quartieri periferici. Particolare attenzione viene rivolta alle stazioni, alle zone portuali e ai luoghi pubblici ad alta densità, spesso al centro di fenomeni di illegalità diffusa.
Un nuovo modello di governance locale
Il patto auspicato dai sindaci dovrebbe ispirarsi a modelli già sperimentati, come i patti per la sicurezza urbana siglati in passato tra Viminale e Comuni, ma superando i limiti dei protocolli episodici. L’idea è quella di stabilire obiettivi misurabili, strumenti operativi condivisi e un sistema di monitoraggio costante. A tale scopo, ANCI propone la costituzione di cabine di regia territoriali che permettano un coordinamento quotidiano tra polizie locali e statali, con possibilità di interventi tempestivi in risposta a situazioni critiche. Sul fronte normativo, si chiede di semplificare le procedure per il reclutamento del personale di polizia municipale e di potenziare la formazione degli operatori in materia di gestione del disagio urbano, mediazione sociale e utilizzo di tecnologie digitali.
L’assenza dello Stato percepita dai territori
Uno dei punti più critici sollevati dai primi cittadini riguarda la percezione di solitudine istituzionale che molti sindaci vivono rispetto alla gestione della sicurezza. Le amministrazioni locali si trovano spesso a fronteggiare da sole problemi complessi come il disagio abitativo, il consumo di sostanze, la violenza giovanile e il degrado degli spazi pubblici, senza strumenti adeguati e con competenze frammentate. In questo contesto, la figura del sindaco finisce per essere un punto di riferimento per i cittadini ma anche un parafulmine di tensioni che travalicano le responsabilità comunali. Per questo, la proposta dell’ANCI punta a ridefinire in modo chiaro i ruoli e le responsabilità, restituendo allo Stato centrale il compito di garantire le condizioni di sicurezza come diritto collettivo.
Prospettive e prossimi passaggi
Il ministro Piantedosi ha manifestato apertura al confronto e si è detto disponibile a valutare le proposte dell’ANCI, annunciando la possibilità di avviare a breve un tavolo tecnico con i rappresentanti dei Comuni e delle forze dell’ordine. Nei prossimi mesi, il dialogo tra enti locali e Governo potrebbe concretizzarsi in un accordo-quadro nazionale, sul quale far convergere nuove risorse e norme ad hoc. Per i sindaci, si tratta di un passaggio essenziale per poter esercitare con efficacia il loro ruolo istituzionale e rispondere alla crescente domanda di sicurezza da parte dei cittadini. In un contesto urbano sempre più complesso, il patto per la sicurezza viene percepito non come una misura eccezionale, ma come un pilastro necessario per garantire coesione sociale, qualità della vita e attrattività dei territori.