Il tema del terzo mandato per i presidenti di Regione continua a dividere la maggioranza, con la Lega in pressing per una modifica normativa e Fratelli d’Italia che prende tempo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha lanciato un avvertimento netto: “Il tempo sta per scadere”. Intervenuto a “Start” su SkyTg24, Ciriani ha ribadito che il governo è disposto a valutare una proposta, ma sottolinea che ancora non è stata formalmente presentata. La questione resta dunque sospesa tra le intenzioni politiche e la necessità di un’iniziativa concreta in Parlamento.
Terzo mandato, il governo sfida la Lega: “Il tempo sta per scadere”
La Lega spinge con forza per garantire la possibilità ai presidenti di Regione uscenti di candidarsi per una terza volta consecutiva. Si tratta di una battaglia che il partito di Salvini conduce ormai da mesi, sostenendo che la volontà popolare non dovrebbe essere limitata da vincoli formali. Fratelli d’Italia, però, resta più cauta. Ciriani ha specificato che il governo non intende procedere con un decreto legge, ma preferisce un “esame parlamentare normale”. Questo implica tempi tecnici non brevi, e il rischio che la questione sfumi se non sarà depositata una proposta in tempi rapidissimi.
Il valore dell’alternanza secondo il modello occidentale
Il ministro Ciriani ha ricordato come l’elezione diretta, quasi ovunque nel mondo, preveda un limite temporale ai mandati. “È una regola democratica che tutela l’alternanza e impedisce la cristallizzazione del potere”, ha spiegato. Il ragionamento va nella direzione di una democrazia dinamica, in cui il cambiamento ai vertici sia garantito da norme chiare e condivise. Allo stesso tempo, Ciriani ha lasciato aperto uno spiraglio: se la Lega presenterà un testo, Fratelli d’Italia non si tirerà indietro dal confronto, pur rivendicando la propria impostazione prudente.
I presidenti in bilico e l’interesse bipartisan
Dietro il dibattito si muovono interessi concreti: il terzo mandato riguarda direttamente alcuni governatori in carica, tra cui Luca Zaia in Veneto e Michele Emiliano in Puglia, che godono di un alto consenso nei rispettivi territori ma sono giunti al termine del secondo mandato. Il tema, quindi, ha rilevanza trasversale. Anche nel centrosinistra c’è chi osserva con interesse l’evoluzione della vicenda, pur senza schierarsi apertamente. La possibilità di rimuovere il vincolo aprirebbe nuovi scenari politici regionali e potrebbe essere interpretata come un segnale di continuità amministrativa o, al contrario, come un pericoloso precedente.
I tempi stretti e la strategia di Meloni
Il governo, guidato da Giorgia Meloni, punta a evitare che il tema diventi oggetto di scontro pubblico. Per questo Ciriani ha preferito una linea interlocutoria, ma non dilatoria: il tempo, ha ribadito, sta per finire. Se una proposta non verrà formalmente presentata a breve, difficilmente si riuscirà ad affrontare la questione con l’iter parlamentare ordinario prima delle prossime elezioni regionali. In questo quadro, appare evidente la volontà di FdI di non assumersi l’iniziativa diretta, lasciando che sia la Lega ad esporsi.
Tra riforma e opportunità politica
Il dibattito sul terzo mandato si colloca in una fase in cui le forze politiche stanno riposizionandosi in vista delle prossime scadenze elettorali. Tocca un punto nevralgico del rapporto tra istituzioni e cittadini: il diritto a essere rappresentati contro il rischio della personalizzazione del potere. La domanda di fondo resta aperta: è giusto porre un limite temporale al consenso? Oppure, come sostengono i leghisti, la scelta degli elettori deve prevalere su ogni vincolo? Intanto, la finestra per agire si restringe, e con essa la possibilità di un compromesso.