C’è qualcosa di struggente, e anche teneramente surreale, in questa storia d'amore calcistico e spirituale che oggi si chiude. Suor Paola, storica tifosa della Lazio, è volata in cielo il primo aprile, a 77 anni. Era da tempo malata, ma fino all’ultimo ha conservato il candore e la passione per quei colori biancocelesti che ha reso parte del suo abito e del suo linguaggio. E proprio lei, in uno degli ultimi desideri riportati in questi giorni da chi le è stato vicino, avrebbe chiesto a Lotito di poter "tornare con Olympia", l’aquila simbolo del club scomparsa poco prima di lei. “Il volo, dedichiamolo a lei”, avrebbe detto, tra affetto e memoria.
Olympia, suor Paola e il cielo della Lazio
La richiesta, che sembrerebbe uscita da un’agiografia pop contemporanea, ha però suscitato reazioni contrastanti. Non tutti i familiari dell’animale simbolo hanno accolto con entusiasmo l’idea di un’eventuale rievocazione in nome della religiosa. Qualcuno ha parlato apertamente di “gesto inopportuno”, trovandolo forse troppo carico di enfasi in un momento già segnato dal lutto.
Ma del resto, Suor Paola era così: una suora mediaticamente ispirata, che sapeva mischiare Vangelo e tabellini, solidarietà e tifo, Ave Maria e ammonizioni arbitrali. Il suo era un calcio celeste, nel senso più letterale. Dallo studio di Quelli che il calcio al centro So.Spe, dove ha accolto ragazzi in difficoltà, ha sempre creduto che il pallone potesse essere un linguaggio dell’anima. E ora, chissà, qualcuno immagina già un’Olimpico eterno, con lei a bordo campo e Olympia che plana sul cielo terso, come in una coreografia divina.
Resta una sensazione agrodolce: che le storie più assurde, nel calcio come nella vita, siano anche le più vere. E se Suor Paola ha chiesto di volare ancora una volta con la sua aquila, forse non era solo per amore della Lazio. Ma per ricordarci che, a volte, anche in curva si può pregare.