Il futuro dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), strumento ormai indispensabile per l'accesso a una miriade di servizi della Pubblica Amministrazione, è appeso a un filo. La crescente preoccupazione che possa diventare a pagamento non è infondata: due dei principali fornitori del servizio hanno già introdotto costi per determinate operazioni, e il motivo principale è il ritardo nell'erogazione dei fondi governativi a loro destinati. Questa situazione solleva serie domande sulla sostenibilità del sistema e sulle potenziali ricadute per milioni di cittadini.
Perché lo SPID potrebbe diventare a pagamento: un allarme per la digitalizzazione italiana
Il modello operativo dello SPID è stato concepito per essere un servizio gratuito per i cittadini. Gli Identity Provider – ovvero le aziende private che gestiscono le identità digitali – si fanno carico dei costi di infrastruttura, sicurezza, assistenza clienti e sviluppo, venendo poi rimborsati dallo Stato. Questo meccanismo, però, si è inceppato. I ritardi nei pagamenti da parte del governo hanno creato un buco finanziario significativo per questi fornitori, che si trovano a dover coprire ingenti spese senza le dovute compensazioni.
Immaginate di gestire un servizio essenziale che richiede investimenti continui in tecnologia e personale, ma di non ricevere i pagamenti pattuiti per mesi, se non per anni. Questa è la realtà che stanno affrontando gli Identity Provider. Per far fronte a questa situazione insostenibile, alcuni di loro hanno iniziato a valutare – e in alcuni casi ad implementare – soluzioni a pagamento. Attualmente, i costi riguardano principalmente l'attivazione di SPID tramite metodi che richiedono un'identificazione più complessa o un supporto personalizzato, come l'identificazione di persona o tramite webcam, e servizi di assistenza avanzata. Tuttavia, la paura è che questa tendenza possa estendersi, rendendo lo SPID non più un diritto universale, ma un servizio a pagamento per tutti.
Le pesanti conseguenze per i cittadini e la digitalizzazione
Se lo SPID dovesse diventare a pagamento in maniera diffusa, le implicazioni per la popolazione italiana sarebbero notevoli e profondamente negative. In primo luogo, verrebbe compromesso il principio di accessibilità universale ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione. Lo SPID è stato pensato proprio per abbattere le barriere burocratiche e facilitare l'interazione tra cittadini e Stato. L'introduzione di costi, anche minimi, creerebbe una discriminazione tra chi può permettersi di pagare e chi no.
Pensiamo agli anziani, ai meno abbienti o a chi ha scarse competenze digitali: per loro, l'attivazione e l'utilizzo dello SPID rappresentano già una sfida. Aggiungere un costo, per quanto modesto, potrebbe scoraggiarli dall'ottenere un'identità digitale, tagliandoli fuori dall'accesso a servizi fondamentali come le prenotazioni sanitarie, il bonus cultura, le domande di pensione, la consultazione delle dichiarazioni dei redditi e molto altro ancora. Il rischio concreto è che si crei un "digital divide" ancora più profondo, con una parte della popolazione esclusa dai benefici della modernizzazione.
Inoltre, un SPID a pagamento potrebbe rallentare, se non addirittura bloccare, il processo di digitalizzazione del Paese. Gli sforzi fatti negli ultimi anni per incentivare l'uso dell'identità digitale per la semplificazione burocratica verrebbero vanificati. La fiducia dei cittadini nel sistema potrebbe vacillare, portando a una minore adesione e a un ritorno a procedure analogiche più lente e dispendiose, sia per l'utente che per la Pubblica Amministrazione stessa.
Il ruolo del Governo e le possibili soluzioni
Di fronte a questa preoccupante prospettiva, è imperativo che il governo intervenga con urgenza. La priorità deve essere duplice: saldare i debiti pregressi con gli Identity Provider e garantire un flusso di finanziamenti stabile e prevedibile per il futuro. Senza questi interventi, la sostenibilità economica del sistema SPID è a rischio.
Ci sono diverse strade che il governo potrebbe esplorare. Una potrebbe essere la revisione dei meccanismi di rimborso, rendendoli più efficienti e tempestivi. Un'altra potrebbe essere la valutazione di un investimento diretto e più consistente nel sistema, riconoscendo lo SPID non solo come un servizio, ma come un'infrastruttura strategica per il Paese. Potrebbe anche essere opportuno considerare un modello di gestione ibrido, dove una parte dei costi sia coperta da finanziamenti pubblici e una parte da una minima compartecipazione per servizi "premium" o di identificazione complessa, purché l'accesso base rimanga sempre gratuito e garantito per tutti.
La discussione è aperta e complessa, ma il tempo stringe. Il futuro dell'identità digitale in Italia dipende dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi. L'obiettivo deve essere chiaro: mantenere lo SPID uno strumento universale, accessibile e gratuito, pilastro fondamentale per una Pubblica Amministrazione moderna ed efficiente, al servizio di tutti i cittadini. Riusciremo a evitare che un servizio così cruciale diventi un lusso?