Lo stato d'emergenza è finito, ma l'assemblea di Unicredit resta carbonara

- di: Redazione
 
L'annuncio della fine dello stato di emergenza (anche se, tecnicamente, si tratta di una mancata proroga alla data del 31 marzo) è stata accolta con soddisfazione dal mondo italiano dell'economia e della finanza.
E non solo perché, con le sue parole, pronunciate a Firenze, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha forse messo fine ad una condizione fortemente penalizzante per le attività produttive del Paese, quanto perché, lui e il suo esecutivo, hanno preso atto che, con la pandemia se non domata, almeno vicino ad esserlo, l'Italia ha bisogno di un atto di fiducia da parte di chi la governa.
Anche perché i tanti mesi segnati da una situazione emergenziale hanno depresso, oltre la nostra economia, anche la saldezza morale degli italiani che però, per la quasi totalità, hanno accettato divieti e prescrizioni nell'interesse comune.
Ma, in questa Italia che ha tanto sofferto, ci sono ancora delle sacche di difficile interpretazione, all'interno delle quali si sono adottati comportamenti che poco hanno a che fare con la normalità delle cose.
Avevamo pensato - ingenuamente - che l'annuncio di Draghi fosse accolto con entusiasmo e, quindi, potesse dare il via ad un reale processo di normalizzazione.
Così non è stato perché c'è chi - e facciamo nome e cognome - , come Unicredit, ha evidentemente pensato al forte messaggio del premier come ad una comunicazione di routine, di quelle che si sentono nelle assemblee condominiali e che possono essere etichettate tra le ''varie ed eventuali''.

L'assemblea di UniCredit non vedrà la partecipazione di gran parte degli azionisti

Così non è perché, dopo mesi passati nella stretta osservanza di regole necessarie, ma non per questo completamente accettate, gli italiani si sono sentiti dire da Draghi che avevano fatto diligentemente i compiti per casa e, quindi, non avrebbero dovuto sopportare, oltre il lecito, il pacchetto di misure adottate per fermare il contagio.
Ci saremmo quindi aspettati che Unicredit (che qualche giorno fa aveva convocato l'assemblea per l'8 aprile, con modalità che - rispettando il decreto del governo - escludono la presenza della quasi totalità degli azionisti), ascoltando Draghi decidesse di modificare il format, consentendo una ampia partecipazione ai lavori assembleari.

Niente di tutto questo: l'invito implicito nelle parole del presidente del consiglio a tornare alle vecchie abitudini, a essere di nuovo tutti parte di un disegno nazionale per fare ripartire il Paese, Unicredit l'ha fatto cadere nel vuoto, avvalendosi della facoltà concessa dal decreto di cui sopra di proseguire a tenere le assemblea come se si fosse in piena pandemia.
Non è che sempre si debba pensare male, che cioè dietro questa ''non decisione'' si sia una precisa volontà di proseguire in un formato che, eliminando la presenza degli azionisti, cancelli la possibilità di domande scomode o rumorose contestazioni.

Se pensassimo questo (anche se, qualche volta, a pensare male ci si azzecca...) accrediteremmo i vertici di Unicredit di una strategia che intende, preventivamente, azzerare il pericolo di qualche ditino alzato e inquisitorio che si manifesta spesso nelle assemblee degli azionisti. Ma se così non fosse, perché intestardirsi nel volere ridurre l'assemblea dell'8 aprile ad una piccola riunione tra amici, in cui non sono ammessi fastidiose presenze, confinate nel meccanismo poco democratico di fare pervenire le domande ad uno solo di loro, scelto dall'Olimpo della banca?

Non ci sembra una scelta di largo respiro, e non vorremmo che, visto il peso e il prestigio di Unicredit nel panorama italiano, altre società siano indotte a seguirne l'esempio. Se così fosse, come Italia Informa, abbiamo deciso di metterci per traverso, pubblicando l'elenco delle società che, agganciandosi ad una facoltà concessa del decreto, proseguissero nel convocare assemblee carbonare.
Nella nostra ipotetica lavagna dei buoni e dei cattivi oggi figura un solo none: Unicredit.
E' il caso di spiegare in quale delle due colonne?
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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