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Le Inchieste IF/ Studenti senza casa: il dramma degli affitti universitari

- di: Jole Rosati
 
Le Inchieste IF/ Studenti senza casa: il dramma degli affitti universitari

Tra canoni insostenibili, contratti irregolari e proteste, il diritto allo studio è sotto sfratto.

(Foto: protesta studenti universitari per il caro affitti)
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Studiare fuori sede? Solo per chi può permetterselo
In Italia oggi essere uno studente fuori sede non è più un’opportunità, ma un ostacolo. O meglio: un lusso. Il diritto allo studio si scontra ogni giorno con la realtà di migliaia di ragazze e ragazzi costretti a scegliere tra un alloggio dignitoso e l’università dei loro sogni. Il problema non è nuovo, ma ha raggiunto livelli allarmanti: nel 2025, tra inflazione, speculazione immobiliare e carenza cronica di posti letto nelle residenze pubbliche, trovare casa è diventato un percorso a ostacoli. E chi non ce la fa? Rinuncia, oppure si adatta a soluzioni di fortuna. Spesso al limite della legalità.
I numeri parlano chiaro. Secondo l’ultima indagine dell’Unione degli Universitari (UDU), condotta tra febbraio e aprile 2025 in 14 città italiane in collaborazione con la CGIL e il sindacato inquilini SUNIA, il 62% degli studenti fuori sede ha difficoltà a trovare un alloggio regolare, con il 28% che segnala condizioni abitative degradate e il 18% che denuncia la totale mancanza di contratto. Il report – presentato a Roma il 9 maggio scorso – mostra un’Italia spaccata: da una parte le università che attraggono studenti; dall’altra città incapaci di accoglierli.

Milano, Roma, Bologna: la classifica del disagio
Le città più colpite sono le solite note: Milano, dove una singola ha ormai superato i 650 euro di media mensile. Roma, dove anche i quartieri periferici non scendono sotto i 500 euro, e Bologna, dove il boom post-Covid ha rialzato i prezzi oltre i livelli pre-pandemia. A Firenze, secondo un’analisi pubblicata da La Nazione, il costo di una singola è passato da 480 a 525 euro in un anno. A Napoli, dove il fenomeno della speculazione è ancora più selvaggio, le percentuali di contratti irregolari superano il 25%.
“È uno scandalo silenzioso spiega Serena Di Rocco, coordinatrice UDU perché colpisce in modo subdolo, selettivo. Non si vede nei telegiornali, ma ogni giorno spinge centinaia di studenti a mollare o a sopravvivere in condizioni inaccettabili. In una baracca a Tor Sapienza o in una doppia in 4 a Casalecchio”.

Contratti fantasma e minacce di sfratto
Molti studenti accettano di abitare senza contratto pur di risparmiare qualche euro. Ma la trappola è dietro l’angolo: senza un documento ufficiale non si ha diritto a detrazioni fiscali, agevolazioni sul canone né tantomeno a un minimo di tutela legale. Uno sfratto può arrivare con 48 ore di preavviso. Nessuna garanzia, nessuna cauzione restituita. “Ho vissuto 10 mesi in una casa a Bologna con altre 5 persone – racconta Chiara, 22 annipagavo 470 euro per una stanza di 9 metri quadri. Un giorno ci hanno detto di andarcene perché avevano trovato qualcuno disposto a pagare di più. Fine del discorso”.
La “Guida agli affitti” realizzata da UDU-CGIL-SUNIA ha acceso i riflettori su una piaga spesso ignorata anche dalla politica: 1 studente su 10 ha un contratto in nero; 2 su 3 non hanno mai visto l’APE (attestato di prestazione energetica), che per legge dovrebbe essere allegato alla locazione. Si vive alla giornata, in uno stato di precarietà permanente.

L’università delle tende: una protesta che continua
Nel maggio 2023 Ilaria Lamera – studentessa del Politecnico di Milano – piantò la sua tenda davanti all’ateneo per protestare contro il caro affitti. Sembrava un gesto isolato, ma nel giro di poche settimane si trasformò in un movimento nazionale. Le tende comparvero a Roma, Torino, Firenze, Bari, persino a Trento. Era nato un simbolo: il diritto allo studio “sotto sfratto”.
Due anni dopo, la protesta non si è spenta. Lo scorso 10 aprile un centinaio di studenti ha occupato simbolicamente il piazzale dell’università di Pisa, installando tende e cartelli: “Questa non è accoglienza”, “Il vostro silenzio è complicità”. Un mese prima, a Napoli, l’associazione Link aveva organizzato una “notte bianca del disagio abitativo”, con musica, interventi e letture. “Non è più solo una questione economica – ha dichiarato Tommaso Ricciardi, portavoce nazionale Link – è una battaglia culturale. O l’università è accessibile o non è pubblica”.

Il paradosso dei fondi pubblici
Nel 2025 il governo Meloni ha annunciato l’ampliamento del bonus affitti per studenti universitari con ISEE sotto i 20.000 euro: 7 milioni di euro stanziati, a fronte di una platea potenziale di oltre 300.000 richiedenti. Troppo pochi. E troppo tardi. Anche i 1,2 miliardi del PNRR destinati alla costruzione di 60.000 nuovi posti letto entro il 2026 sono ancora, in gran parte, sulla carta. Le gare sono in ritardo, i progetti spesso bloccati da vincoli urbanistici o dalla burocrazia. Nel frattempo, le residenze universitarie coprono meno del 6% del fabbisogno reale.
Servono investimenti pubblici strutturali, non contentini – attacca Giulia Rossetti, vicepresidente del CNSU – e serve un vincolo per le città universitarie: chi ospita atenei deve garantire politiche abitative accessibili. Altrimenti, che senso ha parlare di diritto allo studio?”

Soluzioni alternative: tra cohousing e agenzie solidali
Qualcosa si muove. A Milano, l’esperimento “Milano Abitare” – un’agenzia pubblica che incentiva i proprietari a firmare contratti calmierati in cambio di sgravi fiscali – ha permesso di attivare 400 nuovi alloggi in meno di un anno. A Padova e Pavia il cohousing intergenerazionale unisce anziani soli e studenti bisognosi, con ottimi risultati. A Torino e Genova le associazioni studentesche hanno creato sportelli legali per aiutare gli studenti a evitare le trappole dei contratti “capestro”.
Ma sono ancora iniziative isolate, affidate al buon cuore degli enti locali. Non una politica nazionale, ma patchwork. In Francia, il sistema CROUS garantisce residenze pubbliche a canone fisso per oltre 350.000 studenti. In Germania, le cooperative universitarie gestiscono alloggi di qualità a meno di 300 euro al mese. In Italia, si continua a navigare a vista.

Un diritto negato sotto gli occhi di tutti
La questione abitativa studentesca è il grande rimosso del dibattito pubblico. Eppure, riguarda la formazione, l’ascensore sociale, il futuro. Senza un tetto, non c’è studio, non c’è laurea, non c’è mobilità. Lasciare che il mercato immobiliare affami le nuove generazioni significa rinunciare a qualsiasi idea di giustizia intergenerazionale.
Non chiediamo sconti, chiediamo diritti – scrive una studentessa su un cartello appeso a una tenda a Firenze – vogliamo studiare senza dover mendicare un letto”.
È difficile darle torto.


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