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La nostra biblioteca - Smith - L'impostore - Un processo mette a nudo la società vittoriana

- di: Diego Minuti
 
La nostra biblioteca - Smith - L'impostore - Un processo mette a nudo la società vittoriana
Quando si parla di Zadie Smith si è quasi costretti a focalizzare l'attenzione sulla Londra contemporanea, sulle sue contraddizioni, che la scrittrice ha saputo rappresentare magnificamente, complice una capacità di descrivere che l'ha catapultata all'attenzione generale ancora prima di pubblicare, quando era poco più che ventenne, ''White theet'', 'Denti bianchi', nell'edizione italiana del 2000, come tutte le sue opere pubblicata da Mondadori.

La nostra biblioteca - Smith - L'impostore - Un processo mette a nudo la società vittoriana

La scrittrice, figlia di un britannico e di una giamaicana, del multiculturalismo e del multietnico ha fatto la sua cifra stilistica, dalla quale non s'era mai allontanata fino ad oggi, quando ha deciso di fare andare indietro la sua personale lancetta letteraria. E', quindi, enorme l'attesa che c'è intorno all'ormai imminente uscita del suo ultimo romanzo, ''L'impostore'' (''The Fraude'' nel titolo originale), che tutto lascia pensare scalerà in breve le classifiche delle vendite. Almeno in Gran Bretagna, oltre che per la fama dell'autrice, anche perché ha come crogiuolo principale (le storie che vi si intrecciano sono più d'una) la vicenda di un processo che calamitò, per molti anni, negli anni '70 dell'800, l'attenzione della gente, mischiando elementi appassionanti come una enorme ricchezza, il mistero di una scomparsa senza un cadavere e di un uomo che, venendo da chissà dove, chiede una identità e la cospicua eredità ad essa legata.

Il personaggio principale è una singolare figura di governante, Eliza Touchet, al servizio da decenni di un romanziere, William Ainsworth, che, dopo una fama effimera, vive nel limbo dei dimenticati.
Una governate sui generis, avendo molti interessi, come la letteratura, la giustizia, la lotte sociali (è abolizionista). E' per questo che Eliza si interessa del processo che deve stabilire se l'uomo che chiede di essere riconosciuto come sir Roger Tichborne, ufficialmente disperso in mare molti anni prima, dica la verità o sia solo un impostore (come il titolo libro fa capire lo ritenga l'autrice).
Un processo che, nell'epoca vittoriana, non poteva che appassionare il popolo, diviso tra chi gli scettici e chi invece parteggia per l'uomo che, dicendo di arrivare dall'Australia, sostiene di essere sir Tichborne tornato alla civiltà per un puro miracolo.

Come in tutti i processi popolari che si rispettino c'è anche il testimone che può chiarire tutto.
Si chiama Andrew Bogle, cresciuto schiavo nella Hope Plantation, in Giamaica, che per questo conosce la fatica, il dolore, le costrizioni e, quindi, sa bene che spesso i ricchi ingannano i poveri. Ecco il vero nodo de ''L'impostore'' (Mondadori, 492 pagine, 22,00 euro, in libreria dal 10 ottobre): le scelte che tutti si ritrovano a dovere fare, sia nello schierarsi pro o contro, ma guardando comunque il processo dall'esterno, sia nel decidere quale sia la scelta migliore, tra verità o menzogna, o semplicemente se denunciare o adeguarsi all'ipocrisia che regna sulla vicenda.

Per i critici d'oltre Manica, il romanzo storico di Zadie Smith è ''abbagliante'', combinando ''una scrittura abile e una faticosa costruzione in un racconto della Londra letteraria e degli orrori della schiavitù''. Certo, a scorrere le pagine de ''L'impostore'' ci si accorge come l'autrice sappia mescolare il piacere del racconto con la capacità di bacchettare la società dell'Inghilterra e dei Caraibi del XIX secolo.
Il romanzo, comunque, ruota, oltre che sul processo, soprattutto su Eliza Touchet, un personaggio di cui ci si innamora già dopo poche pagine che la ritraggono, come quando, davanti all' astrusa e flaccida prosa di William Ainsworth, sa blandirne lo smisurato ego mostrando un entusiasmo talmente fuori di luogo e irragionevole, da apparire quasi sincero.
''L'impostore'' sostanzialmente si divide in due part, con la seconda dedicata ad Andrew Bogle e alla storia della sua famiglia, tra schiavitù e redenzione.
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